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  1. Una richiesta di perdono
  2. Costo del Grande Buddha raggiunge i 100 milioni di baht
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Data: mar 29 lug 2008 14:15:55 +0200
Oggetto: Quando il buddhismo diventa religione (nel senso spregiativo)
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Lievemente riedito.


  Penso a volte, alla ricerca di una metafora, ad un pianista che, dopo una vita passata a tenere concerti e ad insegnare per professione e dopo aver continuato nel seguito a suonare per gli amici e i parenti più intimi, si trovi costretto a dover abbandonare la sua vecchia casa per un piccolo appartamento, dove non vi può portare il suo pianoforte.  E viene a sapere dopo del tempo che il nuovo proprietario della sua vecchia casa, in barba agli accordi presi in precedenza, si è disfatto del suo vecchio strumento senz'alcuna spiegazione o avviso.

  Certo, io non sono un tale seguace del Dhamma-Vinaya, non posso dirmi un praticante tanto assiduo e profondo come lo è nella sua arte un musicista professionista.

  Ma lo stesso la sensazione di sgomento e di meraviglia all'insulsaggine, alla mediocrità e all'ignorante arroganza di quanti in precedenza credevo, o almeno speravo essere, minimamente all'altezza di saper apprezzare e di riconoscere il valore di un'"arte" raffinata, eccelsa e benefica sono in me paragonabili ad una tale situazione.  Lo sono quando leggo in una stessa giornata due articoli come quelli che seguono.

  A volte penso se sia possibile l'esistenza di comunità in cui la pratica e lo stile di vita buddhista siano non sono solo un'aspirazione, ma una tradizione abbastanza radicata presso una fetta consistente della popolazione locale.  Potesse essere così, mi attenderei quindi che siano di pari passo riscontrabili in tale popolazione alcuni dei segni distintivi del frutto della pratica, o almeno dei benefici di una vita vissuta nella coscienza di tale frutto, che non mi faccio facili illusioni che possa veramente esserci un consistente numero di persone presso qualsiasi comunità pienamente dedito ad una vita moralmente orientata agli insegnamenti del Buddha e alla sua pratica di introspezione e analisi.

  E invece sempre più di frequente vedo come anche nei luoghi dove storicamente la dottrina del Tathagata è stata predominante per lungo tempo pure le più semplici e basilari norme, indispensabili per dare uno spiraglio di luce allo svilupparsi delle qualità etiche fondamentali di un buddhista, siano eccezionalmente rare.  Anzi, non solo non sono coltivate e lasciate nel dimenticatoio, ma sono nei fatti regolarmente sovvertite, soppiantate da atteggiamenti e attitudini radicalmente opposti allo sviluppo del tipo di "uomo consapevole e cosciente" di cui gl'insegnamenti canonici.

  Un esempio di sconcertante brutalità è trattato nel primo articolo. Militari buddhisti eseguono l'evacuazione coatta di un campo profughi di buddhisti karen nel giorno di Ashala Puja, uno dei tre giorni più riveriti del calendario Theravada, perché siano rimpatriati nell'inferno birmano della guerra civile da cui sono fuggiti.  Per di più sgomberati sotto la pioggia e diretti non si sa dove, non verso un altro centro profughi, non verso una tendopoli, ma al di là del confine in "terra incognita".

  Evento compendiato dall'ennesimo squallido e frustrante esempio di come per tanti buddhisti l'essere seguaci di tale dottrina-e-disciplina non ha praticamente più nulla a che fare con gl'insegnamenti del Buddha, ossia con l'abbandono di ogni tipo di attaccamento, quanto piuttosto con l'ostentazione esteriore della ricchezza e del facile appagamento emotivo.  Che non trovo motivi nobili che possano giustificare l'erezione dell'ennesimo inutile, vuoto, spettacolare e profittevole - solo in senso commerciale - centro buddhista in area turistica, con statua colossale ricoperta di pietre preziose e materiali pregiati, con area di meditazione annessa quasi a giustificazione.  Meditazione da club privée, di alto bordo, esclusiva, orientata alla società abbiente internazionale, che non sembra produrre altro cambiamento nella qualità e nello stile di vita di chi prende parte a tali progetti che rafforzargli un ego interiore già ipertrofico, con l'idea di aver fatto qualcosa che desti l'invidia degli altri e il loro stupore.  E anzi mi sembrano renderli sempre più ciechi di fronte agli eventi come quelli esposti nel primo articolo.

