Traduzione di Alessandro Selli dell'articolo apparso in origine su http://www.lankaweb.com/news/items08/010708-2.html, ma pubblicato anche su http://www.buddhistchannel.tv/index.php?id=10,6724,0,0,1,0 e riproposto su vari blog.

Il piano per il tramonto del buddhismo

Recensione del libro di Allen Carr, LankaWeb, 1 luglio 2008

Londra, RU -- Alcune ditte farmaceutiche ccidentali spendono milioni di dollari per produrre e commerciare nuove medicine che poi gli enti sanitari scoprono avere effetti collaterali talmente pericolosi da proibirli.

  Volendo recuperare l'investimento fatto e non potendo vendere le loro medicine in occidente, alcune di queste ditte cercano di smerciare i loro prodotti pericolosi nel terzo mondo dove la consapevolezza dell'opinione pubblica è scarsa e i governanti indifferenti sono facilmente corrompibili.  Per alcuni il cristianesimo è una cosa di questo genere.

  Avendo perso molto seguito in occidente, le chiese stanno adesso cercando nuove opportunità altrove.  Naturalmente il mondo islamico è fuori discussione.  Persino gli evangelici più ottimisti sanno che le loro possibilità di disseminare il vangelo tra i musulmani sono nulle.  Gli obbiettivi più ovvi sono [allora] l'Africa, l'India e le nazioni asiatiche buddhiste.

  Ci sono molte organizzazioni evangeliche che si dedicano esclusivamente all'evangelizzazione dei buddhisti.  L'Istituto dell'Asia del Pacifico di studi buddhisti [Asia Pacific Institute of Buddhist Studies] nelle Filippine offre corsi approfonditi per missionari sulla dottrina buddhista, le lingue dei paesi buddhisti e in sociologia sulle diverse comunità buddhiste - quanto di meglio per conoscere il nemico.

  La Compagnia Centroasiatica [Central Asia Fellowship] si è specializzata nel disseminare il vangelo tra i tibetani.  La Compagnia Missionaria d'Oltremare [Overseas Missionary Fellowship] è "una stimata autorità sul buddhismo" ed "è disponibile per condurre corsi e seminari, esporre introduzioni e tenere audizioni su come i cristiani possono condurre con efficacia le loro attività nel mondo buddhista."  Il Centro Sonrise di studi buddhisti e la Rete dell'Asia del Sud [South Asia Network] sono sia comunità on-line che fonti per i missionari di informazioni dettagliate, accurate e aggiornate che possono tornare utili ai fini dell'evangelizzazione dei buddhisti.  Ma non fate l'errore di considerarli piccoli gruppi ad-hoc.  Sono [invece] organizzazioni grandi, ben finanziate, amministrate superbamente, dove opera del personale altamente motivato e totalmente dedito pronto ad un'azione di lungo termine.

  Un libro dal titolo "Genti del mondo buddhista" è stato pubblicato di recente da uno dei leader di questo nuovo assalto evangelico al buddhismo.   Le 453 pagine del libro presentano ai missionari e ai cristiani interessati un profilo completo di 316 etnie e gruppi linguistici buddhisti asiatici, dai nyenpa del Bhutan centrale ai kui della Cambogia settentrionale, dai buriat dell'estremo oriente russo ai cingalesi dello Sri Lanka.

  C'è una scomposizione dettagliata delle dimensioni di ciascun gruppo, di quanti si dicono buddhisti e quanti realmente lo conoscono e lo praticano, quante lingue parlano, le loro forze e come superarle, le loro debolezze e come sfruttarle, una panoramica della loro storia, della loro cultura e i modi migliori di evangelizzarli.

