Traduzione di Alessandro Selli del testo Insight into Santi Asoke, pubblicato on-line dalla comunità Asoke.

Uno sguardo nella Santi Asoke

Prefazione

L'uomo dietro la Santi Asoke di Sanitsuda Ekachai

Phothirak potrebbe ridere per ultimo di Sanitsuda Ekachai

Piccolo è bello nei villaggi Santi Asoke di Marja-Leena Heikkilä-Horn

Introduzione

1. Il retto stile di vita - Samma Ajiva

   1.1 Il rifiuto dei beni d'importazione

   1.2 Spengere le luci

2. Perché sei nato?

   2.1 Praticare lavorando.

3. Bunniyom come economia morale

   3.1 Il rifiuto del consumismo

4. L'educazione buddhista

   4.1 Il retto studio - Samma sikkha

   4.2 Il nirvana adesso!

Conclusione

Fonti

Libri e articoli sul movimento Asoke

Autori

Gli Asoke non meditano nel modo tradizionale seduti o camminando.  Fare così è considerato uno spreco di tempo dagli Asoke, un tentativo di fuggire la realtà del mondo.  Piuttosto praticano ad occhi aperti, impegnati con energia in qualsiasi tipo di lavoro.  Il cardine del lavoro non è quindi né il risultato né il guadagno, ma l'atto stesso di lavorare.  Lavorare in una squadra necessita di compassione nei confronti degli altri lavoratori, richiede concentrazione per saper compiere il lavoro nonostante le possibili fonti di disturbo e di rumore nei paraggi.

Marja-Leena Heikkilä-Horn

ISBN 974-374-076-7

Titolo originale: Insight Into Santi Asoke

Redattori: Marja-Leena Heikkilä-Horn, Rassamee Krisanamis

Pubblicato da: Fah-aphai Co. Ltd. 644 Soi 44 (Thiam-phorn)

Nawamin Rd., Klongkum, Khet Buengkum, Bangkok 10240, Thailandia.


PREFAZIONE

Questa edizione è una revisione delle precedenti pubblicazioni "Insight into Santi Asoke" ["Uno sguardo nella Santi Asoke"] parte I e II.  "Uno sguardo nella Santi Asoke", parte I, fu redatto da Porn Pumpanna nel novembre del 1989, dopo che la Santi Asoke incappò in problemi d'ordine legale.  La parte II fu scritta dalla stessa autrice nel 1991 e si occupava esclusivamente dell'andamento del processo.

In questa edizione revisionata abbiamo deciso di fare dei cambiamenti radicali.  Abbiamo conservato l'articolo introduttivo "L'uomo dietro la Santi Asoke", del noto giornalista Sanitsuda Ekachai del "Bangkok Post".   L'articolo offre una panoramica con alcuni approfondimenti sul fondatore del gruppo Santi Asoke, Bodhiraksa, scritto a volte Bhodhirak oppure Photirak.  Abbiamo deciso di non ristampare alcune parti delle vecchie edizioni ormai superate.  Il procedimento processuale terminò nel 1996 nella corte di primo grado e nel 1997 nella corte d'appello.  C'è un breve articolo di Sanitsuda Ekachai a commento sulla sospensione della sentenza finale imposta al capo del gruppo nel 1997.  Il processo provocò un certo scalpore a cavallo degli anni '80 e '90.  Molti intellettuali e giornalisti thailandesi e occidentali s'interessarono al gruppo in quel periodo, e nella lista allegata alla fine dell'opuscolo sono forniti i titoli e i nomi degli autori di alcuni dei libri e degli articoli che sono nati da quest'interesse.

Dopo il processo il gruppo Asoke si è espanso e ha intensificato il proprio operato.  Ci sono diversi centri Asoke in Thailandia che praticano l'agricoltura naturale, l'autosufficienza e uno stile di vita semplice e modesto privo di lussi.  Il movimento è diventato una comunità alternativa anticonsumistica e riceve ogni giorno la visita di dozzine di ospiti da regioni sia vicine che remote.  I centri Asoke organizzano corsi per insegnare agli agricoltori thailandesi l'agricoltura naturale e lo stile di vita buddhista, producono shampoo di erbe, medicine, tè e detergenti.  Gestiscono diversi ristoranti vegetariani in Thailandia.  Hanno centinaia di studenti di elementare e di media nelle loro scuole "Samma Sikkha".

Il gruppo Asoke, che include la Santi Asoke con base a Bangkok, la Pathom Asoke, Sali Asoke, Sima Asoke, Sisa Asoke e la Ratchathani Asoke, ha ordinato più di 100 monaci e circa 25 monache dai dieci precetti dette Sikkhamat.  Migliaia di volontari lavorano e vivono nei centri Asoke.

Il terzo articolo di questa edizione revisionata di "Sguardo nella Santi Asoke" tratta degli sviluppi delle realtà cui si è già accennato e confronta le comunità Asoke con l'economia buddhista propugnata da E. F. Schumacher nel suo famoso libro "Piccolo è bello" ["Small Is Beautiful"].

Bangkok, dicembre 2002

Marja-Leena Heikkilä-Horn

Rassamee Krisanamis

L'UOMO DIETRO LA SANTI ASOKE

* Di Sanitsuda Ekachai

Phra Bhodhirak, del Centro Buddhista Santi Asoke, è un uomo che o si ama o si odia.  Ma a questo monaco francamente non potrebbe importare di meno.  Nonostante l'ostracismo del Sangha tradizionalista, persiste come sempre nella sua eccentricità, sparando raffiche di critiche contro la società consumistica e il lassismo dei monaci buddhisti delle correnti maggioritarie.

"La mia missione è di ravvivare il buddhismo in Thailandia", dichiara il monaco autodidatta nella sua biografia "La verità sulla mia vita".

Gli ammiratori lo dicono impavido e schietto.  I detrattori lo dicono ignorante e arrogante.  Ma persino osservatori neutrali ne furono scioccati quando, nel pieno di una delle sue caratteristiche arringhe-fiume, dichiarò d'essere un "Phra Bodhisattva", una reincarnazione dello spirito nel suo peregrinare di vita in vita verso l'illuminazione.

Secondo gl'insegnamenti ortodossi non è ammissibile che un monaco parli del livello di elevazione spirituale che ha conseguito, figurarsi che si dichiari avviato ad essere un altro Buddha.

Ma questo monaco, così schietto e franco, ha le sue ragioni per esprimersi in un modo tanto appassionato, così come per rispondere ad altre critiche che riceve, come di essere di un'arroganza che non si confà da un monaco, l'essere ignorante degli insegnamenti buddhisti e di essere la causa di una grave frattura nell'armonia ecclesiastica.

"È vero, ho la lingua tagliente.  Ma sono così soltanto perché ci sono già talmente tanti monaci che usano la carota.  E allora sta a me usare il bastone.

"Il mondo adesso è squilibrato.  Nessuno osa sollevare critiche.  Hanno tutti paura.  Hanno paura di essere criticati a loro volta.  Hanno paura di non piacere.  Io voglio riportare l'equilibrio.

"Sono un insegnante.  Devo continuamente riprendere e criticare.  Provoco shock con le mie critiche, forti come il tuono, così che la gente inizi a usare la testa e a controllare il proprio modo di fare.  Perché possano cambiare." così scrive nella sua biografia.

I tentativi di "fermare" Phra Bhodhirak sono iniziati molto tempo dopo che ebbe dichiarato la propria indipendenza dal Consiglio Ecclesiastico nel 1975.  Era ovvio che il clero sentisse le minacce della Santi Asoke autentiche e sempre più pressanti con l'aumento della popolarità del partito Palang Dhamma.  Si temeva che avesse il partito messo le mani sugli affari religiosi del paese, Phra Bhodhirak avrebbe finalmente potuto "dare uno scossone alla barca", come prometteva di fare.

In effetti Phra Bhodhirak avrebbe potuto continuare a portare avanti il suo lavoro e sperimentare la vita di una comunità alternativa, autosufficiente, basata sull'assenza dell'egoicità, il lavoro duro e una vita semplice e religiosa contraria al materialismo e consumismo dominanti, se solo avesse lasciato in pace il clero senza porgli alcuna sfida, come fanno altri dei gruppi religiosi che proliferano.

Ma lui ha messo in chiaro che non vuole lasciare che la sua missione sia imprigionata da una tale timidezza.

"Sarò franco.  E parlerò forte.  Non sono una tata.  Il mio mestiere non è di cullare gentilmente il bimbo."

Phra Bhodhirak era il figlio maggiore di una famiglia numerosa che ha sempre avuto difficoltà a sbarcare il lunario.  Ma questo ha solamente reso il ragazzo, di natura indipendente e dedito al lavoro duro, più determinato a sollevarsi dalla sua condizione.

Dall'età di dieci anni ha dovuto dedicarsi ad ogni genere di lavoro per aiutare la propria famiglia a sostentarsi.  E quando la madre morì la sostituì come capofamiglia, prendendosi sulle spalle la responsabilità di sostentare e provvedere all'educazione di tutti i suoi sei fratelli e sorelle.