  Ciliegina sulla Grande Torta, tale progetto faraonico è portato avanti da persone che non sembrano porsi alcun problema sull'opportunità di importare giada dalla Birmania, paese il cui regime dittatoriale e repressivo lucra sul mercato delle pietre preziose sbeffeggiando allegramente ogni embargo internazionale su tale commercio.  Evidentemente erigere al Buddha un colossale tempio dotato di tutti i comfort, che sia il più mirabile esempio di magnificenza architettonica, per il quale non si bada a spese pur di farlo quanto più lussuoso e meraviglioso possibile, vale molto di più del prendere anche lontanamente in considerazione l'insegnamento e la qualità di vita che insegnava e di cui il Maestro si fece testimone per gran parte della sua vita.  E ovviamente è molto più importante degli stessi buddhisti, soprattutto di quelli che non sono turisti paganti ma solo dei profughi, da ricacciare perciò oltreconfine, che evidentemente non sono tornati utili in questa circostanza per fare da manovalanza sottopagata.  Forse.

  Certo, di questo e non altro ha bisogno il buddhismo di questi tempi, in Thailandia come in India e altrove nel mondo: non gente che ne viva la pratica e l'insegnamento testimoniandone così concretamente gli effetti benefici sull'uomo, ma templi colossali, statue gigantesche, milioni spesi in progetti faraonici e insieme la coltivazione della quasi totale indifferenza nei confronti di etnie e popoli interi, schiacciati da quei meccanismi di potere e di interesse che permettono però ad alcuni di finanziare tali monumenti alla religione.

  Lo so e lo vedo: da qualche mese i miei scritti sono preda di una certa vena di pessimismo radicale, di sconforto e di svilimento riguardo l'abissale distanza che sempre più sembra separare gli alti ideali e nobili pratiche del buddhismo dalle vite e dalle concezioni coltivate dalla massa dei sedicenti buddhisti.  Ma questo è quello che vedo e sento, mentre non mi capita davanti quasi nulla di contrario.  Anche il buddhismo constato essere diventato l'ennesimo mezzo per dare sfoggio della propria cupidigia, orgoglio, avidità ed altro, praticamente tutte le macchie mentali che nei testi sono denunciate come le cause di dukkha e che la retta pratica è mirata a far riconoscere e rimuovere.  Ossia, sono queste cose che mi convincono che il buddhismo, da una dottrina di liberazione e di disciplina della della mente, è diventato solamente l'ennesima religione, piegata ai più bassi interessi, grettezze e miopie dell'animo umano.

  E in tutto ciò, le gerarchie ecclesiastiche latitano.  Ovviamente.

http://www.buddhistchannel.tv/index.php?id=70,6870,0,0,1,0

Una richiesta di perdono

Di SANITSUDA EKACHAI, The Bangkok Post, 24 luglio 2008

Bangkok, Thailandia -- La madre teneva il suo bambino stretto sotto l'ombrello, facendo il suo meglio per proteggerlo dalla pioggia scrosciante.

  Non potevo vederle il viso nella fotografia.  Ma quale madre potevo sentirla tremare di paura, non per se stessa, ma per il futuro del bimbo, mentre un gruppo di soldati obbligavano lei e altri rifugiati karen ad imbarcarsi su una barca per tornare in zona di guerra in Birmania.

  Come buddhista so che non dovrei sentirmi infuriata.  Ma lo stesso ero doppiamente infuriata per il rimpatrio coatto di Mae Hong Son della settimana scorsa.

  Già basterebbe vedere come le truppe thailandesi non si facciano alcuno scrupolo di coscienza nei confronti di  innocenti vittime di guerra.  Ma obbligarli a tornare dove potrebbero essere vittime di violenza e morte nel santo giorno di Asarnha Bucha [Asalha Puja, NdT]?  Come hanno potuto farlo?