  Il libro è ricco di fotografie a colori belle e affascinanti di tutti questi popoli, molti dei quali poco noti.  Rende molto tristi pensare che queste persone gentili, sorridenti e innocenti siano ora nelle mire di missionari esperti delle vie del mondo determinati a scardinare la loro fede e a distruggere le loro culture antiche.  Tuttavia il libro di Hattaway è interessante anche per la visione sinistra che permette di gettare all'interno della mentalità bizzarra e della teologia ugualmente grottesca dei cristiani evangelici.  Nella prefazione Hattaway chiede: "Non spezza il cuore di Dio il fatto che oggi centinaia di milioni di buddhisti stiano marciando verso l'inferno poco o nulla coscienti del vangelo?  Non spezza il cuore del salvatore il fatto che a milioni preghino idoli senza vita invece del vero, glorioso Padre celeste?"

  Non sorprende che gli evangelici siano così irascibili e sempre sulla difensiva, così autoreferenziali e pieni di un nervosismo energico.  Ogni loro giorno vivono la credenza contraddittoria che il loro Dio sia pieno d'amore eppure getti la gente in un inferno di fuoco eterno, persino gente che non ha mai saputo nulla di lui.  Questo dev'essere un vero stress.  Come una persona che deve pompare in continuazione aria in un pallone forato per tenerlo gonfio, devono insistere che il buddhismo sia solo un'idolatria vuota senza valore quando sanno benissimo che non è così.  Anche questo dev'essere un vero stress.  Ovunque nel suo libro Hattaway ripete tutte queste vecchie bugie, calunnie e mezze verità che i missionari hanno tentato di smerciare nel 19º secolo ma che i cristiani delle principali chiese hanno abbandonato cent'anni fa.

  Hattaway sostiene che i buddhisti, come altri non cristiani, conducano vite vuote e senza senso e che siano in realtà in attesa di ascoltare il vangelo di Gesù Cristo.  Non sorprende che le statistiche che presenta ai suoi lettori non sempre lo evidenzino.  Mostra come alcuni gruppi di buddhisti siano stati per anni oggetto di un'opera piuttosto intensa di evangelizzazione, eppure hanno scelto di mantenere la loro fede.  Ad esempio il 32% dei kyerung del Nepal hanno ascoltato il vangelo ma "pochi hanno compreso il cuore del messaggio."  Hattaway ci dice che "i battisti americani hanno lavorato nell'area di Tovyan (in Birmania) per molti decenni, ma la maggior parte dei convertiti che hanno fatto sono tra i karen."  Hanno scoperto la gente di Tovyan "lenta nella loro risposta al vangelo, un'attitudine che continua tutt'oggi."

  Missionari dediti e capaci di sacrificio hanno operato in Thailandia per oltre 140 anni ma hanno raccolto un numero di convertiti minuscolo.  Secondo Hattaway ci sono circa 2000 missionari stranieri all'opera in Chiangmai - più numerosi dei cristiani della città.

  È confortante sapere che tra gli evangelici la Thailandia è detta "il cimitero dei missionari".  Il ventun percento dei lao ga [nel Laos e nella regione thailandese dell'Isan, NdT] è stato evangelizzato ma "il cristianesimo non ha ancora avuto alcun impatto presso questo gruppo".  Al quarantadue percento dei lemo è stato riferito di Gesù, ma la loro "forte fede nel buddhismo e la loro mentalità culturale isolata gli ha impedito di accettare il vangelo".  Naturalmente la "mentalità culturale isolata" di Hattaway gli impedisce persino di prendere in considerazione il fatto che questi popoli possano aver deciso di non diventare cristiani perché il buddhismo gli fornisce tutto il sostentamento emotivo, intellettuale e spirituale di cui hanno bisogno.  E così deve trovarsi una qualche altra spiegazione sul perché così tanti buddhisti rimangono quelli che lui chiama "gente che oppone resistenza".  Secondo lui è a causa della paura (pag. 217), della pigrizia intellettuale (pag. 149), dell'avidità e cecità (pag. 172) e, naturalmente, del"l'opposizione del demonio" (pag. 190).  Un'altra causa è l'illusione, come ad esempio tra i palaung della Birmania settentrionale, che sarebbero così completamente illusi dal "credere di avere la verità nel buddhismo" (pag. 217).