L'intraprendente giovanotto era però noto anche per le sue tendenze artistiche.  Mentre era all'Accademia delle Arti e Mestieri di Poh Chang si cambiò il nome da Mongkol a Rak, che vuol dire "amore", deciso a diventare uno scrittore d'eccezione per sfondare nel mondo dello spettacolo.  Come infatti fece.

Divenne presto famoso come regista televisivo, cantautore e scrittore.  Rak Rakpong divenne un nome familiare per i telespettatori.  Aveva una casa grande, automobili costose, e si godeva allegramente il suo celibato.  Ma nel contempo rimaneva un fratello maggiore amorevole e responsabile.

Rak ha sperimentato numerose "ricerche" prima di volgere definitivamente le spalle alla fama, al successo e ad altri piaceri mondani.

La passione per i poteri psichici lo portò a studiare l'ipnotismo e la magia nera.  Divenne un medium spiritico e un guaritore per mezzo della fede per un certo numero di anni prima di orientare i suoi interessi alla pratica del Dhamma.

"Quando ho deciso di praticare il Dhamma guadagnavo sui 20.000 baht.  La mia carriera come cantautore era al culmine.  Ma, come il signore Buddha, non ho ceduto alla ricchezza, alla fama e agli agi.

"Non sono del genere di persone che si aggrappa alle cose.  Posso sempre smettere quando voglio.  Così."

Fu uno shock per la famiglia e gli amici vederlo radersi la testa, indossare dei semplici vestiti bianchi e andare in giro scalzo.  Quando alla fine decise di dimettersi dal suo lavoro, erano anni che seguiva una dieta strettamente vegetariana.

"La gente pensava che fossi matto." ricorda, aggiungendo però che divenne un "compiuto" solo due anni dopo aver cominciato la sua pratica di Dhamma e prima della sua ordinazione.

"Per me è stato veloce perché ci mettevo la mia mente" dice, sottolineando l'importanza della volontà nella purificazione della mente e che lui è il suo stesso maestro - nessun altro.

Si dimise dal suo lavoro nel 1970 e fu ordinato pochi mesi dopo nella scuola Dhammayutika, non prima d'essersi raccomandato all'abate che non lasciasse che altri monaci gli disturbassero la quiete.

"La gente non mi ascoltava solo perché non ero un monaco.  E allora mi sono fatto monaco, per quanto la veste zafferano non sia veramente importante per me".

Abbandonò la scuola Dhammayutika tre anni dopo quando l'abate non gli lasciò organizzare un incontro dei suoi devoti che avrebbe visto la partecipazione anche di monaci della scuola Mahanikaya.

Dopo di che fondò in centro buddhista a Nakhon Pathom, dove i monaci indossano vesti marrone bruno e seguono fedelmente la disciplina monastica come nei tempi antichi.

Ma con l'aumento della sua popolarità tra quanti erano stanchi dell'inefficacia dell'ordine ecclesiastico ortodosso, l'attitudine alla "sono più santo di te" di Phra Bhodhirak creò un forte movimento di contrapposizione da parte dello stesso ordine.

La goccia che fece traboccare il vaso fu la minaccia dell'ordine di demolire il suo centro e l'aver obbligato il suo precettore, che era gravemente malato, di espellerlo dalla comunità dei monaci.

Nel 1975 dichiarò la propria indipendenza e formò la Santi Asoke che, come vuole sottolineare, non vuol dire che non sia più un  monaco buddhista.

"Non ho mai abbandonato il monachesimo.  Non ho mai detto che avrei lasciato il monachesimo, non ho mai compiuto la cerimonia per farlo.  Il mio cuore non l'ha mai lasciato."

Quello che ha fatto, sostiene, è stato solo di restituire i certificati al clero, che non può dichiararlo fuori dell'ordine perché non ha infranto nessuna delle regole che ha imposto il Buddha.

Phra Bhodhirak ha quindi costruito il suo nuovo ambiente religioso passo dopo passo, dove ha stabilito tutte le regole di base e ha condotto le ordinazioni da solo nonostante fosse stato ordinato per meno dei dieci anni normalmente richiesti.

La Santi Asoke ha quattro centri e un "esercito di formiche" di fedeli che, tra le altre cose, producono ogni anno 560.000 libri a distribuzione gratuita per diffondere gl'insegnamenti di Phra Bhodhirak.

Alla Santi Asoke la gente segue in senso stretto i princìpi buddhisti che mettono molta enfasi sulla semplicità, il lavoro duro e la disponibilità a sacrificare del proprio.  I fedeli e i monaci mangiano un solo pasto al giorno. Un pasto di solo cibo vegetariano.  I monaci e le monache indossano abiti marrone bruno e non si radono le sopracciglia, come vuole la consuetudine.

Per quanto siano modesti e dediti al lavoro duro, sembrano tutti determinati a distinguersi dalla massa corrotta.  Sono selettivi persino nell'accettare donazioni o nuovi membri.  Si deve partecipare alle loro attività almeno sette volte prima d'essere in grado di donare qualcosa.

Rivalutando gl'insegnamenti fondamentali del Buddha, la Santi Asoke intende contrastare il materialismo e il consumismo imperante e ha allestito una "società buddhista utopica" a Nakhon Pathom dove i suoi membri vivono, lavorano e producono il proprio cibo basandosi sull'armonia della comunità.

Oltre ai villaggi buddhisti modello, i membri della Santi Asoke - in maggioranza professionisti di classe media e medio-bassa - hanno anche allestito un negozio modello di generi alimentari e un mercato di prodotti d'erboristeria gestiti con l'intenzione di giovare al consumatore piuttosto che di realizzare profitti.

I progetti della Santi Asoke hanno attirato molta attenzione e ammirazione da parte degli studiosi per via della loro realizzazione di un esempio vivo di uno stile di vita alternativo modellato sugl'insegnamenti buddhisti in contrapposizione al consumismo di stampo occidentale, tanto da renderli decisi a rigettare i suoi metodi antagonisti.

Ma non così il clero.

Secondo loro Phra Bhodhirak è fuorilegge, ignorante, aggressivo e causa di divisione.

Questo monaco eccessivamente schietto, dicono, ha anche violato uno dei princìpi base del monachesimo buddhista, quello di non vantarsi mai dei propri conseguimenti spirituali.

Nella sua autobiografia Phra Bhodhirak sostiene di non aver bisogno di nessun addestramento formale grazie alle conoscenze e al merito accumulati nelle sue vite passate.

Nella sua autobiografia fa più volte il nome di Phra Sariputta, uno dei discepoli principali del Buddha, sottintendendo di essere la reincarnazione o, per lo meno, un seguace sulle orme di Phra Sariputta.

Attacca anche il clero e altre scuole di pratica buddhista in Thailandia, liquida con poche battute la sua arroganza e rigetta le accuse di provocare divisioni che sono mosse contro il suo atteggiamento.

Sostiene che non aver causando una spaccatura ma di aver soltanto cercato di raccogliere di nuovo le cose buone delle tradizioni Mahayana e Theravada tornando alle radici dell'insegnamento e alle pratiche antiche così come lui le intende.

Il vegetarianismo, dice, è una delle cose buone che ha preso dal Mahayana.  Ma non fa economia di munizioni quando si tratta del clero.

"Quelli che occupano le posizioni al vertice sono semplicemente inutili.  Non hanno conseguito nessuna salvezza spirituale e hanno persino un'errata comprensione degl'insegnamenti buddhisti".

Oppure sui monaci della foresta che si dedicano alla purificazione della mente: "Finiscono col diventare come degli eremiti.  Di quelli senza saggezza.  Di nessuna utilità per la gente".

Neanche le sue critiche sulle altre scuole di buddhismo gli hanno mai valso un trofeo di popolarità.

Oltre alla Santi Asoke ci sono altre due scuole riformiste di rilievo che sono seguite da un grande numero di fedeli nel forte ceto medio professionista: la Dhammakaya, che mette l'accento sulla meditazione di concentrazione, e Suan Mokkh, guidato da Buddhadasa Bhikkhu [morto nel 1993, NdT], che invita al sviluppare la presenza mentale e a sradicare il senso del sé.

Phra Bhodhirak dice che il suo metodo consiste nell'insegnare alla gente, passo dopo passo, a eliminare la sofferenza partendo prima con sila, o autocontrollo, quindi con il samadhi, o meditazione, infine con pañña, la comprensione della natura.

Per quanto Phra Bhodhirak non faccia nomi si capisce che critica quelle due altre scuole perché incomplete e non metodiche, cosa che ha prontamente provocato gli attacchi dei loro seguaci.

Rifiuta di abbassare il tono del suo discorso.  "L'etichetta è figlia dell'ipocrisia.  Non c'è sincerità, non un briciolo di coraggio a difendere la ragione".

Sostiene di essere già tanto umile quanto gli riesce di essere.

"Non mi sto inalberando.  È il Dhamma che m'innalza.  Ma la gente vuole tirarmi giù.

