Traduzione dell'originale sito in:
http://sdhammika.blogspot.com/2011/03/iii.html
In linea dal 21 marzo 2011.
Ultimo aggiornamento: 22 marzo 2011
Domenica 13 marzo 2011
Consolazione o sfida - III di III
Passo adesso al sesso e a come sono trattate le donne. Le donne
costituiscono metà della razza umana: come le tratta oggi la religione
della compassione universale?
Il ruolo delle donne nel mondo è cambiato, e io credo che se non
facciamo i conti con questo cambiamento saremo destinati
all'irrilevanza globale. Per usare il linguaggio crudo ma
rilevante dell'economia,
le donne hanno sempre avuto, per quello che ne possiamo dire, il
predominio tra i
consumatori della religione – forse perché il mondo gli ha riservato un
trattamento più duro degli uomini, così da aver bisogno di più
consolazione? – e penso che continueranno ad essere la maggioranza dei
nostri clienti; ma con nuove
attitudini ed aspettative. In passato i ruoli di responsabilità
nelle religioni mondiali sono stati in gran parte negati alle donne,
come anche nella vita pubblica. L'economia ha spianato la strada
per il cambiamento del ruolo della donna nella società intanto che
l'importanza della forza delle braccia diminuiva e quella del cervello
aumentava di pari grado. Nelle economie progredite le aziende
di servizi sono diventate sempre più importanti dell'agricoltura e
delle attività produttive, e nelle aziende di servizi, tranne nei brevi
periodi in cui hanno dei bambini, le donne non hanno nessuno svantaggio
intrinseco.
D'altra parte l'economia ha bisogno di tutta l'energia cerebrale che
può avere, così che le
società in cui gran parte delle donne sono impiegate solamente nel
ruolo non specializzato di casalinga sono letteralmente
impoverite. Ad ogni generazione le donne acquisiscono più denaro
e più potere, e nonostante siano ancora in una posizione fortemente
arretrata rispetto agli uomini, stanno progressivamente riducendo lo
svantaggio. Soprattutto, il loro senso di autostima è in aumento,
e non solo ne hanno avuto abbastanza di essere comandate a bacchetta
dagli uomini, ma sono sempre più decise a dirlo e a prendere iniziative
in proposito.
Tutte le religioni del mondo hanno tradizionalmente relegato le donne
ad un ruolo subordinato, ma per sopravvivere devono cambiare
strada. Nel cristianesimo i protestanti hanno fatto da
battistrada ordinando donne prete, e adesso la Chiesa d'Inghilterra ha
persino contemplato
l'idea di ordinare donne vescovo. La chiesa cattolica dispone di
numeri enormi e di un'organizzazione altamente centralizzata ed
efficiente, ma sembra perdere fedeli sempre più velocemente.
Qualche giorno fa ho sentito la BBC
News annunciare che un sondaggio tra donne cattoliche in Gran Bretagna
ha svelato che quasi i due terzi si dicono insoddisfatte
dell'attitudine della chiesa nei confronti delle donne. Non so
dei musulmani, dei quali relativamente pochi vivono in economie
avanzate, ma la voce della protesta femminile si
sente certamente anche tra loro.
Basta così. È senz'altro chiaro che se una religione oggi vuole
aumentare in popolarità deve attrarre le donne almeno tanto quanto gli
uomini. E allora, qual'è la posizione del buddhismo
theravada? A giudicare dalle scritture e le tradizioni antiche
dovrebbe essere in una posizione molto forte per poter attrarre le
donne. Ma ha gettato via questi vantaggi, e l'ha fatto al punto
che io penso
che non possa più avanzare nei paesi dove le donne hanno raggiunto la
parità sociale.
Permettetemi di prendere in considerazione tre punti, tre punti che
considero di grande importanza sia dal punto di vista pratico che
morale.
Il primo:
le mestruazioni. Quando sono fertili, le donne adulte sanguinano
per un paio o pochi più giorni ogni mese. In alcune società
premoderne questo è stato considerato sporco o impuro; alcune hanno
miti che sostengono sia il risultato
di un'antica maledizione. Nella tradizione brahmanica la stretta
osservanza ortodossa richiede che in questo periodo del mese le donne
siano segregate e tenute lontane dagli oggetti
sacri e dalle liturgie. Questa ovviamente è una proibizione
rituale, non
morale. Seguendo il suo principio, già trattato, che
l'attaccamento al rito è un forte ostacolo al
progresso spirituale, il Buddha ignorò le mestruazioni come irrilevanti
nel suo insegnamento. Nello Sri Lanka, dov'è conservata la più
antica forma di buddhismo, il concetto di impurità mestruale è ben noto
(il termine sinhala che lo indica è killa),
ma
è
altrettanto
ben
noto
che non ha conseguenze pratiche nel contesto
buddhista. Una donna in età di mestruazioni non è bandita da
nessun'attività buddhista, né dal contatto
con qualsiasi persona o oggetto buddhista. In una parola,
per il buddhismo
l'impurità femminile non esiste – così come non esisteva per il Buddha.
