Traduzione di Alessandro Selli dell'originale sito in: http://sdhammika.blogspot.com/2008/08/same-sex-marriage.html
Tradotto nel settembre 2008
Ultima revisione: 01 settembre 2008
Il sesso nel buddhismo IV
Venerdì 15 agosto 2008
Il matrimonio omosessuale
Un matrimonio omosessuale è un'unione legalmente riconosciuta tra due
persone dello stesso genere, cioè tra due omosessuali. I
matrimoni omosessuali sono diventati legali in diversi paesi europei e
in alcuni stati degli Stati Uniti solamente di recente. Tuttavia
tali unioni potrebbero essere esistite in alcune parti del mondo
antico, inclusa l'India. Il Kama
Sutra (II, 9, 36) dice: "Ci sono cittadini che si amano l'un
l'altro e [che,] con grande fiducia reciproca, prendono l'un l'altro
come marito." La parola qui usata per marito è parigraha, il cui equivalente pali
è patigaha. Nel suo
commentario a proposito di questo verso Yasodhara scrive: "Cittadini
che mostrano tale inclinazione, respingendo le donne, volentieri fanno
a meno di loro e si sposano, legati da un'amicizia profonda e radicata
nella fiducia." Non è chiaro se questi matrimoni, se questa è la
parola giusta per tali unioni, fossero officiate da monaci buddhisti
oppure da preti hindu o se erano riconosciuti dallo stato, [ma]
probabilmente no.
Quale sarebbe l'atteggiamento buddhista su tali matrimoni?
Il buddhismo considera il matrimonio un'istituzione secolare (si veda l'articolo di ieri), un accordo
tra due persone, e perciò i monaci o le monache buddhiste non officiano
matrimoni, per quanto gli sia spesso chiesto di benedire la coppia o
appena prima o subito dopo il matrimonio. I monaci danno anche
spesso brevi prediche e cantano alcuni sutta durante [le cerimonie] di
inaugurazione di nuovi negozi, in occasione di compleanni, funerali e
presso il letto dei malati o dei morenti. Se due uomini o due
donne fossero veramente determinati a dedicarsi l'uno all'altro e
volessero che un monaco o una monaca benedica la loro unione augurando
loro ogni bene possibile nella loro vita insieme, non è difficile
immaginarsi che si dimostri felice di prestarsi a tanto.
Penso spesso a quanto sia fortunato di essere buddhista.
Uno dei molti vantaggi dell'esserlo, a parte la serenità della mente,
l'essere soddisfatto di poco, la felicità, una visione del mondo
realistica, principi morali razionali secondo i quali vivere,
l'ispirazione che mi viene dal Buddha e l'avere buoni amici di Dhamma,
è che quando sorge un motivo di contesa posso sempre aderire alla 'via
mediana' senza dover necessariamente prendere le parti di
qualcuno. Si pensi ai matrimoni omosessuali ad esempio. Mi
viene da pensare che entrambe le parti del contendere, almeno per come
la faccenda è stata impostata in America, sbaglino. Santo
cielo! Cosa mai può succedere se due uomini o due donne
desiderano sposarsi? Dio potrebbe disapprovare la cosa, ma tanto
disapprova già così tante cose che sono accettate dalla legge e
diventate ormai comuni. Secondo il Levitico "i gamberi sono un
abominio" ma a nessuno viene in mente di proibirli dalla cucina
marinara. I Corinti 11,14 dice che i capelli lunghi sui maschi
siano "ignobili" e contro natura ma a nessuno viene in mente di
boicottare i film di Steven Seagal (per quanto mi vengano in mente
molte altre buone ragioni per farlo). Ancora più rilevante per il
problema che stiamo esaminando è che il divorzio è assolutamente
proibito nel Nuovo Testamento a meno che uno dei due partner non
commetta adulterio. Ciononostante gli attivisti sociali cristiani
passano regolarmente sotto silenzio la grande liberalità delle leggi
statunitensi sul divorzio. Se proprio qualcosa dev'essere