  Questa è una crudeltà rivelatrice.  Quando un santo giorno così importante non ha il potere di ispirare nemmeno un briciolo di moralità tra quanti si dichiarano protettori del buddhismo, e quando un'intera società non prova nulla contro una tale disumanità vuol dire che siamo nell'oscurità più buia e profonda.

  Ma la denuncia, per quanto legittima, può solo rendere la nostra negatività più profonda.  Per avere una qualche speranza di poterci ripulire l'anima e i nostri peccati dobbiamo scavare fino alle radici di tale crudeltà.

  Ci è d'aiuto tornare al nocciolo del primo sermone del Buddha nel giorno di Asarnha Bucha.  Nel caso ce lo si fosse dimenticato, eccolo qui:

  La nostra sofferenza deriva dalla nostra predilezione ed avversione radicati nel falso senso del sé.

  Per far finire questo ciclo dobbiamo vedere che non siamo altro che composti temporanei di mente e materia sotto l'influenza delle leggi naturali dell'impermanenza e della condizionalità.  Per comprendere questa verità il Buddha consigliò di seguire il Nobile Ottuplice Sentiero per vedere da se stessi le leggi naturali o dharma, per riuscire a mantenere una condotta etica e per sostenere il proprio sviluppo spirituale.

  Questo sentiero ci aiuta ad evitare di danneggiare o di sfruttare gli altri.  Per quanto la cessazione dell'ira, dell'avidità e dell'illusione possa distare molte vite, la contemplazione costante dell'impermanenza può riempirci miracolosamente il cuore con la calma e la gentilezza amorevole.

  Le realtà delle nostre lotte quotidiane e politiche rendono difficile seguire il sentiero.  Per questa ragione si festeggia l'Asarnha Bucha, perché ci si possa fermare e riflettere su noi stessi.

  Il buddhismo è un sistema ottimista.  La gente [, dice,] non è cattiva sin dall'origine.  Il nostro comportamento è condizionato.  Possiamo cambiare quando le condizioni cambiano.

  E allora ci dobbiamo chiedere perché le forze armate e la società civile credono che il rimpatrio coatto non sia un peccato.  E anche perché crediamo di essere buoni buddhisti quando trattiamo [interi] gruppi etnici come spazzatura.

  È forse perché la paura ci ha resi senza cuore?  È forse perché i nostri concetti tradizionali di peccato sono diventati troppo stretti per l'era moderna?  Oppure è perché siamo i seguaci fedeli di una religione molto più potente del buddhismo, quella del nazionalismo razzista?

  O forse per tutte queste ragioni?

  Il rimpatrio coatto di Mae Hong Son della settimana scorsa non è il primo e non sarà l'ultimo che non è riuscito a smuoverci il cuore.

  La gente non si è sentita scossa quando un gruppo di giovani del campo profughi Hmong in Phetchabun è stato rimpatriato nel Laos senza i loro genitori.  Il loro campo è stato bruciato dopo che era stata presentata una petizione contro gli abusi di potere e sessuali.  E quando hanno cercato di far sentire la loro voce a Bangkok, sono stati deportati immediatamente ed esposti al rischio della loro vita per la persecuzione [cui sono oggetto] nel Laos.

  Analogamente non proviamo nulla quando usiamo i lavoratori immigrati come schiavi, oppure quando le loro famiglie sono infrante da deportazioni separate.

  E intanto il profondo sud è diventato una zona di guerra perché insistiamo a considerare l'etnia musulmana malese come degli estranei.

  Se non è nazionalismo razzista che cos'è?

  Mentre il paese s'infiamma di frenesia nazionalista per il [tempio] Preah Vihear mi chiedo come se la stiano passando le madri karen e i loro bambini in zona di guerra.

  Sta ancora piovendo forte.  Avranno trovato un rifugio e del cibo?  Saranno al sicuro?  Potranno perdonarci i nostri peccati?

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Sanitsuda Ekachai è editrice assistente del Bangkok Post.