  Naturalmente Hattaway è anche abbastanza scaltro dal sapere che la stabilità e l'integrità culturale delle società buddhiste è un ostacolo formidabile alla loro evangelizzazione.  Le guerre civili come quelle nello Sri Lanka e in Cambogia sono letteralmente un dono di Dio per i missionari.  Hatthaway chiama lo sconvolgimento della vita e l'abbandono forzato delle loro terre da parte dei loba del Nepal, causati da diverse centinaia di enormi alluvioni, "un'opportunità inviata da Dio" (pag. 168).  Come mosche che si affrettano sul cadavere di un animale, i missionari evangelici sciamano sulle comunità in bisogno per conquistare convertiti travestendo i loro sforzi quali "opera di soccorso" e "assistenza manitaria".

  Sfortunatamente molti cristiani occidentali genuini e decenti, non rendendosi conto di questi loro intenti nascosti, danno soldi alla Visione del Mondo [World Vision] e ad altre organizzazioni simili che usano l'opera di soccorso come una tecnica di conversione.  Ma mentre molti buddhisti hanno respinto il messaggio dei missionari, altri invece vi sono caduti.  Il trentun percento dei tamang del Nepal sono adesso cristiani.  I primi missionari in Mongolia sono arrivati nel 1990 e nel giro di pochi anni hanno fatto migliaia di convertiti, soprattutto tra i giovani.  Questa crescita fenomenale adesso ha rallentato considerevolmente, ma il numero delle agenzie missionarie attive nel paese è cresciuto enormemente e ancora quasi non ci sono libri sul buddhismo in lingua mongola.

  In Cina oggi il cristianesimo sta crescendo così rapidamente che riescono a malapena a costruire le chiese necessarie per raccogliere i nuovi convertiti.  Le gentili tribù delle colline in Thailandia e nel Laos cadono preda dei missionari ad una ad una.  Questi e molti altri successi non sono avvenuti soltanto perché i missionari sono stati privi di scrupoli e tenaci, ma anche perché i buddhisti sono rimasti molto indifferenti, lenti a comprendere il pericolo e a reagirvi in un qualche modo efficace.

  In Thailandia si spendono milioni in cerimonie sfarzose, enormi statue del Buddha e foglie d'oro per rivestire gli stupa, ma quasi nulla [è speso] per la letteratura buddhista, per l'educazione religiosa e i servizi sociali a favore delle tribù delle colline.  Un'altra "opportunità inviata da Dio" per i missionari è la generale attitudine svogliata di gran parte del sangha.  Una delle parti più illuminanti e preoccupanti di questo libro (per quanto riguarda la mentalità tanto dei missionari quanto dei bhikkhu) è il resoconto di Bryan Lurry dei quattro mesi che ha trascorso in un monastero negli stati Shan della Birmania nordorientale.  Si trovava in quei luoghi per valutare la possibilità di convertire dei bhikkhu buddhisti e partì pieno di ottimismo.  Temo che il suo ottimismo non fosse completamente fuori luogo.  L'abate dove Lurry si trovava acconsentì che insegnasse l'inglese ai bhikkhu (ovviamente usando come libro di testo la Bibbia), che mostrasse loro un film sulla vita di Cristo e in seguito persino a tenere lezioni regolari sulla Bibbia ai bhikkhu.  I buddhisti occidentali poco informati potrebbero lodare questo atteggiamento come l'ennesimo esempio di tolleranza buddhista, per quanto malriposta.  Sospetto [piuttosto] che fosse dovuto all'ignoranza e a quell'indifferenza nei confronti di qualsiasi cosa non provochi scossoni alla quotidianità o che non contravvenga alle abitudini tradizionali che prevale in gran parte del Sangha.

