Traduzione dell'articolo pubblicato su: http://www.rmaf.org.ph/Awardees/Biography/BiographySrimuangCha.htm
Traduttore: Alessandro Selli
Tradotto nel giugno 2006.


Premio 1992 Ramon Magsaysay per il servizio alle istituzioni

Biografia di Chamlong Srimuang


I - L'infanzia e gli studi
II - La carriera militare
III - La prima carriera politica
IV - L'attivismo religioso
V - Il governatore di Bangkok
VI - Leader di partito – il Palang Dharma
VII - Lo scontro con il governo e il ritiro dalla vita pubblica
Fonti


I L'infanzia e gli studi

Chamlong Srimuang non ricorda quasi nulla di suo padre. Un pescatore emigrato a Bangkok da Swatow (Shantou), Cina, morì appena uno o due anni dopo la nascita di Chamlong, il 5 luglio del 1935.

La madre di Chamlong, Sae Tia, era anche lei di discendenza cinese ma era nata in Thailandia ed aveva ormai assimilato gli usi e i costumi thailandesi. Ebbe due figli. Il fratello maggiore di Chamlong fu mandato a vivere con la nonna in Cina dove morì ancora ragazzo. Di conseguenza Chamlong e sua madre erano una famiglia di due sole persone. La loro era una vita difficile. Quando Chamlong era molto piccolo Sae Tia si guadagnava da vivere vendendo i frutti e le foglie di betel che otteneva dai giardinieri di Thonburi, dove allora vivevano, per poi venderle a Phranakorn, dall'altro lato del fiume Chao Phraya. Più tardi si trasferirono nella casa di un ufficiale di marina in congedo dove Sae Tia lavorava come inserviente e Chamlong aiutava sbrigando le faccende. La signora Lamun Tangsubutr, la padrona di casa, trattava con affetto il piccolo ragazzo e lo portava spesso con sé quando usciva per le proprie faccende. Dopo aver lasciato la casa della signora Lamun pochi anni dopo, Sae Tia e suo figlio andarono a vivere con la zia lavorando nella sua attività domestica. Usando una macchina a pedali filavano la juta acquistata dagli agricoltori locali per vendere il filato alle fabbriche di sacchi di juta della zona. Uno o due anni dopo madre e figlio passarono a intrecciare foglie di banana per farne scatole per il cibo, un'attività nella quale Chamlong era tanto abile da poterla eseguire senza guardare mentre studiava sui suoi libri di scuola.

Quando Chamlong aveva dodici anni la madre si risposò. Chote Srimuang era un postino e Chamlong lo ricorda come “un padre molto, molto buono”. Ma la famiglia era ancora povera e Chamlong non potè mai smettere di lavorare.

La prima educazione scolastica di Chamlong iniziò nelle scuole municipali annesse ai templi buddhisti della zona. Sin dall'inizio si dimostrò acuto e dedito nello studio. Pur continuando ad assistere la madre nella sua attività casalinga sia di giorno che di notte, lo stesso riusciva ad eccellere a scuola. E questo gli aprì le porte ad una grande opportunità. A Thonburi il governo gestiva un liceo esclusivo chiamato Ban Somdej Chao Phraya. Solo gli studenti più bravi riuscivano a superare i suoi ardui esami d'ammissione. L'anno che Chamlong li affrontò si qualificò primo per il punteggio conseguito.

I sei anni che Chamlong trascorse a Ban Somdej ne formarono la personalità. A differenza della maggior parte degli altri ragazzi non si dedicò mai allo sport. Piuttosto si gettò a capofitto nello studio; anno dopo anno era sempre lo studente migliore. Gli piacevano tutte le materie tranne il disegno e ricorda in particolare la didattica del suoi insegnanti di scienza e di matematica, i sigg. Suporn e Montri. Ban Somdej era il tipo di scuola che apriva tutte le porte. Chamlong era ansioso di frequentare l'università e alla fine orientò le sue speranze sull'Accademia militare reale di Chulachomklao, in parte perché le spese di vitto e alloggio, di vestiario e per i libri di testo sarebbero state pagate interamente dalla scuola. I migliori studenti ricevevano anzi uno stipendio. Ma i posti messi a disposizione dall'accademia erano altamente ambiti e contesi. Quando giunse il suo momento Chamlong scoprì che Ban Somdej l'aveva preparato al meglio. Superò l'esame di ammissione alla scuola preparatoria per cadetti, quella che dopo due anni gli avrebbe aperto le porte dell'accademia.

L'Accademia militare reale di Chulachomklao era stata fondata dal grande monarca riformista thailandese, Chulalongkorn (1868-1910), ed era greve del peso della tradizione e del patrocinio reale. I suoi laureati non solo occupavano tutti i vertici delle forze armate ma controllavano anche le più alte cariche di governo. Questo per via del fatto che in Thailandia, dopo la fine della monarchia assoluta nel 1932, le forze armate erano riuscite ad imporsi come l'istituzione politica alla guida del paese. Le riforme introdotte pochi anni prima dell'immatricolazione di Chamlong avevano rimodellato il corso degli studi accademici sul modello dell'accademia statunitense di West Point. La sua compagnia, detta “Corso sette”, sarebbe stata la settima a completare il proprio corso degli studi nel nuovo ordinamento d'ispirazione statunitense. Insieme ai suoi compagni Chamlong dovette sopportare un periodo di soprusi e di ardua disciplina nelle mani dei cadetti anziani. “Dovevamo tenere la bocca chiusa e fare quello che ci era detto di fare”, dice. Chamlong riuscì a cavarsela egregiamente e mantenne i suoi voti sufficientemente alti per potersi guadagnare lo stipendio suppletivo. In seguito assunse ruoli di responsabilità e nell'ultimo anno di studi fu eletto capo cadetto. Il curriculum degli studi era ad ampio spettro. Oltre all'addestramento militare Chamolong e i suoi compagni di studio rivevevano un'istruzione in matematica, scienza, ingegneria e anche in scienze sociali. Non c'erano specializzazioni. Tutti seguivano lo stesso piano di studi che conduceva, dopo cinque anni, al conseguimento della laurea in scienze e alla promozione a sottotenente. Il re in persona presenziava annualmente alla cerimonia di conferimento di questi onori.

Chamlong però non si laureò insieme ai suoi compagni di corso. Come capo cadetto aveva suscitato le ire di alcuni ufficiali dell'accademia denunciando apertamente certi episodi di corruzione che vi avevano luogo. Un caso in particolare riguardava la fornitura delle uniformi. Chamlong sostenne di fronte al comandante della scuola che anno dopo anno ai cadetti erano fornite uniformi non rispondenti agli standard regolamentari a causa di accordi sottobanco tra ufficiali della scuola e i fornitori delle uniformi. Quelli che si sentirono direttamente coinvolti da questa (ed altre) denunce si vendicarono nell'ultimo anno che Chamlong frequentava l'accademia.

Era tradizione che i capi cadetto si prendessero l'onere di organizzare la raccolta dei fondi da offrire all'accademia quale regalo da parte di tutti i cadetti del corso. Per farlo era tradizione che si organizzassero proiezioni mattutine di filmati i cui introiti erano devoluti al fondo del corso. Tuttavia questa pratica era stata proibita dal generale di corpo d'armata Sarit Thanarat, l'uomo di potere del governo thailandese e il laureato dell'accademia di più alto grado. Ciononostante i corsi precedenti avevano continuato a organizzare tali attività senza ritorsioni. Ma quando Chamlong tentò di fare la stessa cosa le autorità non vollero chiudere un occhio. Una settimana circa dopo aver offerto il fondo del corso al loro grato comandante, Chamlong e i suoi collaboratori furono accusati di aver disobbedito l'ordine del generale di corpo d'armata Sarit. Stando alla lettera della legge – ossia della legge marziale – avrebbe potuto essere espulso dall'accademia e persino essere incarcerato per vent'anni, ma alcuni ufficiali dell'accademia solidali riuscirono a prevalere ottenendo una punizione relativamente blanda: il termine del corso degli studi di Chamlong e di altri sei cadetti fu ritardato di tre mesi. In conseguenza di ciò ricevette il suo diploma non dal re Bhumipol, ma dal vice comandante della scuola.
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II La carriera militare

Chamlong ammette che una delle sue motivazioni per entrare nell'accademia militare reale era la sicurezza di avere un lavoro alla fine del corso degli studi. Ora che era un ufficiale in forze, il venticinquenne sottotenente Chamlong scelse il genio trasmissioni e fu assegnato a Bangkok come capo plotone. Grazie però ad un accordo tra le forze militari thailandesi e statunitensi fu presto accettato per seguire un addestramento avanzato negli Stati Uniti. Insieme a soldati americani e a qualche altro ufficiale straniero quali compagni di corso studiò corsi sulle trasmissioni militari e ricevette un addestramento operativo sulle più moderne tecnologie a microonde a Fort Monmouth, nel New Jersey, e a Fort Gordon, Georgia. Era il suo primo viaggio all'estero e Chamlong era francamente stupito di vedere le grandi città nordamericane e l'alta tecnologia moderna, quasi assente in Thailandia.

