Centro Asiatico per i Diritti Umani |
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Il
19
e
il
20 febbraio
2010 membri dell'esercito del Bangladesh e coloni illegali uniti sotto
il comando del tenente colonnello Wasim,
comandante della base dell'esercito della zona di Baghaihat, hanno
sferrato congiuntamente un
attaccato in grande stile contro la popolazione indigena Jumma in
quattordici villaggi dell'area dell'Unione di Sajek sotto il distretto
di Rangamati nella catena
delle colline Chittagong (Chittagong
Hill Tracts, CHT) in
Bangladesh. Nel corso di questi attacchi premeditati iniziati
nella notte del 19 febbraio i coloni illegali con il sostegno
dell'esercito delBangladesh hanno
incendiato e distrutto dalle 200 alle 300 case1 degli indigeni Jumma e Chakmas nei
villaggi di Gangaram Doar, Retkaba, Hajachara, Guchchha Gram, Balughat,
Simanachhara, Baipaichhara, Suranganala, Kerekkaba, Jarulchhari, Dane
Bhaibachhara, Bame Bhaibachhara, MSF Para e Purbapara sotto Sajek
Upazila2.
Inoltre nel corso di questi attacchi sono stati ridotti in cenere
almeno sette negozi a Ladumani bazaar, un centro di
villaggio sponsorizzato dallo UNDP [United
Nations
Development
Programme] a Gangaram Doar che forniva assistenza agli abitanti
indigeni del villaggio, una chiesa e un tempio buddhista3.
Durante tutto il tempo dell'attacco i coloni illegali delle pianure
hanno avuto il pieno e diretto sostegno dell'esercito del
Bangladesh. Quando i coloni hanno incendiato i villaggi jumma
l'esercito ha aperto il fuoco contro i Jumma uccidendone almeno sei e
ferendone almeno altri 25 mentre molti altri sono dati per dispersi.
Per aggiungere al danno la beffa sei abitanti di villaggi jumma coinvolti negli attacchi contro i Jumma condotti dal 19 febbraio 2010, si è saputo siano stati arrestati dopo essere stati accolti all'ospedale di Baghaichari4.
Almeno 1.500 indigeni sono in fuga fin'ora5. A questi Jumma profughi le cui case sono state ridotte in cenere non è stata fornita alcuna assistenza o riabilitazione. La maggioranza vive ancora nella giungla e all'addiaccio. le cui case sono state date alle fiamme, stanno cercando rifugio nella giungla. I più sono ridotti alla fame avendo perso le loro scorte di cibo, distrutte dagli incendi.
Per impedire che si sappia la verità è stato imposto il coprifuoco nell'area di Baghaihat, coprifuoco che rimarrà in vigore fino al 23 febbraio 2010. Effettivi dell'esercito del Bangladesh hanno impedito agli osservatori indipendenti, inclusi i giornalisti e agli attivisti per i diritti umani, di visitare le aree colpite per nascondere la verità. Il 20 febbraio 2010 due giornalisti di quotidiani bengalesi, il Samakal e il Prothom Alo, avevano tentato di visitare le aree attaccate dai coloni illegali. Questi ultimi gli hanno impedito l'accesso e hanno incendiato la motocicletta del corrispondente del Samakal6.
Il
pomeriggio
del
19
febbraio
2010 un gruppo di coloni illegali delle
pianure si sono recati nell'area di Gangaram Doar e hanno eretto dei
pali sulla terra degli abitanti Jumma per costruirci delle case.
Gli residenti dei villaggi jumma hanno protestato e hanno opposto
resistenza contro i coloni illegali.