considerato "contro la famiglia" dovrebbe esserlo la facilità con cui
ci si può divorziare, eppure non conosco nessun gruppo cristiano negli
USA che conduca una crociata perché sia reso più difficile. Può
essere che andando contro l'omosessualità si alienano solo circa il 10%
della popolazione, mentre si schierassero contro il divorzio facile
irriterebbero praticamente tutti? La cosa non è detto sia
rilevante per il matrimonio omosessuale, ma certamente è lo stesso
degno di nota il fatto che la maggior parte delle chiese nel sud degli
USA considerasse il matrimonio interrazziale "contro natura" e
"immorale" fino ai primi anni '60 ed erano a favore delle leggi che lo
rendevano illegale. La Chiesa Olandese Riformata del Sud Africa
era su posizioni analoghe fino a poco tempo fa. Fosse stato uno
un maschio bianco e avesse voluto sposare una donna nera avrebbe dovuto
andarsene dalla cosiddetta "Bible Belt" o dal Sud Africa. Fosse
stato uno un maschio nero e avesse voluto sposare una donna bianca
avrebbe rischiato la vita. In breve, la "bussola morale" delle
chiese non è molto affidabile. La decisione sul permettere o no
agli omosessuali il diritto di sposarsi dovrebbe basarsi sul buon senso
comune e sul principio di uguaglianza. E su queste basi non vedo
buone ragioni perché i matrimoni tra persone dello stesso sesso non
debbano essere permessi.
Da un'altra parte, essendo io solo un semplice monaco, non
riesco a capire perché gli omosessuali debbano volersi sposare.
Per amor del cielo! Cosa c'è di così importante nell'andare due
uomini o due donne in fondo ad una navata per prendersi un certificato
con i loro nomi sopra? Come può rendere la loro promessa
reciproca più ferma? Perché fare pressione sulle chiese perché
facciano una cosa che chiaramente non vogliono fare, una cosa che
va contro le loro scritture e 2000 anni di tradizione cristiana?
Un'ermeneutica creativa potrebbe raggirare quello che la Bibbia dice
sull'omosessualità, la forza di volontà potrebbe ignorarla, vaghe
disquisizioni speranzose potrebbero reinterpretarla, ma nulla di tutto
ciò può cambiare quello che dice. E per quanto riguarda le chiese
che celebreranno i matrimoni omosessuali, chi vorrebbe essere un membro
di un'organizzazione che si presta a compromettere con tanta
leggerezza i suoi antichi e solidi insegnamenti scritturali soltanto
per poter diventare popolare? Naturalmente non tutti gli
omosessuali che vogliono sposarsi sono religiosi. Ma a me sembra,
e io sono ovviamente solo un semplice monaco, che [questa] gente sia
spinta [a farlo] da un'attitudine piuttosto bambinesca del tipo: "loro
ce l'hanno e allora ne vogliamo uno anche noi". Cosa c'è di male
in un'unione civile vincolante legalmente riconosciuta che conferisca
alla coppia tutti i diritti, i privilegi e gli obblighi delle coppie
eterosessuali? Gli omosessuali che vogliono godere di un
matrimonio legalmente riconosciuto dovrebbero anche prendere in
considerazione il fatto che così facendo si esporrebbero verosimilmente
a tutti i problemi che sorgono quando i matrimoni convenzionali si
sfasciano (e negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia ecc.
succede ad uno su tre): aspre procedure di divorzio, recriminazioni
reciproche, litigi sulla proprietà e così via.
E così, quando qualcuno mi chiede cosa ne penso dei matrimoni
tra persone dello stesso sesso (nessuno me l'ha ancora chiesto, ma sono
pronto per quando succederà) rispondo: "Non prendo le parti né
dell'uno, né dell'altro" (Naham ettha
ekamsavado, M.II,197).
Inviato da Shravasti Dhammika alle
12:22 mattutine
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