Tornato a Bangkok Chamlong riprese il suo lavoro di ufficiale delle trasmissioni nell'esercito. Riprese anche i contatti con la ragazza che corteggiava nei suoi anni d'accademia. Sirilak Kheolaor era una studentessa di farmacia all'Università di Chulalongkorn quando Chamlong la conobbe ad una partita di rugby tra l'esercito e la marina. Era di famiglia sino-thailandese come Chamlong. I suoi genitori, commercianti di riso, gestivano un piccolo negozio. Chamlong e Sirilak si sposarono il 14 giugno 1964, appena prima di essere comandato per la seconda volta negli Stati Uniti – nella caserma Schofield nelle Hawaii – per seguire un corso di sei mesi sull'equipaggiamento per le trasmissioni militari.

Giunto il 1965, quando Chamlong tornò in Thailandia, la guerra in indocina si scatenò dopo aver covato a lungo. Nel corso di quell'anno gli Stati Uniti avevano aumentato considerevolmente il loro impegno bellico in difesa del Vietnam del sud. Quale membro dell'Organizzazione del Trattato dell'Asia Sudorientale (SEATO) la Thailandia era tenuta ad assistere il Vietnam del sud dove un movimento nazionale a guida comunista minacciava un regime amico non comunista insediato a Saigon. Anche nel vicino Laos, dove gli Stati Uniti stavano pure combattendo anche se in segreto, un movimento comunista minacciava di rovesciare lo stato. Il governo militare thailandese del generale Thanom Kittikachorn (1963-1973), già impegnato contro un movimento guerrigliero di sinistra interno, era pienamente allineato al proposito americano di bloccare l'avanzata comunista nel sudest asiatico. Il generale Thanom impegnò migliaia di soldati thailandesi come pure basi militari e altre strutture in questa causa. Chamlong, che era d'accordo con questa linea politica, si trovò presto immerso nel vivo dello scontro.

Chamlong prestò servizio come ufficiale delle trasmissioni nel Laos per le unità thailandesi che vi combattevano i Pathet Lao. Più tardi divenne comandante di una squadra di combattimento. Il compito della sua squadra era di sorvegliare un radar statunitense dislocato in un'area remota del Laos settentrionale. Gli scontri con i Phatet Lao erano frequenti. Questa fu la sua prima esperienza di combattimento. Anni dopo, quando Chamlong divenne un buddhista devoto, s'impegnò ad evitare ogni azione violenta. Ma a quell'epoca i suoi sentimenti erano diversi: “Pensavamo che quando si presentava l'occasione di combattere dovevamo proteggere il nostro villaggio, il nostro re e la nostra patria”.

Dopo aver trascorso due anni nel Laos Chamlong fu riassegnato a prestare servizio in Thailandia dove frequentò il Comando dell'esercito e l'Istituto generale dei quadri delle forze armate, impegnato per sei mesi di addestramento antisovversivo in previsione di una sua missione in Vietnam. Una volta giunto nel Vietnam del sud prestò servizio come ufficiale superiore di logistica e delle operazioni militari per una divisione di fanteria thailandese stazionata nella provincia di Bienhua, un piccolo contingente del distaccamento di diecimila soldati thailandesi nel paese. Dopo un anno di assegnazione in Vietnam, Chamlong tornò a Bangkok dove fu assegnato al Centro militare di ricerca e sviluppo prima di guadagnarsi una lunga pausa all'estero.

Nel 1972 Chamlong tornò negli Stati Uniti per un corso di amministrazione di due anni nella Scuola di specializzazione della marina degli Stati Uniti in California. Il corso si proponeva di fornire agli ufficiali militari un addestramento di amministrazione che sarebbe tornato utile sia nell'esercizio delle funzioni di governo che nella conduzione d'impresa. Si stava preparando Chamlong per i vertici del comando. Per la sua tesi di master Chamlong scrisse un saggio sulle agitazioni dei lavoratori in Thailandia. Lui e Sirilak si godettero un alloggio nell'amabile città costiera di Monterey, concedendosi dei lunghi viaggi durante la stagione estiva.

Nel frattempo in Thailandia il generale Thanom portò ad un brutale arresto l'incerta evoluzione del suo paese verso un governo democratico, iniziata con una nuova costituzione nel 1968. Nel novembre del 1971 sciolse il parlamento, mise al bando i partiti politici e riaffermò inequivocabilmente il dominio delle forze armate sul governo. Questa brusca dimostrazione di autorità da uomo di potere, insieme alla sempre crescente malsopportazione della corruzione, l'arroganza e il nepotismo della cricca che salì al potere con Thanom – che includeva il generale Praphas Charusathian e il figlio di Thanom, il tenente colonnello Narong Kittikachorn (che aveva sposato la figlia di Praphas) – suscitarono un movimento popolare diretto al rovesciamento del governo. Anche quello che era percepito come l'asservimento del regime di Thanom e Praphas alla politica militare statunitense nel sudest asiatico ispirava malcontento e rabbia. Sotto la guida di studenti militanti questo movimento politico godeva dell'appoggio di molti thailandesi del ceto medio. Chamlong era ancora all'estero quando la cosiddetta rivoluzione studentesca riuscì nei suoi intenti nel 1973 aprendo la strada ad una nuova era di governo civile. Rientrato poco dopo la conclusione degli eventi, tornò al Centro militare di ricerca e sviluppo presso il Quartier generale del comando supremo dell'esercito.

Chamlong era solidale con gli studenti attivisti che protestavano contro la dittatura militare e inviava del denaro a sostegno della loro causa dagli Stati Uniti. Ma l'esperienza turbolenta che ebbe la Thailandia con la democrazia parlamentare a partire dal 1973 destò la disapprovazione di molti giovani militari, incluso Chamlong. Dopo tutto era stata la loro generazione che si era trovata in prima linea nei combattimenti nel Laos e in Vietnam e che era stata incaricata della repressione della rivolta comunista nel proprio paese mentre la vecchia guardia monopolizzava le lucrative poltrone del potere a Bangkok. Inoltre, sotto il comando dei generali Thanom e Praphas, le forze armate si erano completamente discreditate per la loro ricerca di potere e ricchezza e a causa delle debilitanti lotte di fazione al loro interno. L'intero esercito aveva ormai perso la propria reputazione e subiva il manifesto disprezzo degli attivisti studenteschi e dei politici civili.

Spinti da queste circostanze diversi membri del Corso sette, incluso Chamlong, si unirono in un'organizzazione segreta. Lo fecero come “ufficiali professionisti”, dice, “per la salvaguardia della nazione e del trono” e per promuovere il loro progetto per il futuro della Thailandia. L'organizzazione fu chiamata il Gruppo dei giovani ufficiali militari, o i “Giovani turchi”.

Sostenendo il primato morale i Giovani turchi obiettavano che solo una guida incorruttibile potesse raddrizzare la situazione. Cosa che non riconoscevano in nessuno dei governi preda delle lotte partitiche che si erano succeduti a partire dalle elezioni politiche del 1973. Per di più per i Giovani turchi era inaccettabile la tendenza dei leader civili di trascinare il paese troppo a sinistra. Essere comunisti non era più illegale – infatti il dibattito pubblico di idee di sinistra fiorì in questo periodo – e, in seguito alle vittorie comuniste in indocina del 1975, si stavano normalizzando le relazioni diplomatiche con quelli che erano prima i nemici, come la Repubblica popolare cinese e il Vietnam comunista. I membri del Gruppo dei giovani ufficiali militari credettero quindi che il paese avesse preso una deriva incontrollabile nella direzione sbagliata. Fu così che, “come altri comandanti di battaglione allora di stanza a Bangkok”, nelle parole di Chamlong, “il sei ottobre del 1976 non si disobbedirono gli ordini che portarono al rovesciamento ad opera delle forze armate del governo thailandese democraticamente eletto”. Anche una gran parte dell'opinione pubblica che aveva sostenuto la rivoluzione studentesca del 1973 ma che era rimasta spaventata dalla confusione politica e dall'antagonismo che questa aveva fatto maturare sosteneva il colpo di stato.

Questo colpo di stato fu straordinariamente sanguinoso. Gruppi di giovani di destra in combutta con l'esercito e la polizia massacrarono brutalmente gli studenti che protestavano all'Università di Thammasat e in altri centri di resistenza. Alcuni furono linciati, altri furono bruciati vivi. Per quanto gli analisti degli eventi del periodo attribuiscano agli ufficiali del Corso sette un ruolo guida in quanto successe, l'influente storico Chaianan Samudvanij li esonera dalla responsabilità relativamente al culmine della violenza. In ogni caso i sette anni che seguirono – che videro un altro colpo di stato nel 1977 e l'ascesa del mentore del Corso sette, il generale Prem Tinsulanonda, all'ufficio di primo ministro nel 1980 – videro al culmine l'influenza politica del Corso sette nella vita civile della Thailandia. Il maggiore Chamlong era anche lui sulla cresta dell'onda.