Secondo articolo: http://www.buddhistchannel.tv/index.php?id=52,6873,0,0,1,0

Costo del Grande Buddha raggiunge i 100 milioni di baht (2 milioni di Euro)

Phuket Gazette, 21 luglio 2008

CHALONG, Thailandia --  Il costo complessivo della statua del Grande Buddha di Phuket sulla cima delle colline Nakkerd tra Kata-Karon e Chalong è stimato in oltre 100 milioni di baht secondo Suporn Vanichkul, presidente del comitato Mingmongkol Faith 45 che sta raccogliendo i fondi per il progetto.

Il Grande Buddha di Phuket
<< All'interno della grande statua del Buddha ci sarà un museo di 436 m² per le mostre sul buddhismo.

  K. Suporn ha detto alla stampa che la struttura dell'opera è quasi finita e che si sta lavorando al rivestimento esterno in giada che è adesso completo per circa l'80%, essendo la parte frontale della statua completamente coperta e rimanendo una parte del retro ancora da finire.

  "Abbiamo iniziato a lavorare sul rivestimento in giada circa un anno fa.  Le lastre di giada sono state importate dal Myanmar [Birmania].  Ogni lastra è di 15 centimetri di lato e spessa 2 cm.  Usiamo colla epossidica sulla superficie della statua per fornire una forte presa.  È un lavoro molto difficile perché le lastre di giada sono come vetro e hanno bisogno di un collante molto forte" ha detto.

  La costruzione della statua del Grande Buddha, ufficialmente chiamata Phra Puttamingmongkol Akenakkiri, è iniziata sei anni fa.  Una volta completata la struttura sarà alta 45 metri e sarà alta 25 metri alla base.

  Dopo la posa del rivestimento in giada saranno decorati i 40 petali di loto intorno alla base del Grande Buddha.

  "Ogni petalo di loto è lungo 6 metri.  Li copriremo di lastre di marmo della provincia di Saraburi.  Ci vorrà un anno circa per finire" ha detto K. Suporn.

  "Oltre alla statua del Buddha si sta lavorando sulla strada di accesso in cemento che inizia dalla base della collina.  La strada è lunga circa quattro chilometri e abbiamo già pavimentato le curve più strette e i tratti più ripidi per questioni di sicurezza.  Ci mancano di pavimentare ancora solo circa 2 km di strada".

  "Il progetto adesso è costato in totale 60 milioni di baht [1,2 milioni di Euro, NdT]" ha aggiunto.

  Dentro la statua ci sarà un museo di 436 metri quadrati per esporre mostre sul buddhismo.  I lavori per il museo inizieranno quando la base di loto sarà finita e saranno seguiti dai lavori per la realizzazione di un parco di meditazione e un'area erbosa per le processioni a lume di candela, ha detto K. Suporn.

  "Ci servono circa 20 milioni di baht [400.000 Euro, NdT] per completare i lavori sulla statua, la strada e il museo.  Ci serviranno quindi altri 20 milioni di baht per il parco di meditazione e l'area per le processioni.  Il costo totale del progetto sarà di circa 100 milioni di baht".

  "È stupefacente vedere come i lavori siano fatti con l'aiuto di così tanta gente, incluse le donazioni monetarie e l'aiuto di esperti di costruzioni edili.  Prasit Lubliam si è unito alla squadra quale nostro esperto di statue del Buddha, mentre Burapa Rodari è il nostro esperto residente su tutte le decorazioni in pietra".

  "Abbiamo ricevuto donazioni da tutto il mondo, persino da non buddhisti.  Alcuni musulmani dalla Turchia non potevano donare soldi, ma ci hanno dato le loro bandiere per decorarci la statua.

  "Adesso riceviamo turisti tutti i giorni, inclusi folti gruppi dagli alberghi e villaggi turistici da tutta l'isola.  I turisti rimangono colpiti dall'opera e continuano a donare soldi.  Riceviamo dalle 400 alle 500 visite ogni giorno nei fine settimana".

  La grande statua del Buddha, che sorge a 400 metri sul livello del mare, è nella postura meditativa detta pang marnvichai.

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