"La verità fa male.  E c'è un malinteso che il Buddha diceva solo cose carine per le orecchie delicate.  Una volta, dopo uno dei suoi sermoni, sessanta monaci morirono improvvisamente tanto furono colpiti duramente da quell'insegnamento, sessanta abbandonarono il monachesimo e i restanti sessanta conseguirono l'illuminazione.

"Nessuno ancora è morto o ha abbandonato l'ordine per le mie prediche.

"Quello che faccio è solo di rivelare un po' dei diamanti che ho.  Non tutti quelli che ho.  Ma già la gente non riesce a sopportarne i bagliori.

"Non mi sto pavoneggiando.  Veramente sono un Phra Sotapanna, un Phra Sakadagami.  Cosa c'è di male nel dire la verità?" chiede, riferendosi agli stati di purificazione spirituale che precedono il conseguimento dell'illuminazione.

Cita spesso una preghiera in pali che dice che esistono alcune persone speciali che scoprono le verità del mondo da soli.  "Io sono una tale persona.  Siete fortunati ad aver incontrato una tale persona".

Riguardo ai commenti sul non aver compiuto studi formali sul pali e gl'insegnamenti buddhisti dice: "Non ho mai fatto un corso ufficiale di pali.  Ma posso tradurlo con il mio proprio intuito.

"Ci sono le vite passate.  Non sapessi delle mie vite passate anch'io ne sarei meravigliato.

"Posso spiegare gl'insegnamenti buddhisti come posso creare delle belle ghirlande di fiori, variegati, importanti e profondi.  Perché buttarli via?  Non mi prestereste orecchio?

"Quello che faccio è far diventare il buddhismo una cosa sola.  Ma non sto demolendo le scuole che esistono.  Sto solamente dichiarando la verità.  E le verità non hanno nulla di settario.

"La gente mi critica perché sono di troppo stretta manica e perché dichiaro questo atteggiamento 'la' virtù.  Ma dobbiamo opporci alle forti correnti del male.  Questa è la ragione per la quale dobbiamo essere così rigorosi.

"Mi rincresce essere aspro.  Ma continuerò ad usare la frusta, sempre e sempre di più.

"Giorno dopo giorno mi sento più fiducioso, più determinato.  Sono sicuro che per quanto la mia opera non possa uguagliare quella del Buddha, segue la sua stessa traccia, la stessa direzione.

"Sono il dietologo che dà cibo per l'anima, una farmacia che eroga medicine per lo spirito.

"La gente non mi capisce.  Ma un giorno lo farà".

Bangkok Post, 22 luglio 1988

(Ripubblicato in: "Keeping the Faith. Thai Buddhism at the Crossroads" [Stretti alla fede.  Il buddhismo thailandese al bivio], Post Books, Bangkok 2001)

PHOTIRAK POTREBBE RIDERE PER ULTIMO

* Di Sanitsuda Ekachai

L'ex clerico Photirak della Santi Asoke ha perso un'altra battaglia per essere [considerato ancora] un monaco.  Ma a meno d'intraprendere una riforma ecclesiastica, il clero ufficiale vincente finirà col diventare il vero perdente.

La scorsa settimana [metà marzo 1997, NdT] la Corte d'Appello ha convalidato la sentenza a sei mesi di detenzione con due anni di sospensione della pena comminata all'ex monaco per aver violato gl'insegnamenti buddhisti e aver disobbedito all'ordine del Consiglio del Sangha di smonacarsi.

Mi chiedo spesso perché il Sangha sia così duro nei confronti della guida spirituale della Santi Asoke, che sta essenzialmente tentando di ricondurre il nostro clero estremamente lassista e commercializzato alla semplicità e alla rigorosa disciplina morale.  Potremmo infatti dire che la nascita e la popolarità della Santi Asoke sorge proprio dalla debolezza del clero ufficiale.

Il Buddha insegna la semplicità, la compassione e la tolleranza, condannando l'ingordigia, l'ira e l'illusione del sé.  Il Buddha chiarisce anche che la comunità monastica deve essere egalitaria con il Vinaya, o codice di disciplina monastica, quale giudice di ultima istanza.

Guardandoci intorno vediamo quanto i nostri monaci hanno deviato dalle parole del Buddha.  Sentiamo ripetutamente di monaci novizi che vendono le offerte mattutine ai commercianti.  E questo è niente in confronto ai monaci e ai templi famosi che fanno grandi affari con i simboli religiosi e depredano la gente superstiziosa.  Vediamo anche monaci assistere a incontri di pugilato alla televisione, vivere in quartieri eleganti, viaggiare in macchine di lusso e intascarsi le offerte.  Assistiamo a queste cose così spesso dal ritenerle ormai normali.

Più spesso che non sono i monaci potenti che danno il cattivo esempio.  Quelli che dissentono devono starsene zitti per paura di ritorsioni dal Sangha, nonostante la sua struttura di governo feudale e dittatoriale sia in completa violazione dei princìpi democratici del Buddha.

Quello che il sessantatreenne Photirak ha fatto è stato di offrire ai buddhisti scontenti un'alternativa.  Rompendo con i monaci della maggioranza, i discepoli della Santi Asoke seguono una disciplina morale rigorosa, mangiano un solo pasto vegetariano al giorno e vivono una vita spartana.  Respingono anche il culto degli oggetti e i rituali superstiziosi, una critica diretta contro la commercializzazione del buddhismo da parte del clero.

Mentre il clero feudale ha perso di vista il mondo, la Santi Asoke attira con efficacia quanti si sentono disillusi riguardo il materialismo, offrendo loro un senso di missione e di appartenenza ad una comunità dai rapporti molto stretti.

L'acume di Photirak si riscontra anche nel lavoro della Santi Asoke sull'agricoltura naturale e sulla riforma dell'educazione, che pone in primo piano l'equilibrio tra la materia e la mente, tra l'uomo e la natura.

L'ecclesiastico riformista ha anche usato efficacemente i libri e le riviste per costruire un senso di comunità tra i suoi devoti, mentre il clero ricco non ha mostrato la benché minima preoccupazione riguardo il divario crescente che lo separa sempre di più dai buddhisti laici.

Questo non vuol dire che Photirak sia senza colpe.  A stento lo si può dire umile ed è orgoglioso del rigore militaresco della Santi Asoke, che usa per attaccare gli altri come moralmente inferiori.  Inoltre le regole monastiche richiedono che un precettore sia stato monaco per almeno dieci anni.  Ma stando a quanto ha scritto nella sua autobiografia ha ordinato seguaci quando era monaco da solo sei anni.  Ha anche sostenuto d'aver conseguito un livello spirituale straordinario e ha fatto infuriare gli studiosi buddhisti dando significati nuovi a parole pali antiche nei suoi insegnamenti non convenzionali.

Nonostante questi difetti, credetemi, il fondatore della Santi Asoke non avrebbe avuto nessun problema non avesse criticato così fieramente il Consiglio del Sangha.  Il suo vero crimine non è stato d'aver violato la disciplina, ma d'aver sfidato il potere.

La ruggine che corrode viene da dentro, dice un proverbio thailandese.  Sopprimendo il dissenso senza prestare attenzione alla sua eccentricità, il clero non può che biasimare se stesso per il declino della fede nella gente.  E alla fine Photirak potrebbe ridere per ultimo.

Bangkok Post

26 marzo 1997

PICCOLO È BELLO NEI VILLAGGI ASOKE

Di Marja-Leena Heikkilä-Horn

"Essendo le risorse mondiali di combustibili non rinnovabili - carbone, petrolio e gas naturale - distribuite in modo enormemente disomogeneo nel mondo e indubbiamente in quantità limitata, è chiaro che il loro sfruttamento ad un ritmo sempre crescente è un atto di violenza contro la natura che condurrà inevitabilmente alla violenza tra gli uomini."

(Schumacher 1973)

"Mentre il materialista è interessato principalmente ai beni, il buddhista è interessato principalmente alla liberazione."

(Schumacher 1973)


Introduzione

Il nuovo millennio è iniziato con un crescendo di proteste anti-globalizzazione, attacchi terroristici devastanti e guerre.  Questi sviluppi hanno messo in risalto l'importanza dell'economia locale di autosufficienza per quanto riguarda i beni di prima necessità quali il cibo e il carburante.  Come si è espresso Ernst Schumacher, un noto economista nato in Germania, nel suo famoso saggio sull'economia buddhista "Piccolo è bello.  L'economia come se la gente contasse", pubblicato originalmente nel 1973:

"Essendo le risorse fisiche ovunque limitate, la gente che soddisfa i propri bisogni con un uso modesto delle risorse è ovviamente meno propensa a gettasi alla gola degli altri di quella che dipende da un tasso d'uso elevato.  Allo stesso modo la gente che vive in comunità locali altamente autosufficienti è meno facile che si lasci coinvolgere dalla violenza su larga scala di quanto lo sia la gente la cui esistenza dipende da un sistema commerciale mondiale."

(Schumacher, edizione del 1999, pag. 42)

Il gruppo buddhista Asoke è stato in un certo modo un pioniere in Thailandia nella pratica dell'autosufficienza su livello comunitario.  Il gruppo ha riscontrato un buon successo in questo suo sforzo ed è diventato un modello per il governo thailandese, soprattutto dopo il disastroso collasso della bolla economica del 1997 e dopo il famoso discorso di SM il Re del dicembre dello stesso anno indirizzato a sostenere ed incoraggiare la società thailandese a diventare più autosufficiente.