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III La prima carriera politica

Come ufficiale a capo della pianificazione della ricerca e dello sviluppo al Quartier generale del comando supremo a Bangkok, Chamlong portava avanti programmi di ricerca ed era consultato dagli ufficiali di più alto grado su questioni che andavano dall'equipaggiamento di dotazione alla strategia. Il suo ufficiale comandante al quartier generale era il generale Kriangsak Chomanand. In conseguenza di un colpo di stato nell'ottobre del 1977 – ampiamente creduto opera dei Giovani turchi – Kriangsak divenne il primo ministro. Due anni dopo Kriangsak nominò il tenente colonnello Chamlong ad un seggio quadriennale al senato della Thailandia, la camera alta [del parlamento] i cui membri assegnati riesaminavano e approvavano le leggi il cui corso aveva avuto inizio nella camera bassa. (I membri delle forze armate occupavano circa un quarto dei seggi del senato). Questo era il suo primo incarico di natura prettamente politica.

Mentre prestava servizio al senato Chamlong continuava il suo lavoro al Quartier generale del comando supremo. Assisteva anche il comandante in capo, Prem Tinsulanonda, nelle attività di raccolta fondi e nella fornitura di armi per i corpi di autodifesa dei villaggi delle aree rurali più tormentate. Il generale Prem godeva di una grande stima da parte degli ufficiali del Corso sette, la maggior parte dei quali era stata ai suoi comandi. Quando assunse il ruolo di primo ministro con il loro aiuto nel marzo del 1980, Prem nominò Chamlong suo segretario generale.

“Questo incarico era molto importante”, dice Chamlong. Come segretario generale Chamlong assisteva al coordinamento dei lavori dell'ufficio di Prem e faceva da tramite fra il primo ministro e gli altri membri del suo gabinetto. Chamlong ammirava immensamente Prem per la sua astuta capacità di esercitare un ruolo di guida ma soprattutto per la sua integrità. Quando i suoi amici dei Giovani turchi si stancarono di avere Prem come capo e gli si rivoltarono contro nell'aprile del 1981, Chamlong ruppe i suoi rapporti con il gruppo e si schierò dalla parte del primo ministro. Il gruppo collassò quando dalla famiglia reale giunsero segnali favorevoli a Prem. Prem sopravvisse con Chamlong al suo fianco.

Presto sorse però una questione di rilievo nazionale che estraniò Chamlong dal governo di Prem. Con il sostegno del gabinetto di Prem la camera bassa del parlamento thailandese aveva approvato una nuova legge sull'aborto considerevolemente più liberale della precedente. La bozza di legge permetteva l'aborto nei casi di stupro e quando la vita della madre era in pericolo. Per quanto la legge imponeva l'esistenza di precise condizioni, Chamlong riteneva queste condizioni così vaghe dall'essere potenzialmente inutili. Il risultato, diceva, sarebbe stato l'”aborto libero”. Chamlong credeva che una tale legge violasse la riverenza buddhista per la vita e che la sua accettazione in Thailandia avrebbe provocato cambiamenti sociali inaccettabili. “Saremo distrutti da una tale legge”, obiettava.

Chamlong era deciso ad opporsi alla legge in senato. Per non mettere in imbarazzo Prem gli rassegnò le proprie dimissioni come segretario generale. Prem fu riluttante ad accettarle, ma alla fine lo fece dando ad intendere a Chamlong che era d'accordo con lui sul problema dell'aborto. Chamlong lanciò quindi una campagna nazionale per mobilitare ogni sostegno contro questa bozza di legge.

“Non potevo convincere i senatori da solo”, dice. “E allora dovevo rivolgermi al popolo.” Viaggiando per il paese teneva discorsi pubblici contro i pericoli dell'”aborto libero” e la sua violazione delle dottrine religiose universali. Faceva appello ai suoi ascoltatori perché scrivessero ai membri del senato e agli altri pubblici ufficiali in seno al governo per renderli al corrente della loro opposizione alla legge.

La campagna di protesta nazionale di Chamlong funzionò e la legge sull'aborto non superò il senato. In una campagna simile nel 1983 Chamlong riuscì ad impedire l'approvazione di modifiche costituzionali proposte dal comandante in capo dell'esercito che avrebbero indebolito la democrazia thailandese ancora in germoglio.

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IV L'attivismo religioso

Dopo aver lasciato l'Ufficio del primo ministro a Chamlong – che era ancora un ufficiale in servizio attivo – fu assegnato il compito d'insegnare psicologia e politica al Collegio nazionale della difesa, dopo di che entrò a far parte del Ministero della difesa come ufficiale di ruolo. Con l'avvicinarsi delle elezioni del 1985 però Chamlong cominciò a prendere in considerazione l'opportunità di avanzare la propria candidatura come governatore di Bangkok, la sola città della Thailandia dove il governatore era eletto. La sua frustrazione di fronte alla corruzione imperante nella politica thailandese alimentava la sua ambizione. Aveva anche delle idee innovative su come si dovesse condurre una campagna politica. Ammette con franchezza che gradiva il gusto dei rischi connessi all'impresa.

Il primo ottobre del 1985 Chamlong fu promosso da colonnello a maggior generale. Due giorni dopo rassegnò le dimissioni dall'esercito e si registrò come candidato a governatore. Si tuffò quindi nella campagna elettorale guidato dalle sue forti convinzioni morali e religiose, maturate dal suo profondo impegno personale nel buddhismo.

Come tutti i giovani thailandesi Chamlong era cresciuto in un ambiente culturale buddhista. I suoi primi maestri erano monaci e le scuole che aveva frequentato da bambino erano annesse ai monasteri locali. All'età di sette anni divenne un “monaco bambino”, secondo la tradizione che vede i bambini fare vita monastica per sette giorni. Molto più tardi, alla vigilia del matrimonio con Sirilak nel 1964, Chamlong entrò di nuovo in monastero per tre mesi. Questo suo impegno con il buddhismo coinvolgeva ogni aspetto della sua vita. Ma era anche superficiale.

Dopo il suo ritorno in Thailandia da Monterey nel 1974 tuttavia Chamlong e sua moglie svilupparono una sensazione di disagio spirituale. “Scoprimmo che pur essendo buddhisti non ottenevamo nulla dal buddhismo che migliorasse la nostra vita o la nostra società”, ricorda. Questo li condusse a voler compiere un nuovo sforzo di “seguire il Signore Buddha”. Chamlong cercò chi potesse fornirgli una buona guida religiosa e cominciò a studiare intensamente il buddhismo. Insieme a Sirilak, dice, divennero buddhisti devoti.

La ricerca spirituale di Chamlong si svolse in un periodo di fermento nel buddhismo thailandese. Figure di primo piano tra monaci e intellettuali buddhisti stavano tentando vigorosamente di affrontare le sfide che ponevano il clima politico turbolento e i vasti e rapidi cambiamenti economici e sociali che scuotevano il paese. Molti mettevano apertamente in discussione le pratiche e le credenze tradizionali e proponevano piuttosto l'elevazione del pensiero razionale e dell'intuizione critica sulla pietà emotiva e la superstizione. Tra di loro vi erano il venerabile phra Phutthathat (Buddhadasa) bhikkhu, un filosofo che esercitò una grande influenza e che respingeva il sovrannaturale mettendo piuttosto l'accento sulla necessità di avere personalità virtuose alle redini della società, e phra Panyanantha, che aborriva l'autoritarismo e promuoveva la democrazia. Entrambi lasciarono il loro segno sul pensiero di Chamlong. Ma nel 1979 Chamlong incontrò un altro monaco che sarebbe diventato la sua autentica guida spirituale. Questi era phra Phothirak, fondatore di una nuova scuola riformista buddhista chiamata Santi Asoke.

Come lo stesso Chamlong, phra Phothirak era un uomo che si era fatto da sé dopo aver affrontato una giovinezza di povertà e giungendo poi al successo in età adulta. Era diventato famoso alla televisione e un cantautore di successo. Però, disilluso dai frutti del suo successo mondano, nel 1970 Phothirak si fece monaco e vegetariano e voltò le spalle al materialismo imperante della società thailandese contemporanea. Tre anni dopo, ribellandosi contro le pratiche lassiste di molti monaci, fondò il suo proprio centro religioso e dichiarò la sua indipendenza dal sangha – o monachesimo – ortodosso, pur continuando a vivere da monaco.

Phra Phothirak insegnava ai suoi discepoli di astenersi dall'immoralità, dall'indulgere alla sensualità, dall'avidità (come pure dalle pratiche superstiziose) e di condurre vite semplici, facendo affidamento su sé stessi. “Mangia poco, usa poche cose, lavora molto e risparmia quello che resta per la società” divenne il motto del suo movimento.