Alle 8:30 pomeridiane centinaia di coloni illegali delle pianure guidati dai leader della Sama Odhikar Andolon (un'organizzazione degli stessi coloni), con la piena protezione dell'esercito del Bangladesh proveniente dalla zona di Baghaihat dell'8° Bir Bengal, sono tornati nell'area di Gangaram Doar e hanno iniziato ad appiccare le fiamme alle case degli abitanti dei villaggi jumma. Almeno 35 case, inclusi 7 negozi, una chiesa e un centro di villaggio gestito dallo UNDP nei tre villaggi jumma di Gangaram Doar, Siminachhara e Balughat sono stati distrutte dalle fiamme. Mentre i residenti si davano alla fuga nella giungla per sfuggire agli attacchi i coloni illegali razziavano le proprietà dei Jumma7.
Gli attacchi sono continuati il 20 febbraio 2010. Quando i
residenti dei villaggi jumma si sono radunati a Gangaram per protestare
contro gli attacchi i coloni illegali li hanno nuovamente attaccati con
armi da taglio, machete e bastoni.
Invece di fornire una protezione adeguata ai Jumma l'esercito gli ha
richiesto di abbandonare l'area per la loro sicurezza. Intorno
alle 10:00 mattutine del 20 febbraio 2010 l'esercito ha cominciato a
percuotere i Jumma che si rifiutavano di abbandonare i loro
villaggi. Quando i Jumma hanno protestato e si sono rifiutati di
andarsene i soldati hanno aperto il fuoco indiscriminatamente contro di
loro.
Quando l'esercito ha aperto il fuoco i Jumma si sono dati alla
fuga. A questo punto i coloni illegali hanno dato alle fiamme le
case jumma dei villaggi di Hajachara, Guchchha Gram, Balughat,
Simanachhara, Baipaichhara, Suranganala, Kerekkaba, Retkaba,
Jarulchhari, Dane Bhaibachhara, Bame Bhaibachhara, MSF Para e
Purbapara. Almeno 160 case sono state incendiate.
I coloni illegali delle pianure hanno anche distrutto nelle fiamme il Banani Bana Vihar, un tempio buddhista. Il monaco del tempio, il ven. Purnabas Bhikkhu, è riuscito a mettersi in salvo. Le due statue del Buddha, una delle quali era stata donata dal governo thailandese, sono state bruciate insieme alla struttura del tempio.
Il
numero
preciso
degli
indigeni
uccisi
dalle forze di sicurezza e dai coloni
illegali delle pianure non è noto. Il sig. Sudarshan
Chakma, presidente del Baghaichhari Upazila (sottodistretto di B.) ha
dichiarato che dieci persone sono rimaste uccise negli attacchi, ma non
è stato possibile recuperare i loro corpi perché l'area
è completamente controllata dall'esercito delBangladesh.
Secondo Parbatya Chattagram Jana Samhati Samiti (PCJSS) otto indigeni
sono stati uccisi e 25 sono stati feriti da colpi d'arma da fuoco8.
Il Centro Asiatico per i Diritti Umani è riuscito ad ottenere
la seguente lista degli indigeni jumma uccisi negli attacchi:
La polizia ha confermato la morte di due Jumma, ossia Buddha Pudi Chakma e Laxmi Bijoy Chakma10. Dal pomeriggio del 20 febbraio 2010 l'esercito ha imposto il coprifuoco sotto il paragrafo 144 nell'area di Baghaihat per nascondere la verità al mondo. Non è stato possibile recuperare molti dei corpi degli altri uccisi11. È stato sostenuto che il coprifuoco sia stato imposto per permettere agli effettivi dell'esercito e ai coloni illegali di occultare i corpi di numerosi indigeni uccisi negli attacchi. Molti jumma sono anche dati per dispersi. Di alcuni dei dispersi sono state rese note le generalità12:
Molti indigeni Jumma sono stati feriti. Tuttavia, quando alcuni di loro sono andati a farsi curare sono stati arrestati. La lista che segue sono indigeni Jumma accolti all'ospedale Baghaichari che sono stati arrestati in relazione agli attacchi agli indigeni Jumma a partire dal 19 febbraio 2010:
Queste persone in stato d'arresto stanno adesso ricevendo cure
mediche all'ospedale di Baghaichari sotto la sorveglianza della
polizia. Gli arresti sono stati condotti con lo scopo di
intimorire gli Jumma in modo che non vadano negli ospedali del governo,
contribuendo così a nascondere la verità sul reale numero
dei feriti e dei morti.