Il gruppo Asoke è un gruppo buddhista fondato da Bodhiraksa. [In thailandese è noto come Samana Phothirak oppure Pho Than Phothirak.]  Bodhiraksa è un monaco buddhista che si è ordinato nel sangha statale una trentina d'anni fa [questo era nel 1992, NdT].  Non era però contento delle pratiche dei monaci buddhisti tradizionali e così finì col creare il suo proprio gruppo di discepoli.  Questo gruppo è strettamente vegetariano, mette in risalto le regole monastiche del vinaya, ordina donne come monache dai dieci precetti e propone delle interpretazioni a volte molto radicali dei concetti buddhisti pali, provocando in questo modo l'insofferenza dell'ordine monastico statale (il sangha) e dei monaci e laici buddhisti thailandesi, tradizionalmente piuttosto lassisti e amanti del divertimento.

Il progetto economico del gruppo Asoke, tuttavia, è stato accolto più positivamente.  Il gruppo è stato fondato negli anni '70 e i primi libri e articoli thailandesi sul gruppo di solito lo classificato insieme alle sue comunità di villaggio come "utopistiche" [Suwanna Satha-anand (1990) indica due articoli scritti in precedenza in thailandese, uno da Sombat Chantronwong: "La comunità Pathom Asoke.  Studio su un'utopia buddhista" {"The Pathom Asoke Community. A Study of Buddhist Utopia"}, e l'altro da Prawet Wasi: "Suan Mok, Thammakai, Santi Asok", tutti e due del 1988.  Apinya Fuengfusakul ha usato lo stesso termine ancora nell'anno 1993 nel suo articolo "Un impero di cristallo e una comune utopica: due tipi di riforma theravada contemporanea in Thailandia" {"Empire of Crystal and Utopian Commune: Two types of contemporary Theravada reform in Thailand."}]

Il gruppo ha fondato molti centri buddhisti in diverse parti della Thailandia: Bangkok, Nakhon Pathom, Nakhon Ratchasima, Sisaket, Ubon Ratchathani, Nakhon Sawan e Chiang Mai.  Molti altri centri buddhisti stanno sbocciando a Trang, Chaiyaphum, Nakhon Phanom, Udon Thani, Roi Et e Loei.

Le comunità si basano economicamente sull'agricoltura biologica.  Hanno acquistato o affittato campi per la coltivazione di riso e ortaggi.  Ciascun centro normalmente ha la sua produzione autonoma di tofu, funghi e acqua potabile.  In più i centri producono e vendono shampoo d'erbe, detergenti, repellenti per zanzare, medicine di erbe e infusi d'erbe.  Questi prodotti sono quindi venduti al pubblico in negozi cooperativi per profitti molto modesti.  Eppure questi guadagni permettono ai centri d'investire in computer, automobili, cliniche odontoiatriche e un fondo sufficiente alla gestione di scuole elementari, medie e artistiche gratuite e, in casi d'emergenza, di mandare dei membri della comunità in ospedali moderni ben equipaggiati.

Il gruppo Asoke pubblica anche diverse riviste mensili che trattano sia di buddhismo che di temi d'interesse generale, dalla politica ai viaggi.

Il buddhismo come lo interpreta la guida del gruppo, Bodhiraksa, è la loro più grande fonte d'ispirazione spirituale.  Si può anche riscontrare, sul piano intellettuale, l'ispirazione di Ernst Schumacher: il capitolo sull'economia buddhista è stato tradotto in thailandese da alcuni simpatizzanti Asoke. [Il libro è stato tradotto più di vent'anni fa {nel... 1992, NdT} da un gruppo di simpatizzanti Asoke.]

In questo saggio tratterò alcune delle idee di Schumacher e di come sono state messe in pratica dal gruppo Asoke.

1. Il retto stile di vita - Samma Ajiva

«Il "retto stile di vita" è uno dei requisiti del Nobile Ottuplice Sentiero del Buddha.  È chiaro quindi che ci debba essere qualcosa definibile come economia buddhista.»

(Schumacher 1999, 37)

Il Nobile Ottuplice Sentiero elenca nel quinto passo il dovere di un buddhista praticante di scegliere con cura la sua professione.  Ci sono dei mestieri e attività che sono totalmente preclusi ai buddhisti.  Un buddhista non deve fare compravendita d'armi, di droga e di altre sostanze inebrianti.  Come pure un buddhista non dovrebbe essere coinvolto nel traffico di esseri umani.  La vendita di animali come pure della carne è vietata, essendo l'astensione dal distruggere qualsiasi vita il primo precetto che un buddhista deve seguire.  Le cinque attività indegne (miccha ajiva) includono il furto, l'imbroglio, la frode, l'essere al servizio di un malfattore e il lavorare solo per denaro.

Non c'è un elenco di mestieri consigliati, ma di solito il buddhismo pone l'accento sulle virtù opposte dell'uccidere e dell'odiare, e cioè la compassione, la pietà e il sostentamento della vita.

"Astenersi dal distruggere la vita" è il primo precetto.  I precetti hanno anche delle reciproche raccomandazioni opposte, che fanno corrispondere al primo precetto l'importanza del sostentamento e della salvaguardia di tutta la vita.  Questo è stato assunto a principio guida da molti monaci thailandesi che, per esempio, hanno cercato di proteggere le foreste vergini con le loro comunità dagli avidi diboscatori e i loro complici nelle forze armate [Il più famoso di questi è Phra Prachak Kuttachitto, un monaco buddhista del Buriram che ha tentato di proteggerne le foreste.  Alla fine ha dovuto fuggire per salvarsi la vita. Jim Taylor 1993; Rigg 1997, 58-59.]

Gli Asoke vanno più a fondo nelle radici di questo concetto sostentando e proteggendo tutta la vita.  Molti appezzamenti di terra sterile sono stati trasformati in orti lussureggianti nelle mani dei praticanti Asoke.  I loro centri nell'Isan, nella Thailandia nordorientale, famigerata per le sue siccità e condizioni naturali ostili, costituiscono alcune delle aree al centro degli esperimenti agricoli degli Asoke.  Il gruppo Asoke ha, al momento, tre centri nel nordest che stanno riscontrando un successo lusinghiero: Sima Asoke, Sisa Asoke e Ratchathani Asoke, che sono tutti diventati dei modelli per le autorità locali e che sono tutti attivi nell'addestrare la popolazione locale nell'arte dell'agricoltura naturale, nell'autosufficienza e nello sviluppo sostenibile.  Lo scopo principale di questi corsi è di addestrare la gente ad essere contadini autosufficienti.  I corsi sono finanziati dalla Banca dell'Agricoltura e delle Cooperative Agricole [Bank of Agriculture and Agricultural Cooperatives (BAAC)].  L'addestramento pone l'accento anche sulle condizioni sanitarie, sui cinque precetti, sullo sbarazzarsi dei sei vizî [I sei vizî sono: lo sviluppare dipendenza, il circolare ad orari inadeguati, il frequentare spettacoli, il gioco d'azzardo, il frequentare cattive compagnie e l'ozio] per poter evitare un ulteriore indebitamento.

Diventare un agricoltore è praticamente la scelta numero uno per un "retto stile di vita" agli occhi di un praticante Asoke.  Un'altra alternativa, nelle aree più urbane, è di diventare, almeno a tempo parziale, un giardiniere.

L'economia della monocoltura per profitto basata sull'esportazione non solo ha impoverito i contadini della Thailandia, ma ha allo stesso tempo impoverito il suolo.  I contadini sono nei debiti fino al collo nei confronti dei prestadenaro e dei proprietari terrieri che hanno raccomandato l'uso di costosi fertilizzanti, pesticidi e insetticidi d'importazione.  Questi fertilizzanti sono poi finiti nell'acqua e nei campi di riso uccidendo tutta la vita acquatica.  Persino le falde sotterranee sono state inquinate in alcune zone.  Per cui il secondo lavoro rispettabile per un serio praticante Asoke è [la produzione] del fertilizzante naturale.

L'inquinamento è diventato un problema grave sia nelle aree urbane che in quelle rurali, per tacere delle spiagge.  A causa della cultura moderna del cibo-spazzatura [e degl'incartamenti] usa-e-getta, i rifiuti si stanno accumulando ovunque nel paese.  Nei centri Asoke i rifiuti sono smistati accuratamente in diversi scatoloni o sacchi.  Il terzo lavoro rispettabile è perciò la raccolta e l'assortimento dei rifiuti.  Gran parte di questi rifiuti è riutilizzata o compostandola per farne o fertilizzante o microorganismi, usati come detergenti.  Carta vecchia, bottiglie, vetri rotti e pezzi di metallo sono venduti.  Le buste di plastica sono riutilizzate nei negozi Asoke per impacchettare gli acquisti dei clienti.  Certa spazzatura è bruciata e riutilizzata come gas di cucina, come si fa ad esempio in Pathom Asoke.