Aderenti devoti della Santi Asoke erano rigorosamente vegetariani e mangiavano un solo pasto al giorno. Riducevano i loro oggetti privati al minimo necessario e non si lavavano con sapone. Molti si astenevano dai rapporti sessuali. Queste pratiche erano intese come propedeutiche allo sviluppo della disciplina morale, un valore chiave del buddhismo. Ma Phothirak predicava altre cose oltre la disciplina morale. Predicava anche l'azione morale, inclusa l'azione politica. Tutto ciò ebbe un'eco particolarmente profondo in Chamlong che divenne in poco tempo uno dei più ferventi membri della Santi Asoke. Lui e Sirilak erano già vegetariani. Nel 1979 avevano anche fatto voto di astenersi dalle relazioni sessuali e, usando le parole di Sirilak, di dare inizio ad “una nuova vita insieme nella purezza e nell'amicizia”.

Nei numerosi anni che seguirono – gli stessi anni nei quali prestava servizio nel senato, che era segretario generale del primo ministro, docente di sociopsicologia al Collegio nazionale della difesa e ufficiale in forza al Ministero della difesa – Chamlong si dedicò sempre di più alla sua vita religiosa. Divenne un predicatore laico che viaggiava per le campagne pronunciando discorsi in elogio del buddhismo ascetico di Phothirak e raccomandandosi agli abitanti dei villaggi perché si astenessero dalla birra, dalle sigarette, dalla carne e dal gioco d'azzardo. Per l'aver adottato lo stile di vita dei monaci itineranti, che dormono all'aperto nei templi, si meritò il titolo onorifico popolare di “maha”, normalmente riservato per i monaci più edotti e che personalmente non riconosce appropriato. Ma lo stesso gli è rimasto appiccicato addosso. Quando era impegnato nella campagna elettorale per l'elezione a governatore di Bangkok, “Maha Chamlong” aveva già fondato il suo ashram nell'area del tempio della Santi Asoke di Nakhorn Pathom, cinquantasei chilometri ad ovest di Bangkok. Chamlong era giunto alla conclusione che la politica non possa essere separata dalla religione; invero, che la politica non debba essere separata dalla religione.

Mentre parlava all'università di Thammasat nel 1982 a proposito delle idee di phra Putthathat, dichiarò: “Se l'economia e la politica non hanno il dhamma [il messaggio salvifico del Buddha] allora sia l'economia che la politica diventeranno mezzi di distruzione del mondo [...] per renderci privi di umanità”.
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V Il governatore di Bangkok

In questo spirito la partecipazione di Chamlong all'elezione per il governatore di Bangkok era schiettamente moralista. Concorrendo come candidato indipendente e coadiuvato da un'organizzazione detta Ruam Phalang, o Forza Unita, dimostrò come un'efficace campagna politica potesse essere allestita senza enormi contributi finanziari. Spese solamente seimila baht (circa 220 dollari USA) del suo denaro – per registrarsi e per pagare alcune sue fotografie – mentre per tutto il resto faceva affidamento a piccoli contributi volontari. Promise che non si sarebbe compromesso accettando grandi contributi finanziari per la sua campagna elettorale e finendo così con il contrarre debiti politici. Per questo abbandonò la pratica di tappezzare la città con cartelloni giganteschi e altre tecniche dispendiose. Quando parlava agli elettori prometteva che avrebbe gestito un governo libero da ogni corruzione dicendo: “Sono un buddhista devoto”.

La reputazione di Chamlong come un buon buddhista e un uomo integro rese credibile la sua campagna contro la corruzione. Presto divenne un candidato di punta dallo sconosciuto che era inizialmente. Per quanto la maggior parte dei suoi collaboratori per la campagna elettorale provenissero dalla Santi Asoke – cosa che i suoi avversari sfruttarono per attaccarlo – Chamlong fa notare come godesse del sostengo anche di altri gruppi buddhisti come pure di cristiani e musulmani. Anche la stampa di Bangkok prestò attenzione al suo messaggio anticorruzione. Alla fine vinse quasi mezzo milione di voti, il doppio di quanti ne ottenne il suo concorrente più votato. Fu eletto, come dice il suo biografo Duncan McCargo, in “un turbine di fede popolare”. Chamlong divenne il governatore di una delle più grandi capitali dell'Asia meridionale. Bangkok copriva all'epoca una superficie di 1.565 chilometri quadrati e ospitava circa sei milioni di persone. Come la maggior parte delle città dell'Asia contemporanea aveva due facce. Una era prospera ed esotica, la porta seducente e in rapido ammodernamento aperta sul regno della Thailandia e residenza dell'elite al governo del paese e del suo fiorente ceto medio. L'altra faccia di Bangkok rifletteva gli aspetti più sgradevoli della vita di città: milioni di poveri che vivevano in borgate fatiscenti, strade sudice e coperte di spazzatura, canali inquinati, un traffico paralizzante eruttante smog in continuazione, allagamenti distruttivi, e inoltre un'assistenza medica inadeguata, come pure quella scolastica, i parchi e i servizi. Essendo stato un ragazzo povero poi assurto alla condizione di membro dell'elite del paese, Chamlong conosceva intimamente entrambe le facce della città.

Ufficialmente Chamlong era il capo dell'Amministrazione metropolitana di Bangkok (AMB), un'agenzia che dava lavoro a cinquantamila impiegati pubblici e operai. La AMB condivideva la responsabilità della gestione cittadina con il governo nazionale thailandese. Tramite il Ministero dell'interno e divese agenzie e imprese pubbliche il governo controllava servizi chiave come l'acqua, l'elettricità, i trasporti pubblici, la polizia e un vario numero di attività previdenziali, inclusa la maggior parte degli ospedali. Persino il traffico ricadeva in gran parte nella giurisdizione statale. Altri servizi urbani erano invece responsabilità della AMB, come pure in teoria l'autorità sulla regolamentazione della crescita cittadina esercitata per mezzo del rilascio dei permessi di costruzione. In molte aree critiche quindi Chamlong aveva le mani legate. Usando una terminologia appresa alla scuola di amministrazione, descrisse la AMB un'”amministrazione controllata”. Ciononostante, come governatore, si impegnò di cuore a mettere in pratica i suoi principi buddhisti ovunque gli fosse possibile.

La lotta alla corruzione era stato il tema dominante della sua campagna elettorale. Come capo della AMB Chamlong avrebbe potuto arricchirsi a dismisura con le bustarelle e le commissioni che erano normalmente offerte dagli appaltatori che lavoravano nell'area cittadina. Come lui stesso rivelò ad un giornale di Bangkok, prima del suo mandato era consuetudine che il governatore ricevesse il quattro percento dei costi di edificazione di tutti i nuovi edifici in costruzione in città. Il tesoriere comunale e altri pubblici ufficiali disse che ricevevano il tre percento. Era stata una fortuna per lui, disse, l'aver praticato il “sacrificio e l'onestà” per tanti anni prima di aver dovuto affrontare una tale opportunità. Pur avendo messo fine a questa pratica Chamlong decise di non perseguire quanti in passato avevano commesso tale illecito, dicendo: “Presteremo attenzione a quello che stiamo facendo adesso e e a quello che faremo in futuro”.

Chamlong pose pure fine alla collusione che esisteva tra pubblici ufficiali della AMB e gli appaltatori per accordarsi preventivamente sui costi di realizzazione di opere pubbliche come il drenaggio dei canali e la costruzione degli sbarramenti in modo da poter mantenere i prezzi delle offerte di appalto uniformemente alti. Nel suo primo anno da governatore ordinò che fossero riaperte le gare d'appalto per molti tali contratti, con il risultato che i costi a carico della città calarono di circa il trenta percento. In questo modo fu capace di risparmiare circa ottanta milioni di baht (quasi tre milioni di dollari USA) solo nel primo anno.

Chamlong dirottò questo denaro a favore di servizi che ne avevano drasticamente bisogno come la raccolta dei rifiuti urbani e la protezione dalle alluvioni. Dimostrandosi scrupolosamente onesto e parlando con insistenza di ciò Chamlong si sforzò di creare un'atmosfera di moralità che potesse permeare l'intera amministrazione cittadina. La sua strategia per sradicare la corruzione tra i quadri si basava soprattutto sull'ispirazione che riusciva a dare. Dette inizio ad un corso di addestramento alla “qualità della vita” per risvegliare la coscienza dei suoi collaboratori subordinati consistente in dissertazioni – che spesso teneva di persona – sul valore della pulizia, dell'onestà, il duro lavoro, la frugalità, il sacrificio e la gratitudine. Chamlong credeva che il far mettere in pratica questi principi sia ai pubblici ufficiali che al pubblico sarebbe stato la chiave di volta per portare a soluzione molti dei problemi di Bangkok.