Molti Jumma sono stati feriti negli attacchi. Le identità di alcuni di loro sono13:
Tra 200 e 300 case dei Jumma, un tempio buddhista, una chiesa e un centro gestito dall'UNDP sono stati completamente distrutti dalle fiamme.
L'AHCR è riuscita ad ottenere la seguente lista di persone le
cui case e negozi sono stati distrutti dalle fiamme nella notte del 19
febbbraio 201014:
Villaggio di Gangaram Doar |
||
N° |
Nome |
Nome
del
padre |
1 |
Indra Mohan Chakma |
Dayal Kishta Chakma |
2 |
Nila Moy Chakma |
Pradeep Chandra Chakma |
3 |
Lalu Chakma |
Dayal Chand Chakma |
4 |
Tongala Chakma |
Raj Mohan Chakma |
5 |
Suren Bikash Chakma |
Sconosciuto |
6 |
Kala Ketu Chakma |
Sconosciuto |
7 |
Sindu Ram Chakma |
Sconosciuto |
8 |
Nanda Kishor Chakma |
Ramani Mohan Chakma |
9 |
Amar Chakma |
Sconosciuto |
10 |
Ananda Chakma |
Sconosciuto |
11 |
Mintu Chakma |
Lalu Chakma |
12 |
Bilash Chakma |
Sindu Ram Chakma |
13 |
Litol Chakma |
Karuna Moy Chakma |
14 |
Bijoy Kanti Chakma |
Subol Chandra Chakma |
15 |
Nibesh Chakma |
Sconosciuto |
16 |
Binimoy Chakma |
Sconosciuto |
17 |
Rupok Chakma |
Baburokujya Chakma |
18 |
Kanti Chakma |
Subol Chandra Chakma |
Villaggio di Retkaba |
||
N° | Nome | Nome del padre |
1 |
Indra Chakma |
Nilo Moni Chakma |
2 |
Mintu Chakma |
Dhananjoy Chakma |
3 |
Rangachela Chakma |
Kudukya Chakma |
4 |
Gurichandra Chakma |
Dari Chakma |
La notte del 19 febbraio 2009 effettivi dell'esercito del Bangladesh hanno anche bruciato almeno sette negozi a Ladumani bazaar. Segue la lista dei proprietari di questi negozi incendiati15:
N° | Nome | Nome del padre |
1 | Kina Dhan Chakma | Ugra Sen Chakma |
2 | Rabindra Lal Chakma | Surendra Chakma |
3 | Tantu Moni Chakma | Rabindra Chakma |
4 | Prakash Joti Chakma | Shanti Mohan Chakma |
5 | Polen Chakma | Gyanendu Chakma |
6 | Bharatya Chakma | Samar Singh Chakma |
7 | Rabi Joy Chakma | Sconosciuto |
Almeno 1.500 indigeni Jumma sono stati ridotti ad essere profughi interni dagli attacchi. Fin'ora le autorità non hanno procurato alcun'assistenza o riabilitazione ai profughi Jumma. La maggior parte dei profughi Jumma si sono rifugiati nelle profonde foreste per paura di ulteriori attacchi. La maggior parte delle vittime tra gli indigeni, le cui case sono state bruciate, hanno trascorso giorni senza cibo e all'addiaccio senza alcun aiuto da parte delle autorità.
Per quanto gli attaccchi siano stati premeditati e preparati dall'esercito del Bangladesh per aiutare i coloni illegali delle pianure a sottrarre la terra degli indigeni Jumma, si è tentato di far passare il massacro degli indigeni Jumma per uno scontro tra due comunità. Non un solo colono illegale è stato ferito o ucciso, cosa che dimostra ancora una volta che non c' è stato uno scontro ma un massacro premeditato delle popolazioni indigene.