1.1 Il rifiuto dei beni d'importazione

"Dal punto di vista dell'economia buddista, quindi, la produzione dalle risorse locali di quanto abbisogna la popolazione locale è lo stile di vita economica più razionale, mentre la dipendenza dalle importazioni da luoghi remoti e la conseguente necessità di produrre beni da esportare a gente lontana e sconosciuta è altamente antieconomico e giustificabile solamente in casi eccezionali e su piccola scala."

(Schumacher 1999, 42)

Tutta la produzione dei centri Asoke è destinata principalmente alla loro stessa gente e secondariamente alla più ampia comunità thailandese.  C'è stata della domanda per le medicine thailandesi all'estero, ad esempio, dal Giappone, ma fin'ora quest'interesse si sono trattenuti dall'accogliere appieno.  Lo stesso mercato thailandese è abbastanza grande per i prodotti Asoke e l'esportazione introdurrebbe problemi aggiuntivi di scadenza, conservanti, confezionamento, dogana e rapporti con agenti commerciali in paesi stranieri.

I centri Asoke non boicottano di proposito i beni stranieri, né partecipano in alcuna campagna in stile "compra locale", che sono diventate piuttosto popolari anche in Thailandia dopo il 1997.  Eppure si può dire che esercitino un "boicottaggio spirituale" contro le marche straniere a causa della loro enfasi sulla frugalità buddhista.  Il loro evitare i beni stranieri sorge dalla loro attitudine generalmente negativa nei confronti dei generi di lusso e a qualsiasi genere di stile di vita lussuosa.  Per cui le bevande gassate straniere - sia importate che prodotte localmente su licenza - non sono viste con favore.  Piuttosto la gente Asoke beve succhi di frutta di produzione locale come il frutto della passione, guava, tamarindo e altri.  Di solito producono il proprio latte di soia.  Mangiare cioccolata, gelato, dolci o torte è visto con sfavore dagli Asoke.

La modestia (maknoy sandot) è uno dei concetti chiave degli Asoke e tutti i dolci e pasticcini importati o anche quelli di produzione locale sono in genere evitati.  Ai monaci e alle monache Asoke è permesso di mangiare un solo pasto al giorno, il che vuol dire niente colazione, solo un pranzo - o comunque un pasto tra i due - prima di mezzogiorno.  Quando una persona mangia un solo pasto al giorno è piuttosto sciocco riempirsi la pancia con dolciumi che non hanno un apporto nutritivo significativo.  Molti laici Asoke cercano di seguire la stessa pratica al meglio delle loro possibilità e molti pochi seri praticanti Asoke mangerebbero più di due volte al giorno.  Una pari importanza è riconosciuta al cibo nutriente e sano.

Tutti i membri della società Asoke si astengono dal fumare e dal bere, cosa che pure contribuisce alla riduzione del consumo di beni d'importazione.

Al contempo gli Asoke sono piuttosto flessibili.  Non è in alcun modo proibito l'uso del dentifricio o degli spazzolini di marche straniere.  Lo stesso è vero riguardo i prodotti di alta tecnologia: le automobili, i computer, le macchine fotografiche, i televisori e altri apparecchi elettronici sono di solito di produzione straniera, essendo la produzione thailandese molto scarsa in questi campi.  I prodotti di alcune marche potrebbero però essere stati assemblati in Thailandia.

1.2 Spengere le luci

"I beni non rinnovabili devono essere usati solo quando indispensabili e lo stesso solo con la massima cura e un'attenzione meticolosa alla conservazione.  Usarli sconsideratamente o in modo stravagante è un atto di violenza e per quanto la non-violenza non possa essere conseguibile sulla terra, c'è lo stesso per l'uomo un dovere ineluttabile mirare all'ideale della non-violenza in tutto quello che fa".

(Schumacher 1999, 43-44)

I primi centri Asoke erano solitamente privi di elettricità, il che era piuttosto scioccante per la gente di città che li andavano a visitare e che è in parte la ragione per la quale il gruppo Asoke si è fatto fama d'essere rigido e conservatore all'estremo. [Grant Olson espone alcune delle prime osservazioni pubblicate sul gruppo Asoke nella sua tesi di dottorato: "Riforma del Sangha in Thailandia.  Limitazioni, liberazione e la via di mezzo" ("Sangha Reform in Thailand. Limitations, Liberation and the Middle Path") del 1983].  In realtà, naturalmente, molte aree remote della Thailandia sono ancora prive di elettricità.

Oggigiorno, tuttavia, tutti i centri Asoke hanno l'elettricità.  Di solito hanno anche un televisore nella sala di convegno (chiamata sala), dove i membri della comunità si riuniscono la sera per guardare la televisione o video per un paio d'ore.

La maggior parte dei centri hanno anche sale computer, spesso dotte di aria condizionata per via del fatto che i computer sono piuttosto sensibili al clima caldo e umido della Thailandia.  Normalmente nessuna delle abitazioni private è dotata di aria condizionata essendo i condizionatori famigerati per il loro alto consumo di energia elettrica, cosa che fa raddoppiare o triplicare l'ammontare della bolletta elettrica domestica nella stagione calda.  Rinunciare al condizionatore d'aria vuol dire semplicemente dedicarsi ad uno stile di vita improntato alla semplicità, praticare maknoy sandot [morigeratezza], come pure un coscienzioso risparmio energetico.

Molte case private nella Santi Asoke hanno ventilatori elettrici, frigoriferi e qualcuna anche una TV privata, specialmente nei condomini dei centri urbani.  Nei centri rurali le case sono costruite nello stile thailandese tradizionale.  Sfortunatamente alcune case nei villaggi Asoke hanno i tetti in lamiera, che le rende insopportabilmente calde nella stagione calda e rumorose quando precipitano le piogge monsoniche.

Il settimo precetto buddhista invita il praticante ad evitare ogni genere di passatempo quale l'ascolto della musica, la visione di film o il canto.  Molti praticanti Asoke cercano di seguire gli otto precetti, che contraddistingue un praticante più rigoroso, mentre i cinque precetti sono considerati una regola di base per ogni buddhista.  Di nuovo, come abbiamo già visto, il gruppo è piuttosto flessibile riguardo questa regola.  I monaci, le monache e i laici s'incontrano insieme a guardare film quasi ogni sera per un paio di ore.  I film, scelti dai monaci, sono di quelli considerati a scopo educativo.  Anche durante il pasto sono spesso mostrati dei documentari nella sala di meditazione.

La gente Asoke si alza tra le tre e le quattro del mattino, cosa che contribuisce a scoraggiare a stare davanti alla televisione fino a tarda notte o a perdere tempo in qualche altra attività ludica.  Un beneficio dell'alzarsi presto è anche che l'aria è piuttosto fresca e quindi non serve né aria condizionata né ventilatori.  Più tardi nel pomeriggio il cima può essere ancora caldo e umido, ma non da troppo fastidio quando si dorme.  Per questa ragione si rende necessario un consumo di energia più intenso per le attività della tarda notte che per quelle del primo mattino.

2. Perché sei nato?

"Organizzare il lavoro in una tale maniera da farlo diventare senza senso, noioso, istupidente o snervante per il lavoratore sarebbe poco meno che criminale; vorrebbe dire che si da un'attenzione maggiore ai beni materiali piuttosto che alle persone, un'assenza di compassione maligna e un attaccamento al lato più primitivo di questa esistenza terrena distruttivo per l'anima."

(Schumacher 1999, 38)

Il lavoro nei centri asoke è organizzato su base volontaria.  Nessuno è obbligato a svolgere un lavoro che non gli piace.  In pratica non sono necessarie specializzazioni per fare un qualsiasi genere di lavoro, perché tutto il lavoro è un'attività di squadra.

Come già accennato prima, si da una forte priorità a certe occupazioni come l'agricoltura, il giardinaggio e la raccolta di fertilizzante e della spazzatura.  Ci sono tuttavia dozzine di lavori in cui impegnarsi in ciascun centro.  Ai monaci non si permette che lavorino nell'orto perché lavorare la terra potrebbe causare la pur non intenzionale distruzione di vita e di insetti.  I monaci e le monache lavorano quindi negli uffici, nelle scuole, nelle case editrici, come traduttori, dattilografi, insegnanti, scrivono, predicano e forniscono assistenza spirituale ai laici.

Per i laici ci sono molte alternative: tutti i centri Asoke hanno scuole elementari e medie, alcuni anche delle scuole d'arte.  Quanti abbiano una qualsiasi preparazione nella didattica lavorano di preferenza nelle scuole.  Tuttavia, certi membri della società Asoke ritengono di aver già fatto la loro parte come insegnanti nelle scuole esterne e preferiscono lavorare a qualcos'altro dopo essere entrati nella Asoke.  A permesso concesso, la gente è libera di trasferirsi a proprio piacimento.

Quasi tutti i centri Asoke hanno dei negozi, cosa che richiede la presenza di numerose persone quali assistenti e cassieri.  Molti centri hanno ristoranti vegetariani che necessitano di forza lavoro per la preparazione del cibo, per il servizio e la vendita, la pulizia delle stoviglie, dei tavoli e per fare da cassieri.