La pulizia, ad esempio. Quando Chamlong divenne governatore, Bangkok era famigerata per essere una delle sei capitali più sudicie del mondo. Dando un'occhiata al problema, Chamlong fu sconcerato dallo scoprire che il piccolo esercito di spazzini di Bangkok spazzava le strade solamente una volta al mattino pur ricevendo la paga di un giorno intero di lavoro. A proposito della sua crociata morale indirizzata direttamente agli spazzini dice: “Ho insegnato loro a sacrificarsi per il bene pubblico, a lavorare di più. E mi hanno dato retta.” Per incoraggiarli – e per dimostrare al pubblico che le sue intenzioni erano serie – il governatore Chamlong una mattina di buon'ora uscì con gli spazzini nel loro giro di pulizia delle strade e devolse il suo fondo di beneficenza a favore del loro fondo previdenziale. I risultati furono impressionanti. Bangkok divenne pulita. Chamlong utilizzò una stategia di persuasione analoga quando affrontò il problema dei venditori ambulanti onnipresenti. Nonostante fossero illegali, questi commercianti di minuteria affollavano i marciapiedi di giorno e di notte tutti i giorni della settimana. Chamlong sapeva che la maggior parte di questi venditori ambulanti erano poveri onesti che lottavano per la sopravvivenza e non voleva quindi obbligarli ad abbandonare la loro attività. Ma per fare in modo che si potessero pulire i marciapiedi e per permettere ai pedoni di girarci liberamente almeno un giorno la settimana, ordinò che i venditori ambulanti si prendessero un giorno di “vacanza” ogni mercoledì. Questo provvedimento era veramente urgente per gli stessi venditori, disse, ma loro avevano paura di adottarlo per timore di cedere il passo alla concorrenza. Riuscì a prevalere sulle loro obiezioni al prendere un giorno di vacanza nell'interesse comune. Dopo una qualche resistenza, lo fecero.

Lo stile di leadership di Chamlong come governatore era deliberatamente esemplare. Continuò a seguire gli otto precetti buddhisti e a condurre una vita considerevolmente spartana sia che fosse nella sua residenza di Bangkok – una casa grande ma ammobiliata frugalmente ricavata da una vecchia fabbrica di vestiario – oppure in uno dei templi Santi Asoke in Nakhorn Pathom, nei quali si ritirava una volta al mese e dove risiedeva in una semplice capanna lavandosi senza sapone in un vicino ruscello. Per quanto in certe occasioni gli piaceva vestire la divisa militaresca da governatore, la maggior parte delle volte preferiva indossare una semplice camicia blu senza colletto in stile contadino. Il suo famoso taglio di capelli militaresco era opera della moglie. Donava il suo salario di pubblico ufficiale in beneficenza e pagava il suo pasto vegetariano quotidiano con una piccola somma che ricavava dalla sua pensione di militare. Si alzava di prima mattina per meditare e fare esercizi fisici e trascorreva fino a quattordici ore al giorno a lavorare, mettendo in pratica quello che predicava sul duro lavoro e sul sacrificarsi per il bene collettivo. Di frequente teneva delle prediche pubbliche. Educare la gente perché cambi il proprio comportamento crede che sia lo scopo principale dell'azione di governo.

Il metodo che Chamlong adottò per affrontare il problema della povertà illustra questo principio. Come governatore di Bangkok visitava frequentemente le borgate fatiscenti e si sforzava di sollevare le vite dei poveri migliorando l'istruzione e gli ospedali pubblici. Migliorò le condizioni di quanti vivevano nelle aree occupate abusivamente facendovi costruire sentieri pavimentati e altre amenità. Ma sollecitò anche i poveri perché fossero frugali e fortemente dediti al lavoro mentre tentavano di sollevarsi dal pantano della povertà. Al contempo sollecitò i più ricchi cittadini di Bangkok perché facessero sacrifici personali a favore dei poveri. Insieme alla moglie aprì una catena di negozi che vendevano ai poveri vestiario e altri oggetti di uso quotidiano donati da benefattori a prezzi che potessero permettersi. I ricavi erano donati in beneficenza. (Questi negozi sono attivi ancora oggi). Analogamente Chamlong fondò una compagnia senza scopo di lucro che acquistasse all'ingrosso generi di prima necessità per rivenderli ai bisognosi a prezzo di costo. I capitali provenivano da donazioni elargite dagli abbienti. Il suo obiettivo principale disse che era “di aiutare la gente ricca a ridurre i propri desideri, di sapersi sacrificare per il bene pubblico. Come beneficio collaterale si possono aiutare i poveri a comprarsi oggetti molto economici.”

La prostituzione dilagante è uno dei problemi più famosi di Bangkok. Ma ricadendo la regolamentazione dell'industria del sesso tra le competenze della polizia e di altre agenzie del governo nazionale era al di fuori della possibilità d'intervento di Chamlong come governatore. Chamlong crede che nel lungo termine ridurre la povertà solleverà anche le donne thailandesi dal bisogno di ricorrere alla prostituzione. Come governatore esortò le prostitute e i loro clienti ad essere rispettosi dei costumi thailandesi e dei valori buddhisti.

Naturalmente non tutti i problemi di Bangkok si sono piegati al volere di Chamlong. Per quanto più pulite e meno esposte alle alluvioni, le strade di Bangkok erano ancora ingorgate dal traffico. L'aria era rimasta inquinata; l'espansione urbana era fuori controllo; l'industria del sesso prosperava; e così via. In più i detrattori di Chamlong lo accusavano di essere così puritano nella sua frugalità dal permettersi di lasciare alcuni bisogni critici insoddisfatti piuttosto di pagare quello che era necessario pagare, come successe per la rimozione delle baraccopoli e per provvedimenti di igiene pubblica. Rifiutò l'acquisto di macchine per la pulizia automatica delle strade preferendo a queste gli spazzini umani e una volta sospese la costruzione di un impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani perché pensava che le offerte per l'appalto fossero state pilotate. E a certuni la sua insistenza sulla vita semplice e sulla riduzione dei desideri sembrava una scusa per non dover fare di più per aiutare i poveri. Ma l'indiscussa integrità e la sua ovvia sincerità indebolirono l'impatto di tali critiche. Il suo zelo riformista e la sua efficace appariscenza rapirono l'immaginazione del pubblico facendo decollare la sua popolarità.

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VI Leader di partito – il Palang Dharma

Nell'aprile del 1988 il primo ministro Prem Tinsulanonda sciolse il parlamento e indisse le elezioni politiche per il mese di luglio. Chamlong decise di mobilitare i suoi sostenitori per partecipare alle elezioni. In giugno fondò il partito Palang Dharma (Forza Morale) (PPD) in cui raggruppò i suoi candidati, 318 dei quali concorsero per un posto in parlamento in tutta la Thailandia – la più folta candidatura tra tutti i partiti. Chamlong rimase al suo posto di governatore ma il suo sostegno per i candidati del PPD era la forza motrice della campagna elettorale. Di conseguenza i tentativi degli altri partiti di sconfiggere i candidati del Palang Dharma divennero in buona parte una campagna contro di lui.

Nel loro sforzo di discreditare Chamlong i rivali politici sollevarono dubbi sul ruolo che coperse nel sanguinoso colpo di stato dell'ottobre del 1976. Lui negò il proprio coinvolgimento sia nelle azioni ribelli che nei massacri. “Non ho ucciso studenti”, disse con enfasi agli elettori. Oggi Chamlong fa notare come alcuni degli studenti che si opposero al colpo di stato del 1976 siano diventati membri del Palang Dharma.

Una seconda e più efficace linea d'attacco criticava Chamlong per la sua affiliazione con la Santi Asoke. Il movimento di phra Phothirak era cresciuto notevolmente durante gli anni 1980 attraendo a sé oltre duemila devoti laici e un'ottantina di monaci ordinati dallo stesso Phothirak. Aveva quattro templi. E in Chamlong aveva un patrono politicamente potente e dal profilo molto elevato. Ma molti buddhisti thailandesi credevano gli insegnamenti di Phothirak eretici e la Santi Asoke un'organizzazione religiosa illegale (non era formalmente registrata presso il Dipartimento degli affari religiosi, ad esempio). Gli attacchi di Phothirak contro il sangha ufficiale destarono l'ira della sua gerarchia, soprattutto per il suo presentarsi come un riformista dal cuore puro in guerra contro un sistema religioso corrotto. Chamlong, dicevano i suoi avversari alle elezioni, usava il suo potere politico per proteggere e promuovere un'organizzazione illegale e pericolosa.

È vero che i membri della Santi Asoke godevano di una cospicua rappresentanza nel Palang Dharma. La metà dei candidati ne erano devoti e il messaggio del partito per un governo morale rifletteva chiaramente gl'insegnamenti della Santi Asoke. Inoltre phra Phothirak sosteneva apertamente il partito. Nel corso della campagna elettorale tuttavia Chamlong si pose ad una certa distanza dal movimento. Negò di fornirgli protezione politica e dichiarò di seguire gl'insegnamenti della Santi Asoke “perché sono pratici e insegnano alla gente l'abbandono dell'egoismo”.