  Come parte della sua strategia per comprendere il loro modo di pensare, Lurry ha fatto ai suoi "amici" una serie di domande.  Alla domanda "Qual'è la cosa più difficile da seguire degl'insegnamenti buddhisti?" alcuni bhikkhu hanno risposto il non mangiare dopo mezzogiorno, il non poter bere alcool e uno il conseguire il nirvana.  Alla domanda "Poteste cambiare una cosa di voi stessi, cosa cambiereste?" le risposte includevano l'essere più forti, più alti, la forma del naso e di avere la pelle più chiara.  Alla domanda sul perché fossero andati a vivere nel monastero nessuno dei bhikkhu ha risposto l'interesse nel Dhamma, nella meditazione o nella vita religiosa in generale.  Com'è solito in gran parte del mondo buddhista, si erano ordinati probabilmente perché è tradizione che così si faccia.  Quando Lurry ha chiesto ai bhikkhu se lascerebbero mai l'abito monastico per una qualsiasi ragione, "i miei studenti hanno espresso il desiderio di lasciare il tempio per fare i soldati nell'esercito indipendentista Shan...  Non vedevano la contraddizione nel fatto che, come monaci, letteralmente non dovevano fare del male ad una zanzara, tanto meno ad un essere umano".  Lurry ammette d'essere stato veramente sorpreso che così poche risposte ricevute dimostrassero una profonda conoscenza del buddhismo o una religiosità evidente e genuina.

  Avendo vissuto in monasteri thailandesi per otto anni mi dispiace dire che nessuna delle risposte dei bhikkhu mi abbia sorpreso nella ben minima misura.  Troppo spesso oggi la vita monastica buddhista consiste in poco più dell'apprendimento mnemonico, nell'accettazione acritica delle credenze tradizionali, nella ripetizione senza fine di rituali ottusi, nel fare la questua e lunghi pisolini.  Per fortuna molte comunità buddhiste resistono contro l'opera dei missionari, ma con una tale scarsa educazione religiosa e una tale incapacità a fare da guida da parte di un sangha così accomodante, quanto tempo potranno continuare a farlo?  Si deve fare qualche cosa e bisogna farlo presto.

  Un'altra vecchia calunnia missionaria ripetuta ovunque nel libro di Hattaway è che i buddhisti vivano nel costante terrore dei diavoli e dei demoni.  Questa accusa è piuttosto divertente, provenendo da un cristiano evangelico che vede in quasi ogni cosa che non gli piace una macchinazione di Satana e dei suoi scagnozzi.  Lurry dice della sua esperienza: "Devo ammettere che i templi m'intimorivano.  Vedevo molte cose che mi scoraggiavano dall'entrare.  In alcuni templi c'erano grandi statue di creature ferine con lunghe zanne e artigli affilati che custodivano l'ingresso.  A sorvegliare la sala principale in molti templi ci sono due grandi statue di dragoni multicefali da ambo le parti della scalinata...  Se tali raffigurazioni erano all'esterno del tempio, cos'avrei trovato all'interno?  M'ero quasi immaginato queste creature diventare improvvisamente vive e tentare di nuocermi" (pag. 234).

  Posso capire come la gente delle tribù dell'entroterra birmano sia così semplice e spesso analfabeta dall'aver paura degli spiriti malevoli.  Ma il sig. Lurry è un laureato dell'università del Texas del nord ed è spaventato da pezzi di cemento e stucco dipinto usato come elemento decorativo nei templi buddhisti.  Com'è facile spaventare i cristiani evangelici!

  Nove pagine di "Genti del mondo buddhista" sono dedicate ai cingalesi, il popolo indigeno dello Sri Lanka, da molto tempo teatro delle attività missionarie.  Nonostante quasi 500 anni di stretto contatto con il cristianesimo soltanto il 4% dei cingalesi sono cristiani e questo nonostante i periodi in cui la loro religione era gravemente discriminata e addirittura attivamente perseguitata.  L'aver avuto un tale scarso successo in questa isola strenuamente buddhista rende sia perplessi che furibondi gli evangelici.