Le attività di stampa e di pubblicazione richiedono un grande numero di collaboratori di vario tipo: giovani abili con i computer, anziani che piegano a mano i fogli stampati.

La maggior parte della forza lavoro nei centri Asoke è costituita da volontari.  Quando c'è la necessità di un'aiuto particolare in una certa attività di lavoro, tutte le persone disponibili si prestano ad aiutare a svolgere quel lavoro.  Si cambia area d'impiego regolarmente, senza una rotazione sistematicamente programmata da supervisori, piuttosto in maniera spontanea.  Chiunque è libero di scegliersi il suo ambito di lavoro ed è ugualmente libero di cambiarlo con un altro.

Questo, in termini pratici, vuol dire che il lavoro non è sempre scelto secondo le qualifiche professionali che la persona aveva fuori.  Le qualifiche semplicemente non sono il criterio principale in questi centri, perché il lavoro è visto come uno degli strumenti della pratica spirituale.

2.1 Praticare lavorando

"Sotto il punto di vista buddhista la funzione del lavoro è per lo meno triplice: dare all'uomo una possibilità di mettere all'opera e di sviluppare le proprie facoltà; permettergli di superare il proprio egocentrismo mettendolo in relazione con altre persone impegnate in un'occupazione comune; e di dotarsi dei beni e dei servizi necessari ad una esistenza degna".

(Schumacher 1999, 38)

La gente Asoke non medita nel modo tradizionale seduti o camminando.  Questo è considerato dagli Asoke uno spreco di tempo, una maniera di fuggire la realtà del mondo.  Piuttosto praticano ad occhi aperti, dedicandosi con energia in qualsiasi genere di lavoro.  Il cardine del lavoro non è quindi né il risultato né il guadagno, ma l'atto stesso di lavorare.  Lavorare in una squadra necessita di compassione per i colleghi e concentrazione per portare a termine il lavoro nonostante i disturbi e il rumore che possono provenire dall'ambiente circostante.

Il lavoro insegna anche a ridurre il senso dell'io, essendo incoraggiati a prestare assistenza in altri ambiti di lavoro a seconda delle esigenze.  Invece di criticare quell'ambito di lavoro per pigrizia o inerzia, ci si aspetta dall'asoke che si unisca ai compagni di lavoro con letizia senza sprecare tempo ed energia con le critiche.

Allo stesso modo, occuparsi in un lavoro per il quale non si è stati addestrati in precedenza, ridimensiona il proprio ego e la sensazione di orgoglio e superiorità nei confronti dei propri collaboratori.

3. Bunniyom come economia morale

"La proprietà e il consumo di beni sono un mezzo per un fine, e l'economia buddhista è lo studio sistematico di come si possono conseguire certi fini con i mezzi minimi."

(Schumacher 1999, 41)

Il movimento Asoke considera il bunniyom o "meritismo" un sistema economico alternativo al thunniyom, cioè al capitalismo.  Nel capitalismo la gente si constata usare i quattro criteri seguenti per misurare il successo: le ricchezze materiali, la posizione sociale, la fama e i piaceri mondani.  I capitalisti vogliono case grandi e più denaro, mentre quelli che seguono il sistema del bunniyom si contentano di case piccole e non hanno bisogno di molto denaro per essere felici.  I capitalisti richiedono più abiti e ornamenti, mentre i seguaci del bunniyom sono soddisfatti dalla semplicità e dalla modestia.  I capitalisti preferiscono lavorare meno per fare più soldi, mentre il gruppo bunniyom lavora di più e prende meno.  I capitalisti usano la tecnologia avanzata per la loro costruzione e allo stesso tempo distruggono il sistema ecologico, mentre il bunniyom non è interessato ai grandi edifici e all'alta tecnologia.  Il bunniyom è quindi considerato anche un'alternativa amica dell'ambiente.  [Insight into Santi Asoke III, an un-published manuscript, "Sguardo nella Santi Asoke III, un manoscritto non pubblicato", 122 pagg, Bangkok 1992.]

In termini pratici i negozi bunniyom in tutti i centri Asoke cercano di aderire ai principi del meritismo.  Una delle maniere in cui questo si manifesta è la doppia prezzatura delle merci in vendita: il prezzo originale al quale il prodotto è stato acquistato e il prezzo al quale il negozio lo rivende.  La differenza tra i prezzi è estremamente bassa.

Bunniyom non mette in primo piano il profitto quanto piuttosto il merito spirituale guadagnato donando beni ai clienti o ottenendo i profitti più bassi possibile dai clienti.  I quattro principi base dell'economia bunniyom sono:

vendere per un profitto basso;

scambiare per un prezzo uguale;

scambiare per un prezzo inferiore;

cedere gratuitamente.

La proprietà privata non è glorificata nella società Asoke, dove molte risorse sono piuttosto di proprietà collettiva da parte di varie fondazioni, associazioni o organizzazioni, come la Fondazione Dharma Santi e la Fondazione Gongtub Dharm. I praticanti Asoke che lavorano all'esterno contribuiscono regolarmente a queste fondazioni.  Le fondazioni a loro volta prestano assistenza per la realizzazione delle attività di diverse organizzazioni.  Le tre compagnie, il supermercato Palang Bun, la bottega For Life e la casa editrice e stamperia Fah Aphai sono associate alle fondazioni.  I lavoratori in queste tre compagnie ricevono un salario molto basso, mentre i lavoratori del ristorante vegetariano, ad esempio, lavorano gratuitamente. [Altri dettagli nel testo di Heikkilä-Horn: "Il buddhismo ad occhi aperti.  La fede e la pratica della Santi Asoke" (Buddhism with Open Eyes. Belief and Practice of Santi Asoke.) pagg. 137-140, 1997.]

Il denaro è raccolto in un fondo comune presso un ufficio centrale (Sadharana bhogi), da dove i diversi gruppi di lavoro possono attingere denaro per i loro progetti.  Recentemente il gruppo Asoke ha anche inaugurato il proprio gruppo privato di gestione dei risparmi (Sacca omsap) da dove i singoli membri della comunità possono prelevare del denaro per diversi scopi.  Il progetto dev'essere sia finanziariamente sostenibile che eticamente solido.  Il denaro dev'essere ripagato in un lasso di tempo ragionevole, con interessi bassi.  In altre parole, è molto simile alle associazioni di credito informale e ai progetti di microcredito che esistono in altre nazioni in via di sviluppo.

Molti centri hanno distributori di benzina presi in affitto da compagnie petrolifere locali.  Molti centri hanno anche librerie, centri di assistenza sanitaria e cliniche odontoiatriche.  Alcuni centri hanno farmacie e mulini per il riso e la Santi Asoke possiede case in due condomini.

I centri possono prendere soldi in prestito dalle istituzioni esterne per i loro progetti edili o per altri scopi.  Alcuni centri hanno ricevuto denaro dal Dipartimento per la Promozione delle Cooperative del Ministero dell'Agricoltura e delle Cooperative, oppure dall'Istituto Medico Tradizionale Thailandese.  È altrettanto possibile prendere denaro in prestito da altri centri Asoke o dall'ufficio centrale (sadharana bhogi) nella Santi Asoke.

L'altro centro dove le comunità Asoke possono prendere soldi in prestito senza interessi è il Fondo Sociale (gongbun sawaddikan).

In fondo il bunniyom è considerato un metodo per creare delle comunità locali fortemente coese che forniscano delle solide fondamenta per aiutare l'intero paese a sopravvivere, a evitare le crisi economiche e per raggiungere un qualche livello di autosufficienza nazionale.  Secondo l'ideologia asoke la libertà dal materialismo è la vera libertà e la libertà dalla brama porta ad una società pacifica.  Bunniyom è ritenuto un modo pratico e concreto per diminuire l'egoismo.

3.1 Il rifiuto del consumismo

"Essendo il consumo semplicemente un mezzo per il benessere umano, l'obiettivo dovrebbe essere di ottenere il massimo livello di benessere con il minimo consumo possibile.  Così, se lo scopo del vestirsi è quello di avere una temperatura comoda e un aspetto attraente, il proposito è quello di ottenere questo scopo con il minore sforzo possibile, cioè con la più piccola distruzione di stoffa e secondo una linea che necessiti della più piccola lavorazione possibile".

(Schumacher 1999, 41)

Una parte dell'anticonsumismo degli Asoke è di rifiutare di seguire i capricci della moda.  Secondo il buddhismo gli esseri umani hanno solo quattro bisogni basilari: il cibo, il vestiario, il riparo e le medicine.  I monaci e le monache hanno due o tre capi di vestiario che devono lavare tutti i giorni e vestire fino a che la stoffa si rovina.  Molti laici seguono lo stesso esempio.

Molti praticanti asoke, soprattutto quelli che vivono permanentemente nei templi, hanno solamente un paio di capi d'abbigliamento.  Per gli uomini sono un paio di pantaloni tradizionali shan e una maglietta in stile rustico thai-laotiano detta mohom.  Per le donne sono un sarong blu o grigio e, di nuovo, un mohom.  Molti laici vanno in giro scalzi proprio come i monaci e le monache.  Non sono visti con favore gli orologi da polso, e la rinuncia alla gioielleria è uno dei primi segni che contraddistinguono un serio praticante asoke.