Con il progredire della campagna elettorale divenne presto chiaro come gran parte degli attacchi contro la Santi Asoke avessero una motivazione politica. Il capo di un forte partito avversario nonché fiero critico della Santi Asoke, ad esempio, era candidato ad una carica nello stesso distretto in cui lo era la moglie di Chamlong. Ma non si trattava solo di una questione partigiana. Tra quelli che temevano la crescente influenza della Santi Asoke c'erano seri pensatori buddhisti, come Sulak Sivaraksa, che aborriva quello che considerava il dogmatismo della setta e la sua autoidentificazione con il bene.

L'elezione fu una delusione per il nuovo partito di Chamlong. Solamente quattordici dei suoi candidati risultarono eletti – dieci a Bangkok, quattro in provincia. I candidati della Santi Asoke in particolare se la cavarono piuttosto male. Evidentemente la campagna elettorale in negativo aveva dato i suoi frutti. È anche vero tuttavia che molti candidati del Palang Dharma erano relativamente sconosciuti e che, ambendo ad una presenza nazionale, Chamlong si era spinto molto al di là dei limiti del suo elettorato tipico radicato nel ceto medio di Bangkok. In provincia la politica seguiva altre regole. Qui gli elettori erano più facilmente attratti dai partiti che avevano a disposizione una maggiore liquidità per la loro campagna elettorale. Di fronte alla “politica del denaro” l'appellarsi ambizioso del Palang Dharma all'onestà e al governo pulito avevano semplicemente fallito di riscuotere il successo. Ciononostante, con quattordici dei suoi membri di partito insediati nel nuovo parlamento – indipendenti nei confronti sia della coalizione di governo che dell'opposizione – Chamlong era diventato un protagonista della politica di cui si doveva tenere conto.

In conseguenza delle elezioni del 1988 il vecchio mentore e patrono di Chamlong, Prem Tinsulanonda, fu sostituito come primo ministro da Chatichai Chunhavan, un ex generale e capo del partito Chart Thai, che dominava il nuovo governo. Chamlong vide immediatamente la sua autorità di governatore messa in discussione dal ministro degli interni di Chatichai nonché suo cognato Pramarn Andireksarn. Pramarn sfruttò prontamente ogni ambiguità giurisdizionale [di competenze] tra il ministero e la AMB per restringere il bilancio di spesa cittadino e per favorire i suoi appaltatori di fiducia. Nel frattempo il governo di Chatichai fece riaprire le indagini sulla Santi Asoke aprendo la strada alla decisione del consiglio supremo del sangha di smonacare phra Phothirak.

Phothirak evitò lo smonacamento sostituendo alla sua veste marrone una bianca e accettando di astenersi dal dirsi monaco. (Adottò invece il titolo di samana, che vuol dire “colui che è ordinato” [sic]).

Questa lotta di potere si protraeva nel periodo in cui Chamlong stava per affrontare le elezioni di governatore del gennaio del 1990. Altri dieci candidati gli erano concorrenti al seggio e, ansioso di scalzarlo dal suo piedistallo, il Chart Thai gli scatenò contro un'intensa campagna propagandistica. Fu attaccato ancora una volta per via delle sue connessioni con la Santi Asoke, ma invano. Quando si contarono i voti, Chamlong aveva ricevuto di nuovo il doppio dei voti del suo più vicino rivale per il 62% del totale. Anche altri candidati del Palang Dharma in altre elezioni correlate per ruoli amministrativi cittadini e distrettuali se la cavarono bene. La strepitosa vittoria di Chamlong ebbe ripercussioni anche nel partito al governo Chart Thai. Pramarn aveva perso la lotta di potere e il suo ministero; Chatichai lo relegò al meno potente Ministero del portafoglio industriale.

L'ascesa del ruolo politico di Chamlong avvenne nel corso di un periodo importante di transizione del sistema politico thailandese. Nel 1932 riformisti d'influenza occidentale avevano pacificamente messo fine alla monarchia assoluta nel paese. Si auspicava che la monarchia costituzionale che l'aveva sostituita sarebbe stata improntata a caratteristiche democratiche. Ma nei decenni successivi divenne la regola che i potentati appartenenti alle forze armate prendessero il sopravvento sui politici civili i cui governi avevano una vita breve prima di essere inevitabilmente rovesciati dai generali. La durata dei governi militari era invece considerevolmente più lunga.

Ciononostante alcuni elementi di democrazia erano quasi sempre presenti: la costituzione, le assemblee nazionali, alcune sporadiche elezioni. Questi elementi di democrazia a volte erano più forti e altre volte invece più deboli. Ma anche quando servivano solamente a legittimare l'uomo forte al potere, servivano anche a ricordare al pubblico che esisteva un'alternativa democratica. E così s'ingenerò un ritornello. Nel suo libro “I giovani turchi thailandesi” Chaianan Samudvanij descrive questo ritornello in termini di sei fasi ricorrenti: “ossia (1) un colpo di stato militare, seguito da (2) la promulgazione di una costituzione nuova o resuscitata, seguita da (3) un periodo di intrallazzi politici e le elezioni, seguito da (4) un periodo di 'luna di miele' di cooperazione in cui fiorisce ogni sorta di legislazione, seguito da (5) aspri litigi e stagnazione tra i quadri del governo, seguiti da (6) un colpo di stato militare a ristabilire l'ordine e la stabilità.”

A cominciare da Prem Tinsulanonda però questo ritornello sembrò cambiare. È vero che Prem era un generale e che non fu eletto. Ma Prem si congedò dai propri incarichi militari e governò come un capo di governo civile con il sostegno di politici eletti. Due volte nel corso del suo governo, nel 1981 e nel 1985, si difese con successo da tentativi di colpo di stato militari. Facendolo con il sostegno della monarchia poté screditare gli architetti dei colpi di stato – per quanto non volle punirli. Nel 1988 Prem rifiutò un'altra legislatura come primo ministro e aprì la strada ad un capo di governo civile. Il suo successore, Chatichai Chunhavan, era il primo parlamentare ad essere eletto primo ministro dal 1976. Pur essendo anch'egli un ex generale – si era congedato dall'esercito nei primi anni '70 – Chatichai aveva assunto il potere come capo del partito Chart Thai, non come capo di una fazione militare.

Erano cambiate altre cose ancora. I partiti politici e il parlamento erano diventati più forti. La crescita economica aumentava. E un ceto medio urbano fiorente coltivava i valori democratici. Al contempo la fine della guerra fredda e la cessazione dei conflitti armati nella vicina regione dell'Indocina faceva sentire le forze armate un po' meno essenziali per garantire la sicurezza nazionale. Gli stessi generali adesso si contentavano di esercitare la loro influenza da dietro le quinte. Quando si fecero gli anni '90 i politici eletti al governo sembravano infine poter prevalere tra le forze politiche thailandesi. I colpi di stato militari erano roba del passato, diceva la gente. La democrazia stava mettendo radici.

Chamlong personificava questi cambiamenti. L'esercito gli aveva facilitato l'ascesa al potere e, come membro del Gruppo dei giovani ufficiali, aveva militato nei movimenti che avevano posto termine al problematico esperimento democratico che aveva seguito la rivoluzione studentesca. Ma con l'approfondirsi della sua dedizione al buddhismo negli anni 1970 si andò pure approfondendo la sua convinzione che un buon governo potesse essere solamente un governo democratico. Voltò le spalle ai congiurati dei colpi di stato degli anni '80, i suoi compagni del Corso sette, e si gettò da solo in politica verso il successo elettorale. C'erano molte cose che detestava della democrazia thailandese, soprattutto la corruzione dilagante e gli altri frutti velenosi della “politica del denaro”. Ma Chamlong giunse veramente a credere – come i suoi stessi successi sembrano dimostrare – che il sistema potesse essere ripulito al meglio partendo dal basso.

Quando si fecero gli anni '90 i parlamentari del Palang Dharma di Chamlong avevano esteso la sua crociata al parlamento. Il governo di Chatichai e l'atteggiamento dei politici ordinari davano loro molto di cui lamentarsi. La sensazione popolare era che la corruzione dilagasse. I giornali riportavano una litania quotidiana di scandali – tutte storie su come enormi affari riconducibili a membri del governo riguardanti le televisioni via cavo, le raffinerie di petrolio, le telecomunicazioni e i progetti per le infrastrutture stessero arricchendo Chatichai e la sua cricca. La gente derideva il suo governo chiamandolo il “gabinetto dell'abbuffata”. Anche il giro continuo di intrighi politici e di lotte di potere stavano esacerbando l'opinione pubblica nei confronti del governo così che quando l'esercito entrò di nuovo in azione nei primi mesi del 1991 in pochi si disturbarono di esprimere apertamente le loro obiezioni.