Effettivi dell'esercito del Bangladesh hanno invece attribuito la
responsabilità agli indigeni Jumma. Il 20 febbraio 2010 il
Comandante Generale di Khagrachari M. M. Saleheen ha dichiarato che
"L'esercito ha sparato tre colpi a salva per autodifesa dopo che i
terroristi avevano aperto il fuoco contro di loro. Non so chi
abbia sparato gli altri colpi."16
L'esercito
del
Bangladesh ha inoltre sostenuto la ridicola tesi che gli
abitanti indigeni avrebbero appiccato il fuoco alle loro stesse case17.
Questa è una completa falsità, considerato che sole
persone armate nei villaggi quando hanno avuto luogo gli attacchi erano
i soldati e la polizia. Testimoni oculari Jumma hanno sostenuto
che soldati dell'esercito del Bangladesh hanno fatto irruzione nei
villaggi Jumma aprendo il fuoco sugli abitanti disarmati mentre i
coloni illegali appiccavano il fuoco alle case dei Jumma18.
Dal 20 febbraio 2010 è stato imposto il coprifuoco nelle aree
colpite per impedire che la verità raggiungesse l'esterno.
Soldati dell'esercito del Bangladesh hanno circondato tutte le aree
coinvolte. Hanno eretto barricate e impedito a qualsiasi
osservatore indipendente, inclusi gli attivisti per i diritti umani e i
giornalisti, di visitare le zone colpite. Il 20 febbraio 2010 due
giornalisti del Samakal e del
Prothom Alo che hanno tentato
di visitare queste zone sono stati attaccati. I coloni gli hanno
impedito l'accesso e hanno bruciato la motocicletta del corrispondente
del Samakal19.
Il 21 febbraio 2010 il Ministro degli Affari del CHT, Dipankar
Talukdar, durante una sua visita nell'area di Baghaihat ha assicurato
che sarebbero stati presi provvedimenti contro i responsabili degli
attacchi entro i sette giorni successivi. Tuttavia, cosa
interessante, egli ha sostenuto che ci sarebbero criminali responsabili
degli attacchi sia nelle comunità indigene che in quelle
bengalesi20.
Gli attacchi sono la conseguenza di un piano dell'esercito del Bangladesh di favorire l'installazione di coloni illegali delle pianure nelle terre degli indigeni Jumma. Dal 2005 effettivi dell'esercito del Bangladesh hanno cercato di stabilire famiglie di coloni illegali bengalesi lungo la strada Sajek che va da Baghaichari a Gangaram Mukh. Gli abitanti dei villaggi indigeni Jumma da allora hanno protestato contro questo programma illegale di insediamento21.
Tuttavia nel 2008 i coloni bengalesi, con il diretto aiuto
dell'esercito, hanno costruito illegalmente delle case nell'area di
Gangaram su terra di proprietà di residenti Jumma.
Il 20 aprile 2008 centinaia di coloni illegali bengalesi sostenuti dall'esercito del Bangladesh hanno lanciato attacchi premeditati contro diversi villaggi jumma, ossia quelli di Nursery Para, Baibachara, Purba Para, Nangal Mura, Retkaba, Simana para e Gangaram Mukh, facenti parte dell'Unione Sajek, upazila (sottodistretto) di Baghaichari. Oltre ad una chiesa e a due scuole gestite dall'UNICEF sono state date alle fiamme almeno 77 case nei villaggi jumma indigeni mentre quattro residenti indigeni dei villaggi sono stati feriti e centinaia sono diventati profughi interni. E nessuno è stato ritenuto responsabile di queste atrocità22.