I bambini a scuola indossano uniformi blu simili a quelle dei laici.  Anche loro hanno solo due o tre completi che devono lavare ogni giorno.

La carta è riciclata, i vecchi calendari tascabili non sono gettati nella spazzatura ma sono usati come quaderni.  Le grandi pagine di calendari da parete sono usate per rivestire i libri e praticamente ogni pezzo di carta o plastica è riutilizzato in un modo o in un altro.  Il consumo che causa spreco è quindi mantenuto al minimo livello.

Tutti i praticanti asoke di solito portano i capelli corti.  Gli shampoo stranieri costosi non sono consigliati, la maggio parte delle persone usa shampoo, saponi e detergenti prodotti dalla comunità del loro stesso villaggio.  Gli uomini asoke hanno un taglio di capelli tradizionale, in stile thailandese, piuttosto militaresco, mentre le donne si tagliano i capelli molto corti.  Lo stesso vale per i bambini delle scuole asoke, ma per quanto li riguarda il loro taglio di capelli è perfettamente uguale al taglio di capelli che è obbligatorio per tutti i bambini delle scuole thailandesi.  La Thailandia, come molti dei suoi stati vicini, è la terra promessa delle uniformi e dell'uniformizzazione.

4. L'educazione buddhista

"Allo stesso modo, lo sforzarsi per divertirsi visto come un'alternativa al lavoro sarebbe considerata una totale incomprensione di una delle verità fondamentali dell'esistenza umana, ossia che il lavoro e lo svago sono parti complementari dello stesso processo vitale e che non possono essere separate senza distruggere la gioia del lavoro e la beatitudine dello svago."

(Schumacher 1999, 38-39)

La tragedia dei paesi in via di sviluppo è che sono stati incoraggiati dall'occidente durante l'era coloniale, e dalle loro stesse elite istruite all'occidentale nell'era post-coloniale, a copiare le istituzioni sociali occidentali nel più piccolo dettaglio.  Nella maggior parte dei casi [questi tentativi] sono falliti miseramente, che fossero una copia del sistema parlamentare inglese o del sistema scolastico occidentale.

Il sistema scolastico di solito ha fallito nelle nazioni in via di sviluppo, spesso soltanto perché vi si investiva troppo poco denaro, sia perché i governi erano troppo poveri, sia perché non avevano interesse ad investirvi di più.  I libri di testo erano propagandistici e non aggiornati; le autorità preposte all'istruzione ignoranti e corrotti, i maestri sottopagati e malpreparati.  E la metodologia occidentale aliena i bambini dal loro stesso ambiente.

L'istruzione tradizionale è stata distrutta dalle autorità coloniali o, nel corso del processo di modernizzazione, dalle elite occidentalizzate.  L'istruzione tradizionale, tuttavia, ha goduto di un ritorno di popolarità in molte parti del mondo, dove il modello scolastico occidentale si è dimostrato un fallimento.  Nel mondo buddhista theravada l'istruzione tradizionale era conferita dai monaci ai ragazzi nei templi.

Oggigiorno molti thailandesi studiano in scuole allestite nei templi, ma seguono programmi ispirati a quelli occidentali.  Nelle scuole asoke i bambini studiano l'inglese, le scienze naturali e l'informatica, ma imparano anche ad apprezzare le arti tradizionali rurali thailandesi.

4.1 Il retto studio - Samma sikkha

"È chiaro quindi che l'economia buddhista dev'essere molto diversa dall'economia del materialismo moderno, vedendo il buddhista l'essenza della civiltà non nella moltiplicazione dei desideri, ma nella purificazione del carattere umano [che] è al contempo forgiato dal lavoro dell'uomo.  E il lavoro, propriamente condotto nelle condizioni di una dignità e di una libertà a misura d'uomo, sono una benedizione tanto per quelli che lo compiono che per gli stessi prodotti."

(Schumacher 1999, 39)

Le scuole asoke sono chiamate scuole Samma Sikkha, un nome che fa riferimento al Nobile Ottuplice Sentiero e alle sue componenti di Retta Comprensione, Retto Pensiero eccetera.  Le scuole secondarie sono state istituite una decina di anni fa [nel 2002, NdT] e, al momento, sono frequentate da oltre 500 studenti delle scuole secondarie Samma Sikkha.  Recentemente sono state inaugurate anche scuole primarie e professionali.

Tutti gl'insegnanti lavorano come volontari.  Alcuni dei maestri vengono da fuori delle scuole e cercano a volte di standardizzare le scuole asoke rispetto alle altre scuole.  Molti monaci e monache lavorano come insegnanti nelle scuole asoke, dove insegnano di tutto, dal buddhismo all'inglese compresa la matematica.

Le scuole Samma Sikka sono in un processo di evoluzione costante intanto che nuovi maestri arrivano ad insegnare ciascuno con le proprie idee sul come riformarle.  I bambini imparano a diventare piuttosto duri e sono ben pronti a difendere i loro diritti e interessi.  Gli scolari hanno incontri regolari dove imparano a discutere dei loro problemi, a risolvere le situazioni conflittuali per via negoziale e ad assumersi la responsabilità del loro proprio comportamento e di quello dei loro compagni.  In questo sono assistiti dagli insegnanti.

Molti studenti lasciano le scuole asoke per diverse ragioni.  Quelli che restano spesso rimangono nelle comunità asoke anche dopo il completamento degli studî.  Alcuni vanno nelle scuole professionali dei centri asoke, alcuni a studiare nell'"università" asoke (Sammasikkhalaya Wang Jiwit) oppure alle università libere quali la Ramkhamhaeng University.  Molti pochi lasciano la comunità per sempre, i più rimangono nei pressi sia geograficamente che spiritualmente.

Le scuole asoke seguono una metodologia olistica all'insegnamento in cui l'insegnamento teorico segue passo passo lo sviluppo delle arti pratiche quali il giardinaggio, la cucina, le pulizie, la produzione e la vendita di articoli varî, la riparazione delle automobili e dei motori, il cucito e l'assistenza infermieristica.  I centri asoke adesso stanno anche istruendo i loro "dottori scalzi" in collaborazione con un ospedale del nordest.

La scuola asoke è un posto dove i laici possono esprimere la loro devozione, cosa che è considerata un elemento importante del buddhismo asoke.  Non sono richieste donazioni in denaro nei templi asoke.  Agli ospiti in visita per la prima volta non è permesso donare del denaro prima che abbiano fatto visita al tempio per sette volte e abbiano dimostrato di comprenderne gli insegnamenti.  Lavorare per il tempio è considerato un'attività più elevata di qualsiasi donazione materiale, essendo il lavoro considerato una forma di pratica spirituale.

4.2 Il nirvana adesso!

"La semplicità e la nonviolenza sono ovviamente strettamente correlati.  Il consumo ottimale, quello che produce un elevato grado di soddisfazione agli esseri umani grazie ad un consumo relativamente ridotto, permette alla gente di vivere senza essere soggetti a spinte o sforzi e di assolvere all'esortazione principe dell'insegnamento buddhista: smetti di fare il male, cerca di fare il bene".

(Schumacher 1999, 42)

Il dedicare la propria devozione e lavoro al tempio deriva dall'insegnamento asoke sull'illuminazione o nirvana (in thailandese: niphaan).  L'illuminazione è la più alta meta di tutti i buddhisti ma, in molti paesi buddhisti, è solitamente considerato inconseguibile da parte di un laico qualunque.  Un ricercatore statunitense specializzato nel buddhismo birmano, Melford Spiro, ha perciò diviso la pratica buddhista in due categorie diverse: il buddhismo karmico e il buddhismo nibbanico.  Il buddhismo karmico è l'impegnarsi per migliorare il proprio karma per la vita presente e per quella successiva, mentre il buddhismo nibbanico è riservato solamente ai monaci. [Melford Spiro, 1970. Michael Ames si riferisce a laukika e a lokuttara come all'orientamento verso questo mondo o verso l'altro mondo nel buddhismo. Ames, 1964.]

L'interpretazione asoke ha smitizzato questo concetto dividendo il nirvana in un nirvana "piccolo" e uno "grande" (parinirvana).  Il nirvana piccolo è qui e ora e può essere conseguito sbarazzandosi delle macchie (kilet).  Nella vita attuale il nirvana indica uno stato mentale.  Lo sviluppo della condizione di nirvana attraversa un certo numero di stadî che i buddhisti possono conseguire grazie al loro proprio sforzo.

Nel buddhismo istituzionale questi stadî sono considerati come passi lungo un percorso che si svolge su molte rinascite (samsara).  Il primo stadio è quello del sotapanna (in thailandese: sodaban), un "entrato nella corrente" che diventerà un santo (araha) entro sette rinascite.  Lo stadio successivo è quello del sakadagami (in thailandese: sakitakhami), uno che ritorna una volta ancora, che ha distrutto le forme intermedie del godimento sensuale e dell'odio.  Lo stadio successivo lo vedrà un anagami (in thailandese: anakhami), uno che non ritorna, e lo stadio più elevato è infine quello dell'araha, che entrerà il nirvana alla sua morte. [Ruth-Inge Heinze, 1977.]