Chamlong aveva appena inaugurato il suo secondo mandato di governatore di Bangkok quando, il 23 febbraio del 1991, il comandante in capo dell'esercito Suchinda Kraprayun (figura di spicco del preminente Corso cinque dell'Accademia reale militare Chulachomklao) sciolse con la forza il governo eletto, abrogò la costituzione e arrestò il primo ministro Chatichai mentre si recava ad incontrare il re. Il colpo di stato fu senza spargimento di sangue. Suchinda disarmò l'opinione pubblica dichiarando di non nutrire alcun interesse nel porsi alla guida del nuovo governo e promise invece di nominare una figura civile di primo piano a primo ministro. Nominò rapidamente Anand Panyarachun, un ex diplomatico formatosi a Cambridge ed eminente leader del mondo degli affari, che assunse la guida del governo sotto la lasca supervisione del gruppo agli ordini di Suchinda, costituito formalmente dal Consiglio nazionale per il mantenimento della pace (CNMP).

Anand acquistò di credibilità insistendo che Chatichai fosse rimesso in libertà anticipatamente e togliendo subito lo stato di legge marziale. In seguito, riducendo la corruzione e affrontando efficacemente un certo numero di problemi ereditati da Chatichai e dagli altri politici, Anand e il suo gabinetto riuscirono a calmare le ansietà del pubblico causate dal ritorno dei militari al potere. Anand chiarì che il suo governo era in senso stretto un governo ad interim il cui compito principale era di stilare una nuova costituzione e di indire nuove elezioni entro un anno.

Quando si fece il dicembre del 1991 una nuova costituzione era stata scritta ed approvata. Godeva di qualche caratteristica progressista, come quella di richiedere ai pubblici ufficiali come ai militari di carriera di rassegnare le proprie dimissioni prima di assumere incarichi politici. Però concedeva un potere considerevole ad una camera alta i cui 270 membri erano nominati, non eletti. In più, punto critico, non era richiesto che il primo ministro fosse eletto. Gli attivisti democratici thailandesi, primo tra tutti Chamlong, ebbero la sensazione che queste caratteristiche conservatrici rendessero la nuova costituzione uno strumento [per il mantenimento del potere] nelle mani della classe al governo. Al di là di questo tuttavia Chamlong rispettava Anand e godeva di buoni rapporti con il suo governo. Ma quando furono indette nuove elezioni per il 22 marzo del 1992, Chamlong si dimise da governatore per potersi candidare al parlamento nelle fila del Palang Dharma, una manovra che l'avrebbe potuto far diventare primo ministro. I sondaggi dimostravano che gli elettori di Bangkok erano in grande maggioranza dalla sua parte. La strategia elettorale dei militari fu di forgiare alleanze con i partiti politici solidali e di rafforzare quindi con le elezioni l'influenza politica che avevano conquistato con la forza appena un anno prima. Tre di tali partiti, incluso il Chart Thai (ora sotto una nuova guida), concordarono una strategia comune per fare eleggere candidati favorevoli alla giunta. Insieme ad altri due partiti pro democratici Chamlong e i suoi 194 candidati del Palang Dharma erano a favore di emendamenti alla nuova costituzione che rendessero il parlamento più vicino alle richieste del popolo – richiedendo che il primo ministro fosse un membro eletto del parlamento, ad esempio.

Il primo ministro Anand lanciò una campagna attraverso gli organi d'informazione a favore di “elezioni pulite” per scoraggiare la compravendita di voti ed altre anomalie. Per quanto questi sforzi contribuirono a limitare le più gravi distorsioni elettorali, gli effetti della “politica del denaro” erano ancora preponderanti quando la campagna elettorale entrò nel vivo nei primi mesi del 1992. In questo contesto il convinto richiamo all'integrità [morale] di Chamlong ebbe una forte eco a Bangkok, dove i candidati del Palang Dharma vinsero 32 dei 35 seggi. Tuttavia fuori di Bangkok i candidati del Palang Dharma se la cavarono male e Chamlong entrò a far parte del parlamento con soli 41 compagni di partito. Insieme agli altri candidati pro democratici eletti, per un totale di 165, assommavano a solo il 45% della nuova legislatura. I partiti della giunta al potere avevano vinto.
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VII Lo scontro con il governo e il ritiro dalla vita pubblica

Narong Wongwan, a capo del primo partito della coalizione vincitrice, fu nominato primo ministro. Narong era un magnate dell'industria del legname e del tabacco e un politico di lunga data che, nonostante fosse un civile, era considerato un alleato accondiscendente della giunta di Suchinda. Lo stesso giorno della sua nomina tuttavia il dipartimento di stato degli Stati Uniti confermò che a Narong era stato negato il visto d'ingresso per gli Stati Uniti nel 1991 in quanto sospettato di essere coinvolto nel traffico di droga. La sua coalizione lo abbandonò prontamente. Al suo posto nominò lo stesso generale Suchinda. Nonostante avesse dichiarato esplicitamente che non avrebbe accettato l'incarico a primo ministro, Suchinda disse a questo punto che doveva rimangiarsi le sue parole “per il bene del paese”. Il sette aprile si dimise dall'esercito. Il re Bhumipol e il parlamento approvarono la sua nomina ma i thailandesi pro democratici (come pure l'eminente giornale nazionale Nation) lo chiamarono “il secondo colpo di stato di Suchinda”. Cinquantamila persone scesero immediatamente nelle strade a dimostrare contro il nuovo governo.

La rabbia contro l'ardito gesto di Suchinda aumentò quando questi riempì il suo gabinetto di governo con politici screditati e i principali ruoli di comando delle forze armate con i suoi compagni del Corso cinque. Oltre la metà delle nuove nomine al senato erano costituite da militari di carriera o poliziotti sia in servizio che in congedo. Chamlong aveva avvertito il giorno delle elezioni che “l'opposizione pubblica al ministro non eletto non farà che aumentare”. Mentre crescevano le proteste degli studenti, delle organizzazioni non governative e dei gruppi pro democratici perché Suchinda abbandonasse il potere o perché accettasse nuove elezioni, Chamlong s'immerse nel bel mezzo del movimento di contestazione e di protesta. In un'enorme manifestazione tenuta il quattro maggio nel parco Sanam Luang, nel cuore della vecchia Bangkok, Chamlong annunciò la sua intenzione di seguire l'esempio di tanti altri attivisti nonviolenti e di iniziare lo sciopero della fame. “Ci ho pensato bene” lesse da una sua lettera di fronte a ottantamila manifestanti, “e ho deciso di mettere in prima linea la mia stessa vita. [...] Digiunerò fino a che Suchinda si dimetterà o che io morirò.” A migliaia lo imitarono quando andò a piedi di fronte all'Assemblea nazionale per iniziare il suo digiuno. Nei giorni che seguirono una folla che arrivò a superare le centomila persone si ammassava intorno a Chamlong che parlava loro dal tetto di un furgone. Al grido di “Suchinda deve andarsene!” e “Suchinda bugiardo!” una massa di manifestanti seguiva Chamlong marciando sui viali Rachadamnoen e Rachadamnoen Nok. (Questi viali collegavano il parco Sanam Luang con il Monumento alla democrazia e, oltre questo, con diversi edifici del governo inclusa l'Assemblea nazionale, il Parlamento e l'ufficio del primo ministro, la Casa del governo.) Qua e la, presso incroci bloccati dalla polizia, avvenivano degli scontri tra i manifestanti più agitati e la polizia, con lanci di bottiglie e pietre. Il governo rispose con minacce e fece disseminare da aerei militari volantini con l'ordine alla folla di disperdersi. Caduto l'ordine nel vuoto, le forze armate divennero più bellicose. (I thailandesi tuttavia sapevano ben poco di tutto quello che stava succedendo avendo le televisioni e le radio gestite dal governo e dall'esercito imposto il blocco di ogni informazione riguardante le proteste).

Il nove maggio Suchinda dovette proclamare l'accettazione di un emendamento che avrebbe reso ineleggibile come primo ministro chiunque non fosse stato eletto al parlamento. Questa promessa verbale ed altre ancora allentarono la tensione; i capi dei movimenti pro democratici sospesero le manifestazioni con l'avvertimento che in assenza di concrete iniziative in questa direzione avrebbero rinnovato le proteste il diciassette maggio. Chamlong dubitò della sincerità di Suchinda dicendo: “Siamo stati ingannati a lungo”. Ciononostante interruppe il digiuno. La sera del nove, con la clamorosa approvazione della folla, consumò il suo primo pasto dopo sei giorni. Annunciò anche le sue dimissioni come leader del Palang Dharma, per alleviare i sospetti che le sue azioni avessero solamente scopi politici.

La tregua tra il governo di Suchinda e le forze pro democratiche durò poco. La domenica del 17 maggio i due primi partiti della coalizione di governo annunciarono che, nonostante approvassero gli emendamenti alla costituzione, intendevano però approvare delle clausole transitorie che avrebbero permesso a Suchinda di continuare ad esercitare le funzioni di primo ministro fino alla naturale scadenza del mandato del parlamento – potenzialmente per altri quattro anni. Alle otto pomeridiane dello stesso giorno duecentomila dimostranti si erano radunati al parco Sanam Luang e nelle strade adiacenti ad ascoltare i discorsi dei capi della Coalizione per la democrazia.