  A partire dagli anni '50 la chiesa cattolica nello Sri Lanka ha tacitamente accettato il suo ruolo minoritario e nella maggior parte dei casi ha assunto un atteggiamento di vivi e lascia vivere nei confronti del buddhismo.  Ha continuato nei suoi tentativi di conversione ma in tono minore e in un modo rispettoso.  Ma a partire dagli anni '90 le organizzazioni evangeliche hanno letteralmente invaso lo Sri Lanka e hanno un atteggiamento del tipo "non hanno chiesto pietà e nessuna ne avranno".  Per ora la maggior parte delle loro conversioni sono state tra i cattolici, con la costernazione della chiesa cattolica, ma ovviamente il loro vero obiettivo sono i buddhisti.  I bhikkhu buddhisti si stanno appellando al governo perché promulghi leggi che vietino le conversioni.  Ma è proprio questa la soluzione migliore?

  È facilmente comprensibile che ai cingalesi non piaccia che si indichi la loro religione come un "satanico culto del diavolo", soprattutto se da parte di stranieri, che tali sono la maggior parte dei missionari.  Alcuni anni fa morì un bhikkhu cingalese altamente riverito e ci fu un'autentica espressione di profondo cordoglio da parte della comunità buddhista nazionale.  Proprio nel corso del funerale di questo bhikkhu, il leader di una chiesa nella periferia di Colombo iniziò ad esplodere fuochi d'artificio, che è il modo consueto con cui si esprime gioia o un'occasione di festa nello Sri Lanka.  Ovviamente i buddhisti che circondavano la sua chiesa si sentirono profondamente offesi e per quanto non ci fu nessun epilogo violento volarono parole enormemente irate.  Mi capitò di assistere allo scontro dei vicini con il leader della chiesa.  Questi insisteva che i suoi artifici pirotecnici non avessero nulla a che fare con il funerale del bhikkhu, ma non poté fornire alcuna ragione convincente sulla ragione che aveva di farli esplodere.  Per tutta la durata dello scontro verbale con i suoi vicini dimostrò un atteggiamento sfacciato, restio al fornire spiegazioni sul suo gesto e incurante nei confronti del risentimento che provava la gente che aveva davanti.  Posso solo dire che mi aveva dato la netta impressione che sarebbe stato felice di essere stato aggredito o picchiato per potersi in seguito ammantare del titolo di cui gli evangelici smaniano di vestirsi, quello di essere martiri per il loro Signore.

  Il libro di Hattaway mette in risalto episodi violenti contro i cristiani nello Sri Lanka e altrove che hanno purtroppo iniziato ad essere troppo frequenti.  Naturalmente quello che manca di dire è che sono solamente gli evangelici, non i cattolici o i cristiani delle chiese tradizionali, che si attirano contro di tali reazioni negative.  E naturalmente non dice perché la gente a volte s'infuria tanto contro gli evangelici.  Il fatto è che è la loro insistenza screanzata e la loro totale assenza di tatto nei confronti della sensibilità religiosa degli altri che causa questa violenza.  Questo non per giustificare la violenza ma solo per spiegare perché succede.

  È anche vero che alcuni evangelici estremisti a volte provocano deliberatamente lo scontro.  Ho due trattati evangelici sullo Sri Lanka: uno insiste che i villaggi devono diventare "un campo di battaglia per le anime", l'altro dice che i cristiani devono "affrontare quelli che non sono salvi, affrontarli persino con la forza e obbligarli a prendere una decisione".  E non sono solamente i buddhisti a sentirsi offesi dal comportamento rozzo e aggressivo degli evangelici.  Un sino-thailandese cristiano-rinato una volta mi disse che il Papa è in realtà "la prostituta dell'Anticristo" e mi mostrò un brano della Bibbia che lo proverebbe.  A me venne solamente da ridere della sua ermeneutica da strapazzo.  Ma come si sarebbe sentito un cattolico devoto cui avesse detto tali cose?