Agli asoke si incoraggia di sforzarsi per diventare illuminati.  Secondo l'interpretazione asoke questi stadî possono essere conseguiti nella vita presente: il più basso stadio del sotapanna prevede che l'individuo si sia liberato di questi sei vizî: la dipendenza, l'attardarsi fuori casa in orari inopportuni, il frequentare spettacoli, giocare d'azzardo, frequentare cattive compagnie e perdere tempo inutilmente.  Inoltre ognuno deve essere capace di seguire i cinque precetti: astenersi dall'uccidere, dal rubare, dal darsi al sesso illecito, dal mentire e dal darsi alla dipendenza.  L'individuo dovrebbe anche prestare omaggio alla "Triplice gemma" (Ratana Trai), cioè essere un buon buddhista praticante che rispetta il Buddha, il Dhamma e il sangha.  Secondo l'interpretazione asoke anche una persona sposata può praticare per diventare un sotapanna.  Praticare lavorando nel tempio dà ad una persona una possibilità di conseguire il nirvana di un sotapanna.

Lo stadio successivo, quello del sakadagami, può essere raggiunto liberandosi dalle passioni e dall'ira.  Si deve essere capaci di seguire gli otto precetti.  Questi richiedono che si sia in grado, prima di tutto, di seguire i cinque precetti, inoltre che si riduca il numero dei pasti quotidiani, che ci si astenga dal cantare, dal danzare e da ogni abbellimento [cosmetico o di gioielleria] e di astenersi dal dormire su letto alti e sofà.  Il terzo precetto in questo caso richiede l'astinenza.

Lo stadio successivo è l'anagami, che è quando una persona diventa libera da tutte le legami mondani, non prova alcuna tentazione nei confronti dei godimenti terreni e gli eventi mondani non hanno effetto su di lui o lei.  Una persona a questo livello ha ancora qualche macchia nella sua mente, ma questo non si manifesta esteriormente.  Lo stadio finale è quello dell'araha, quando una persona è completamente libera dall'idea dell'"io" e può lavorare per il beneficio degli altri perché non è più egoico.  Questo stadio è il nirvana, che è uno stato della mente, in cui la persona non è più preda dell'egocentrismo, dell'ira, dell'avidità o dell'illusione. [Per una trattazione più approfondita, si veda Heikkilä-Horn: Buddhism with Open Eyes. Belief and Practice of Santi Asoke (Il buddhismo ad occhi aperti: il credo e la pratica della Santi Asoke), pagg. 111-121, 1997.]

Il concetto di nirvana è diverso nell'ideologia asoke rispetto alle idee generalmente accettate dai buddhisti thailandesi.  Il nirvana è tradizionalmente descritto come qualcosa molto distante, inimmaginabile e irraggiungibile.  Solo i monaci possono avere una reale possibilità di conseguire il nirvana.  I laici ordinari neanche si predispongono alla meta del nirvana, si concentrano piuttosto sul guadagnare abbastanza merito (bun) da rinascere in condizioni socioeconomiche più propizie nella prossima vita.  Il gruppo asoke insegna che il nirvana può essere conseguito in questa stessa vita essendo uno stato della mente.  Il nirvana non è qualcosa di sovrannaturale o dell'altro mondo.  Essere illuminati significa essere pacifici e calmi per il non essere più preda dell'egoicità.

Conclusione

Il gruppo asoke è riuscito a creare delle comunità di villaggio molto salutari e funzionanti nelle aree tradizionalmente più povere della Thailandia.

I villaggi sono autosufficienti nel cibo, per certi beni di consumo come lo shampoo, i detergenti e le medicine d'erboristeria.  Beni più costosi sono di proprietà collettiva e il denaro è raccolto presso varie fondazioni per i nuovi investimenti.

I villaggi asoke sono diventati un modello per le autorità locali e tutti i centri asoke sono attivi nell'insegnare a migliaia di contadini thailandesi l'agricoltura biologica, l'autosufficienza economica e l'etica buddhista.

Che il governo centrale e le élite di Bangkok veramente vogliano avere delle comunità forti di contadini orgogliosi e autosufficienti che preferiscono rifiutare i beni stranieri importati, è ancora da vedere.  I governi recenti hanno ancora perseguito le politiche dell'esportazione dei prodotti agricoli da profitto, del turismo ambientalmente insostenibile e dell'ulteriore globalizzazione, tutte totalmente in contraddizione sia con le idee di Schumacher sull'economia buddhista che con quelle delle comunità di villaggio autosufficienti asoke.

Fonti

(Si vedano anche i libri sul Movimento Asoke)

Ames, Michael (1964): Magic-Animism and Buddhism. A structural analysis of the Sinhalese religious system (Animismo magico e buddhismo.  Un'analisi strutturale del sistema religioso cingalese). Journal of Asian Studies Vol. XXIII. pp. 21-51.

Heinze, Ruth-Inge (1977): The Role of the Sangha in modern Thailand (Il ruolo del Sangha nella Thailandia moderna). California.

Insight into Santi Asoke III (1992) (Sguardo nella Santi Asoke III).  Manoscritto non pubblicato. 120 pagg. Bangkok.

Rigg, Jonathan (1997): Southeast Asia, the human landscape of modernization and development. (Asia del sudest, il panorama umano della modernizzazione e dello sviluppo).  Routledge, Londra.

Schumacher, E.F. (1973): Small is beautiful: a study of economics as if people mattered. Special edition: 25 years later...with commentaries (Piccolo è bello: uno studio dell'economia come se la gente contasse.  Edizione speciale: 25 anni dopo... con commentari). Hartley&Marks, Vancouver 1999.

Spiro, Melford (1967): Burmese Supernaturalism. A study in the explanation and reduction of suffering (Il sovrannaturale birmano.  Uno studio della spiegazione e della riduzione della sofferenza). New Jersey.

LIBRI E ARTICOLI SUL MOVIMENTO ASOKE

Apinya Fuengfusakul (1993): Empire of Crystal and Utopian Commune: Two types of contemporary Theravada reform in Thailand (L'impero di cristallo e la comune utopica: due tipi di riforma contemporanea in Thailandia). Sojourn Volume 8, Numero 1, pagg. 153-183.

Heikkilä-Horn, Marja-Leena (1997): Buddhism with Open Eyes.  Belief and Practice of Santi Asoke (Buddhismo ad occhi aperti.  Fede e pratica della Santi Asoke). Fah Aphai, Bangkok.

Jackson, Peter (1989) Buddhism, Legitimation, and Conflict.  The political functions of urban Buddhism (Buddhismo, legittimazione e conflitto.  Le funzioni politiche del buddhismo urbano). ISEAS. Singapore.

Olson, Grant (1983): Sangha Reform in Thailand: Limitation, Liberation and the Middle Path (Riforma del Sangha in Thailandia: limitazioni, liberazione e la Via mediana). Capitolo VII: The people of Asoke: Purity Through Strict Discipline and Vegetables (La gente asoke: la purezza tramite una severa disciplina e i vegetali). Tesi di Master non pubblicata, maggio 1983, Università delle Hawaii.

Suwanna Satha-anand (1990): Religious Movements in Contemporary Thailand. Buddhist struggles for modern relevance (I movimenti religiosi nella Thailandia contemporanea.  La lotta del buddhismo per essere rilevante nel mondo moderno). Asian Survey Vol. XXX, No 4, aprile 1990, pagg. 395-408.

Swearer, Donald K. (1991): Fundamentalistic Movements in Theravada Buddhism (Movimenti fondamentalisti nel buddhismo theravada), in: Marty, Martin E. & R. Scott Appleby (eds): Fundamentalisms Observed (I fondamentalismi osservati). Chicago. pagg. 628-690.

Taylor, Jim L. (1990): New Buddhist Movements in Thailand: An 'Individualistic Revolution'.  Reform and Political Dissonance (Nuovi movimenti buddhisti in Thailandia: una 'rivoluzione individuale'.  Riforma e dissonanza politica).  Journal of Southeast Asian Studies Vol XXI, No 1 marzo 1990, pagg. 135-154.

Taylor, Jim L. (1993): Buddhist Revitalization, Modernization, and Social Change in Contemporary Thailand (Rivitalizzazione, modernizzazione del buddhismo e il cambiamento sociale nella Thailandia contemporanea). Sojourn Vol. 8. No. 1. pagg .62-91.

AUTORI

*** Marja-Leena Heikkilä-Horn (Ph.D.) insegna Storia e religioni dell'Asia all'Università e  College Internazionale Mahidol e ha scritto diversi libri in finlandese sulla storia e le culture dell'Asia sudorientale.

*** Rassamee Krisanamis (M.A.) insegna spagnolo alla Dipartimento delle arti dell'Università di Chulalongkorn e ha tradotto diversi libri per bambini dallo spagnolo in thailandese.

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Ultima modifica: 08 aprile 2010.


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