Com'è che Brahmā arrivò a credersi
il
dio creatore e signore del mondo
Il brano che segue è contenuto nella seconda parte del
Pāṭikasuttanta, Digha Nikāya, I, 27. La traduzione appresso
riportata proviene dal libro: Aforismi
e discorsi del
Buddha, a cura di Mario Piantelli, TEA, Milano 1988
(traduzione
di Eugenio Frola), pagg. 252-4.
[Il Buddha discorre con un
gruppo di asceti a proposito dell'insegnamento sulle
origini: il mondo di Issara, il mondo di Brahmā]
14. "Vi è, o amici, un certo
momento, questo o
quello, in cui dopo lungo lasso di tempo questo mondo si
evolve.
Evolvendosi il mondo, gli esseri praticamente si evolvono come
dèi
raggianti. Essi allora sono fatti di pensiero, nutriti di
beatitudine, da sé irradiano luce, sono di struttura aerea,
costantemente gloriosi, e così a lungo, per lungo tempo
rimangono. Vi è, o amici, un certo momento, questo o
quello, in
cui, dopo lungo lasso di tempo, questo mondo si involve, nel
mondo che
si è involuto, una vuota regione di Brahmā si rende
manifesta.
Allora un certo essere, o per l'esaurirsi del tempo, o per
l'esaurirsi
del merito1, trapassando dal coro degli
dèi
raggianti, sorge nella vuota regione di Brahmā. Costui
allora è
fatto di pensiero, nutrito di beatitudine, da sé irradia luce, è
di
struttura aerea, costantemente glorioso, ed a lungo, per lungo
tempo
rimane. A costui allora, da lungo tempo solitario, nella
non
soddisfatta mente, un'insoddisfazione, un desiderio sorge: Oh,
certo,
altri esseri possono venire in questo mondo! Allora altri
esseri,
per esaurirsi del tempo, o per esaurirsi del merito, trapassati
dal
coro degli dèi raggianti sorgono nella regione di Brahmā in
compagnia
di quell'essere. Costoro allora sono fatti di pensiero,
nutriti
di beatitudine, da sé irradiano luce, sono di struttura aerea,
costantemente gloriosi, a lungo, per lungo tempo rimangono.
15.
Allora,
o amici, a quell'essere per primo sorto
così è: Io sono Brahmā, il Gran Brahmā, il Signore, il mai
vinto,
l'onniveggente, l'onnipotente, il padrone, il fattore, il
creatore,
l'altissimo, l'ordinatore, il possente padre di ciò che fu e
sarà. Da me questi esseri furono creati. E quale ne
è la
ragione? Al principio a me così fu: Oh certo altri esseri
possono
venire in questo mondo! A quegli esseri, dopo sorti,
invece così
è: costui è il signore Brahmā, il Gran Brahmā, il signore, il
mai
vinto, l'onniveggente, l'onnipossente, il padrone, il
fattore, il
creatore, l'altissimo, l'ordinatore, il possente padre di ciò
che fu e
ciò che sarà. Da costui, dal signor Brahmā, noi fummo
creati. E quale di ciò la ragione? Costui noi
vedemmo qui
primo sorto: noi qui sorgemmo dopo!
16
[...] Si
conosce questa possibilità, o amici, che
un certo essere, trapassando da quel coro [divino] appaia in
questo
mondo. In questo mondo venuto, fatto asceta, abbandoni la
casa
per l'anacoretismo. Abbandonata la casa per
l'anacoretismo, fatto
asceta, realizzato lo zelo, realizzata l'attenzione, realizzato
il
controllo, realizzata la vigilanza, realizzata la giusta
applicazione
del pensiero, in modo da raggiungere la concentrazione della
mente,
nella sua mente raccolta sorge consapevolezza di una anteriore
forma di
esistenza, ma non sorge consapevolezza di altro. Ed egli
così
dice: 'Quegli certo è il signor Brahmā, il gran Brahmā, il
signore, il
mai vinto, l'onniveggente, l'onnipotente, il padrone, il
fattore, il
creatore, l'altissimo, l'ordinatore, il possente padre di ciò
che fu e
ciò che sarà. Da costui, dal signor Brahmā noi fummo
creati. Egli è permanente, perdurante, eterno, elemento
immutabile, così per sempre uguale sarà. Noi invece fummo
creati
dal Brahmā, impermanenti, non perduranti, di corta vita,
elementi
mutabili venuti a questo mondo'. Così è l'origine, o
amici, del
mondo di Issara, del modo di Brahmā, del sapere delle origini,
che voi
esponete".
Costoro cosi
dissero:
"Ecco, o amico Gotama, noi abbiamo udito
ciò che disse l'onorevole Gotama". Ed io, o
Bhaggava-gotta, ho
realizzato il sapere delle origini; questo ho realizzato e cose
più
alte ho realizzato, ma da ciò che ho realizzato non sono
vincolato; non
essendo vincolato, solo, stabilita la pace ed il supremo sapere,
il
Compiuto consegue la liberazione dal destino.
Note
1
Il merito in senso dhammico, ossia l'accumulo di effetti causali
di una buona rinascita risultanti dalla conduzione di una vita
etica e dalla pratica della generosità torna al testo
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