Dall'inizio del gennaio del 2010 i coloni illegali delle pianure, con l'assistenza di effettivi dell'esercito del Bangladesh di stanza nella zona di Baghaihat nel distretto di Rangamati, hanno portato avanti l'espansione dei loro insediamenti illegali nei villaggi dei Chakma. Diverse case sono già state erette dai coloni sui terreni dei jumma occupati con la foza.
Gli abitanti dei villaggi jumma, sotto la bandiera del Comitato Sajek Bhumi Rakkha (Comitato per la Protezione del Diritto alla Terra del Sajek), hanno presentato un memoriale al funzionario del Baghaichhari Upazila Nirbahi con un ultimatum per il 16 gennaio 2010 per la restituzione delle loro terre. Alla scadenza dell'ultimatum non accompagnata da alcun risultato concreto il 16 gennaio 2010 gli abitanti dei villaggi jumma hanno iniziato le loro azioni di protesta e il 18 gennaio 2010 hanno iniziato il boicottaggio del mercato di Baghaihat.
La notte del 19 febbraio 2010 soldati dell'esercito del Bangladesh e
le forze di sicurezza hanno iniziato a bruciare i villaggi degli
indigeni per espandere gli insediamenti dei coloni illegali delle
pianure.
Il Primo Ministro Sheikh Hasina, che ha ricevuto di recente il Premio per la Pace Indira Gandhi per aver promosso, tra le altre cose, "la pace portando a soluzione (il problema del)le prolungate insurrezioni nel Bangladesh firmando l'Accordo per la Pace per la Catena delle Colline del Chittagong"23, ha mantenuto un meditato silenzio riguardo il massacro pianificato della popolazione indigena jumma nel Sajek.
La comunità internazionale deve prender nota che il 20 aprile
2008 centinaia di coloni illegali con il sostegno dell'esercito del
Bangladesh hanno lanciato un attacco premeditato contro sette villaggi
indigeni Jumma, ossia i villaggi di Nursery Para, Baibachara, Purba
Para, Nangal Mura, Retkaba, Simana Para e Gangaram Mukh nell'Unione
di Sajek, Upazila (sotto-distretto) di Baghaichari.
L'allora Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, il Generale Moeen U
Ahmed, visitò le aree colpite il 29 aprile 2008. Sia i
coloni che avevano attaccato i Jumma indigeni per impossessarsi delle
loro terre che i Jumma indigeni, che erano stati resi nullatenenti
nell'arco di una notte, ricevettero lo stesso aiuto per il loro
sostegno. Non fu condotta alcuna stima dei danni subiti per
deteminare l'ammontare dei risarcimenti24.
Non sono state condotte investigazioni su nessuno di questi attacchi
contro le popolazioni indigene. Questo fatto ha creato la
sensazione che i Jumma indigeni possano essere inpunemente uccisi, cosa
che infatti ha incoraggiato altre violenze contro le popolazioni
indigene. La politica comune seguita dalle autorità del
Bangladesh, dal governo fino ai funzionari di più basso livello,
sta perpetuando le più oltraggiose violazioni dei diritti umani
contro le popolazioni Jumma nella Catena delle Colline del Chittagong
in Bangladesh.
Il massacro di indigeni Jumma nell'area di Sajek compiuta a partire dal 19 febbraio 2010 dimostra ancora una volta che alle popolazioni indigene Jumma non sta più di battersi per assicurarsi la restituzione delle terre sottratte che la Commissione Fondiaria aveva stabilito nell'Accordo per il CHT del 1997 dovessero essere restituite ai Jumma dai coloni illegali delle pianure. L'impegno che si prospetta ai Jumma sta invece nel difendere le terre che gli rimangono che i coloni illegali, forti del sostegno dei vari governi del Bangladesh che si sono succeduti nel tempo, sono determinati ad occupare con la forza. Questo è il fulcro del problema dei continui attacchi condotti contro le popolazioni Jumma del Bangladesh anche dopo la firma dell'Accordo di Pace per la CHT del 1997.
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