Poco dopo Chamlong guidò l'intera assemblea in una marcia di due chilometri alla Casa del governo per chiedere le dimissioni di Suchinda. Ma raggiunto l'incrocio tra i viali Rachadamnoen e Rachadamnoen Nok furono fermati dalla polizia al ponte Phan Fa, sul quale erano state erette barricate di filo spinato. Per un po' i dimostranti cercarono di convincere con metodi diplomatici i poliziotti di farli passare. Ma, fallito ogni tentativo, alcuni di loro assaltarono e superarono le barricate. La polizia rispose usando getti d'acqua e colpendo i dimostranti con i manganelli quando questi tentarono di prendere il controllo di una delle autopompe. Presto cominciarono a volare pietre e molotov. A distanza Chamlong esortava con un megafono i manifestanti a non attaccare la polizia, ma la sua voce si perdeva nel fragore.

Nel corso delle ore che seguirono il governo lanciò l'operazione Distruzione del nemico. Centinaia di truppe arrivarono sul luogo per reprimere la dimostrazione. Appena dopo mezzanotte Suchinda dichiarò lo stato d'emergenza. Le adunanze di più di dieci persone furono dichiarate illegali, ma nessuno ci fece caso. Chamlong rimase con il gruppo presso il ponte Phan Fa e il vicino Monumento alla democrazia, assicurando che avrebbe lottato fino all'arresto. Verso le quattro del mattino dei soldati minacciarono i manifestanti che erano vicino al ponte sparando con i loro fucili M-16. Un'ora e mezza più tardi spararono di nuovo, e di nuovo ancora quando circa quarantamila dimostranti s'erano alzati a cantare l'inno nazionale. Usando un sistema di filodiffusione Chamlong pregò i soldati di smettere di sparare. La mattina seguente, mentre l'esercito faceva confluire altre truppe, la folla dei manifestanti crebbe ancora di più e si formarono delle dimostrazioni-satellite in altre zone della città.

Di primo pomeriggio Suchinda accusò pubblicamente Chamlong di fomentare la violenza e difese l'uso della forza da parte del governo. Poco dopo la polizia militare, sparando in continuazione in aria, prese d'assalto la folla che circondava Chamlong bloccando migliaia di persone faccia a terra. Ripresi dalle telecamere che trasmettevano la scena in mondovisione ammanettarono Chamlong e lo trascinarono via. Ma la folla non si disperse.

Durante tutto il resto del giorno e della notte e per tutto il giorno che seguì la folla, urlando “Suchinda vattene!”, continuò a sfidare e a deridere i soldati. Le truppe risposero uccidendo brutalmente altri dimostranti e arrestando più di mille persone che si erano radunate intorno a un ospedale d'emergenza provvisorio allestito nel Royal Hotel. I dottori che erano nell'albergo furono presi a calci, messi faccia a terra e tenuti in stato di fermo per ore. Dopo che le truppe del governo si erano assicurate il controllo dell'area intorno al ponte Phan Fa e al Monumento alla democrazia, la massa dei dimostranti si trasferì all'università di Ramkhamhaeng. La sera del diciannove maggio vi si erano radunate circa cinquantamila persone. Intanto continuavano a scoppiare sporadicamente degli scontri violenti in varie parti della città; “cacciatori” dell'esercito perlustravano la città sparando ai giovani in motocicletta. Le forze governative avevano ormai ucciso un numero imprecisato di persone e ferite centinaia. E non si vedeva la fine degli scontri.

Nelle prime ore della mattina seguente, il venti di maggio, la principessa Maha Chakri Sirindhorn si rivolse alla nazione in televisione. Il suo appello urgente perché le uccisioni cessassero fu ritrasmesso più tardi nel corso della giornata. Quella sera suo fratello, il principe ereditario Vajiralongkorn, pronunciò un appello simile. Quindi, alle 9:30 della stessa sera, il re Bhumipol chiamò Suchinda e Chamlong perché si presentassero al suo cospetto. Mentre erano umilmente inginocchiati al cospetto del re, fianco a fianco in una scena di riappacificazione che fu trasmessa in televisione più tardi nella notte, il re chiese ai due contendenti di cessare lo scontro e di lavorare insieme perché la costituzione fosse resa più democratica per via di un regolare procedimento parlamentare. A seguito della riprovazione reale Suchinda rese la libertà a Chamlong e annunciò un'amnistia per quanti avevano partecipato alle dimostrazioni. Concordò anche il suo sostegno ad un emendamento che avrebbe richiesto che il primo ministro fosse scelto tra i membri eletti del parlamento. Da sua parte Chamlong chiese ai dimostranti di disperdersi. Cosa che fecero in breve tempo.

Suchinda fece un ultimo tentativo di rimanere al potere che dovette però ritirare di corsa di fronte ad un'accesa condanna e un'umiliazione pubblica. Il ventiquattro maggio rassegnò le dimissioni e si ritirò in una località sconosciuta. Chamlong aveva vinto.

Ma fu una vittoria dolorosa. Chamlong non aveva previsto tanta violenza. “Volevo una manifestazione pacifica”, disse in seguito. “Non posso negare una certa parte di responsabilità per i danni e per la perdita di vite che sono successi. Mi sento profondamente dispiaciuto per quelle famiglie che hanno perso dei loro membri negli scontri, per quanti sono stati feriti e per le loro famiglie.” Ciononostante è ancora convinto che “avevamo ragione nel fare quello che abbiamo fatto.”

In seguito all'abbandono di Suchinda, Anand Panayarachun accettò di condurre la Thailandia verso nuove elezioni alla testa di un secondo governo provvisorio. Il successo riscontrato nel suo primo incarico di primo ministro gli fruttò la credibilità necessaria a ricondurre in porto la nazione e a reintegrare la sua credibilità all'estero. Intanto che pianificava le nuove elezioni – programmate per il tredici settembre del 1992 – Anand provvide anche destramente a subordinare i vertici militari responsabili delle violenze della crisi di maggio, rafforzando così l'autorità civile. Al contempo degli emendamenti critici alla costituzione rendevano finalmente giustizia al principio che una persona, per essere nominata primo ministro, doveva prima essere stata eletta al parlamento.

Con l'avvicinarsi delle elezioni Chamlong tentò di rafforzare il suo partito Palang Dharma, per quanto non ne fosse più ufficialmente a capo. Presentò la propria candidatura, promettendo però che non avrebbe accettato alcun incarico di ministro avesse il Palang Dharma conquistato un suo posto all'interno della coalizione vincente. Nella campagna elettorale i suoi rivali – inclusi i suoi ex compagni prodemocratici – lo dipingevano come una persona pericolosamente avversa al compromesso. Alcuni lo criticarono aspramente per l'aver trascinato dei giovani patrioti verso la rovina durante la sommossa di maggio. Altri lo ridicolizzarono per aver rotto il suo voto di digiunare fino alla morte. Alla fine Chamlong fu rieletto al parlamento insieme a quarantasette altri candidati del Palang Dharma. Ma altri partiti democratici se la cavarono meglio e l'incarico di formare il nuovo governo cadde su Chuan Likpai, capo del Partito democratico. Come aveva promesso di fare, Chamlong declinò l'invito a far parte del gabinetto di Chuan.

In seguito alle elezioni Chamlong si è dedicato sempre di più all'agricoltura. Gli agricoltori thailandesi, dice, stanno diventando sempre più poveri soprattutto a causa dei costi elevati del materiale necessario quali i fertilizzanti, i pesticidi e i macchinari. In un campo donato di quaranta acri (sedici ettari) in Kanchanaburi lui, Sirilak e quattro altre persone hanno inaugurato un esperimento di “agricoltura integrata” come un primo passo verso la realizzazione di una scuola di educazione civica. Non usano prodotti chimici. “Voglio dimostrare che si può vivere praticando l'agricoltura naturale” dice. Naturalmente Chamlong sottolinea che i buoni valori buddhisti contribuiranno a garantire la loro possibilità di successo. Gli agricoltori dovrebbero essere dediti al lavoro, onesti, frugali e senza vizi.

Questi valori continuano a delineare la natura di Chamlong. Insiste che quello che desidera più di ogni altra cosa è di poter tornare ad essere semplicemente Chamlong, di vivere in una piccola capanna, godersi la natura e di “praticare il dhamma per neutralizzare i desideri mondani”. Ma è difficile immaginare che Chamlong possa abbandonare in toto la vita mondana. Lui crede che i buddhisti consapevoli debbano partecipare alla vita pubblica e si sente spesso obbligato all'azione. È nel suo carattere farlo.

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Settembre, Manila.

J. R. R.


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Diverse interviste e lettere scambiate con persone vicine a Chamlong, nella vita o nel lavoro.

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Ultima modifica: 20 agosto 2007
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