Non so come il buddhismo thai e birmano abbiano fatto ad importare la
nozione di impurità
femminile, ma seguendola vanno contro il Buddha, si lasciano confondere
dalle
superstizioni, nel frattempo arrecando insulto alle donne.
Naturalmente la maggior parte delle donne nate in queste società sono
state cresciute così da assumere l'impurità femminile per scontata, e
così non si sentono
insultate; ma le donne che vengono dall'estero e che hanno, per
esempio, imparato il loro buddhismo nello Sri Lanka, loro si che si
sentono insultate e respinte.
Ma in seconda istanza le cose vanno ancora peggio di così. In
Thailandia il Vinaya1 è stato alterato in una
maniera grottesca, così che i monaci non solo non possono toccare una
donna, ma non possono ricevere nulla direttamente dalle mani di una
donna. Questa innovazione non si applica solo alle donne che
hanno le mestruazioni o alle donne in un'età in cui potrebbero averle,
ma a tutte le
femmine, dalle neonate alle centenarie. Abbiamo quindi a che fare
non solo con un'ossessione rituale bacata, ma con un'autentica
misoginia, un'orrore e un terrore delle donne, la paura che il minimo
contatto con una femmina si dimostri
seducente e che possa ispirare lussuria. Quando questo vale
persino per le neonate e le bambine in tenera età, quello che ciò
implica è così disgustoso dal non volerlo nemmeno nominare.
Quelli che hanno creato una tale regola e quelli che la seguono hanno
bisogno di essere rieducati e di imparare che le donne e le ragazze
sono
persone, non oggetti.
Del mio terzo punto si parla molto più spesso. Può il Theravada
riavviare il Bhikkhuni Sangha,
L'Ordine
delle
Monache,
dopo che la tradizione di ordinazione è stata
interrotta? Ci sono oggi sei tradizioni testuali del Vinaya; il fatto che non ci siano
due di loro che concordino su come le monache debbano essere ordinate e
che quindi non possiamo essere sicuri che la versione theravada risalga
al Buddha, o che sia almeno la più antica,
fornisce molto materiale di dibattito agli storici. Ma quando si
tratta della preservazione della tradizione del buddhismo Theravada,
per non dire del permettergli di fiorire, nulla di ciò è
rilevante. Se ci sono donne che vogliono riavviare un
Sangha, perché gli dovrebbe essere impedito? Non dovremmo
ringraziarle e congratularci con loro? Che importanza ha che la
continuità dell'ordinazione rituale è stata interrotta? Che cos'è
questo se non solo un rito? Dobbiamo per forza vivere in un mondo
di nevrotici ossessivi? Che la gente cui importa soltanto dei
rituali se ne vada a scocciare altrove dove possa sentirsi libera
di dilettarsi come vuole, e che quelli che hanno a cuore lo spirito,
non la
lettera, e il vivere secondo gl'insegnamenti e i princìpi del
Buddha diano il benvenuto a quello sviluppo che, io credo, ha la
capacità di preservare il buddhismo Theravada per molte
generazioni future.
Come può, allora, essere disseminato il buddhismo Theravada? Come
può almeno essere salvato? Trovo che la risposta sia ovvia.
Dobbiamo tornare agl'insegnamenti del Buddha. I nostri leader
devono tenere la testa alta senza paura e dire al mondo che il
buddhismo si
rivolge all'intera vita, pubblica e privata. Dobbiamo
comprendere, e agire di conseguenza, che il rito non ha valore
intrinseco e deve essere espulso a razzo se mette il bastone tra le
ruote nel modo in cui il Dhamma
dev'essere vissuto. Dobbiamo riconoscere che il buddhismo è per
tutti,
inclusi gli stranieri e le donne: tutti devono essere oggetto del
nostro amore e
compassione, così come tutti siamo agenti morali di pari
responsabilità. Si; dobbiamo prendere il Buddha seriamente!
Inviato da Shravasti Dhammika alle 12:47
pomeridiane
Fine parte III ed ultima
Note
- La parte del canone che contiene la regola
monastica. torna all'articolo
I diritti d'autore sono detenuti dall'Autore dell'originale.
I diritti della traduzione in italiano sono del traduttore.
La traduzione italiana è coperta, ove compatibile con la licenza dell'originale,
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