  La sezione sullo Sri Lanka nel libro di Hattaway è scritta da Tilak Rupasinghe e Vijaya Karunaratna, due noti predicatori evangelici.  Questi passano giulivamente in rassegna i numerosi guai che affliggono lo Sri Lanka: la guerra civile, l'alto tasso di suicidi, la corruzione, l'insurrezione; e naturalmente lo fanno per dimostrare che il buddhismo sia falso.  Passano quindi a dichiarare con ostentazione che "In Cristo è la guarigione dalle ferite dell'ingiustizia, dell'oppressione e dell'odio etnico...  In Cristo c'è la speranza per la redenzione della nazione, della sua terra, della sua lingua, della sua cultura e della sua gente". Questa è una promessa seducente, una di quelle che a certa gente piacerebbe ascoltare.  Ma ovviamente è la stessa vecchia, spuria e vuota promessa che i missionari hanno sempre fatto nei paesi dove cercavano di evangelizzare; "Che disastro che è il tuo paese!  I tuoi dèi hanno fallito.  Accetta Gesù Cristo e tutto sarà meraviglioso!".

  Ma il cristianesimo fa veramente di meglio per risolvere i problemi sociali?  Le prove a favore sono molto esigue.  Il cristianesimo ha fallito miseramente nel tentativo di portare la pace nell'Irlanda del Nord, dove infatti è stato la causa principale dei problemi.  La lunga tradizione cattolica e protestante tedesca non ha impedito al nazismo di mettere radici.  La chiesa olandese riformata sudafricana era una fervente sostenitrice dell'apartheid e della sua oppressione e crudeltà.  La prevalenza del cristianesimo evangelico negli Stati Uniti meridionali, la cosiddetta "Bible Belt", non gli ha impedito di diventare l'area più povera e razzista del paese.  E la segregazione razziale nel sud non è mai più evidente come di domenica mattina, quando i neri e i bianchi vanno in chiese separate; "Alleluja e sia lodato il Signore, ma pregatelo nella vostra propria chiesa!".

  Il libro di Hattaway è, o almeno dovrebbe essere, un grido ai buddhisti perché si sveglino.  A meno che non si riformi il sangha, faremmo meglio ad organizzarci e a sforzarci per giungere sia a conoscere che a praticare [meglio] la nostra religione, [o] la Luce dell'Asia potrebbe essere soffiata via.


Nota di deresponsabilizzazione: I commenti contenuti in questo sito web sono solamente riflessioni personali e non rispecchiano necessariamente il punto di vista di LankaWeb.  LankaWeb.com offre i contenuti di questo sito web senza applicare tariffe, ma non sostiene necessariamente i punti di vista e le opinioni che vi sono espressi.  Né LankaWeb né i singoli autori di qualsiasi materiale presente su questo sito web accetta la responsibilità di qualsiasi perdita o danno, a prescindere dalla causa (inclusa la negligenza), in cui si possa incorrere sia direttamente che indirettamente dall'uso o dall'aver fatto affidamento sulle informazioni contenute o alle quali si ha avuto accesso tramite questo sito web.
Tutte le considerazioni e le opinioni esposte in questo articolo sono solamente quelle degli utenti e non rappresentano necessariamente quelle di LankaWeb.com.


Copyright © 1997-2004 www.lankaweb.Com Newspapers Ltd. Tutti i diritti riservati.
La riproduzione integrale o parziale senza il permesso esplicito è proibita.

----------
"Genti del mondo buddhista" [Peoples of the Buddhist World], di Paul Hattaway, Piquant Editions, Carlisle, 2004.

I diritti d'autore sono detenuti dall'Autore e/o dall'Editore dell'originale.
I diritti della traduzione in italiano sono del traduttore.
La traduzione italiana è coperta, ove compatibile con la licenza dell'originale,
dalla licenza Creative Commons versione 3.0 Attribuzione - Non commerciale -
Condivisibile alle stesse condizioni http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/deed.it

< Torna al livello superiore <
<< Torna alla pagina iniziale <<