Traduzione di Alessandro Selli dell'articolo originale pubblicato in: http://www.buddhistchannel.tv/index.php?id=82,6186,0,0,1,0


Monaco Rambo

di Anna Sussman e Jonathan Jones, InTheFray.org, 06 aprile 2008

  In Myanmar, teatro della più lunga guerra civile del mondo, una parte dei monaci buddhisti sono passati dalla parte della resistenza violenta.

  Stato Karen, Myanmar -- In un accampamento nella giungla del Myanmar orientale il monaco 67-enne Sau Uizana siede in meditazione nella sua veste arancione.  Dietro di lui centinaia di uomini con armi semiautomatiche si allineano inquadrandosi militarmente per poi marciare in cerchio intorno a un campo.  Si stanno preparando per un'altra battaglia contro il governo militare del Myanmar.

Monaco Rambo
<< "Monaco Rambo" Sau Uizana mentre siede in una capanna di legno nel Quartier Generale dell'Unione Nazionale Karen. (Anna Sussman)

  Sia Sau Uizana che i soldati sono Karen, il gruppo etnico più numeroso in Birmania.  Hanno combattuto contro il governo per 60 anni in quella che è diventata la più lunga guerra civile del mondo.  Mentre decine di migliaia di monaci hanno attirato l'attenzione del mondo lo scorso agosto e settembre per la loro massiccia protesta non violenta, alcuni membri del clero birmano, incluso Sau Uizana, insistono che la resistenza violenta sia l'unica strategia praticabile contro la giunta al potere.  Oggi monaci di entrambe le scuole di pensiero continuano a combattere la dittatura militare.  Dicono di appartenere alla stessa rivoluzione.

  Sau Uizana sostiene che quale monaco buddhista appoggia la controversa lotta armata dei Karen perché, dice, salva vite.

  "Vorremmo percorrere una via pacifica come Martin Luther King, come Gandhi, ma il regime militare non lo vuole accettare.  Per questa ragione ci siamo armati" dice.  "Naturalmente vogliamo la pace.  Tutti vogliono la pace.  Ma non funziona.  Per questo abbiamo bisogno delle armi.  Le usiamo soltanto per difenderci."

Monaco e guerrigliero karen

    La 'Rivoluzione zafferana' brutalmente repressa


  Il paese buddhista di Myanmar, chiamato Birmania fino al 1989, è tra i più repressivi del mondo.  Gli attivisti pro-democratici sono sistematicamente incarcerati e i gruppi etnici come i Karen sono regolarmente attaccati dal governo militare.

  Fino a poco tempo fa, a causa della stretta del governo sul dissenso, solo i ribelli Karen hanno affrontato apertamente la dittatura.  Ma in agosto e settembre dell'anno scorso, quando decine di migliaia di monaci si sono voluti coinvolgere nel movimento che ha dato origine alle proteste pro-democratiche e studentesche contro l'aumento dei prezzi dei carburanti, è rinata la resistenza nonviolenta.

  Dopo giorni di proteste in tutta la nazione, chiamate la "Rivoluzione zafferana", i monaci sono stati brutalmente aggrediti e colpiti dal fuoco dell'esercito.

  Il monaco Sau Uizana dice che il tragico risultato delle proteste di settembre, in cui sono state uccise almeno 31 persone e centinaia sono state imprigionate, dimostra che la resistenza nonviolenta non può funzionare contro la dittatura birmana.

  "I paesi vicini, come lo Sri Lanka, il Laos, la Cambogia e la Thailandia, sono tutti paesi buddhisti e non farebbero del male ai monaci", dice.  Invece in Myanmar, aggiunge, "i monaci sono stati torturati dai soldati dell'esercito e sono stati obbligati a venerare i loro torturatori."

Guerriglieri karen

    Il buddhismo e la lotta armata


  Sau Uizana, un uomo imponente, dalla corporatura massiccia, con occhiali dalla montatura d'oro e rotoli di tessuto arancione, è stato monaco per 37 anni.

  Ha trascorso quattro anni in prigione tra il 1984 e il 1988 ed è stato obbligato ai lavori pesanti come punizione per aver sfidato il governo.

  "Stavo nella foresta con numerosi giovani studenti cui stavo insegnando.  Quando stavamo dormendo i soldati hanno sparato ai miei studenti perché siamo Karen" dice.  "Gli ho detto che quello che stavano facendo era illegale, ma per l'avergli rivolto tali parole sono finito in prigione."

  Insiste che la lotta armata dei Karen non è in contrasto con il buddhismo perché sta proteggendo vite.

  "Dobbiamo usarla insieme alla religione" dice.  "[Dobbiamo] usare le armi per difenderci e la religione per darci coraggio."

  Dei gruppi armati che hanno combattuto contro la dittatura in Myanmar si sono arresi tutti tranne i Karen.  L'Unione Nazionale Karen (UNK) è composta da gente di etnia karen cristiana, buddhista e animista e ha sofferto pesati perdite di truppe nei decenni.  La UNK stima che le sue forze siano numericamente inferiori a quelle del governo di un fattore di almeno 25.

  La UNK è stata criticata, tra l'altro, per aver disperso mine, per aver arruolato soldati bambini e per aver istigato alla violenza in aree civili, accuse che loro respingono.

  Nel quartier generale della UNK Sau Uizana è chiamato "Monaco Rambo." Altri monaci dicono che anche loro comprendono la lotta armata dei Karen. Uno di loro, il 53-enne Oh Bah Seh, era uno dei leader delle proteste dell'anno scorso e dice di non condannare la guerra dei Karen.  Lui né è Karen né fa parte del movimento UNK.  "Nessuno vuole la violenza, ma a causa della persecuzione disumana [de] il governo, per questa ragione alcuni sono finiti col prendere le armi per combattere un sistema malvagio."

  Lui, tuttavvia, pratica la resistenza nonviolenta, come la maggior parte degli altri monaci buddhisti.  Dice che mentre era bastonato durante le proteste di settembre, continuava lo stesso ad intonare canti di gentilezza amorevole nei confronti dei suoi oppressori.

    La nonviolenza è fondamentale, dicono altri


  Il ventottenne Ghau Si Tha, un altro leader delle marce pacifiche di settembre, dice che la nonviolenza è la base della resistenza buddhista.

  "Essendo monaci, dobbiamo continuare ad intonare canti di amorevolezza.  Per quanto gli altri usino la forza, per quanto il regime non segua i  precetti buddhisti, dobbiamo rimanere fedeli all'amorevolezza" dice.  "Crediamo che soltanto questa amorevolezza possa portare al successo.  È per questo che marciamo con gentilezza amorevole, pacificamente e senza violenza."

  In Myanmar la resistenza politica dei monaci buddhisti risale ai tempi del colonialismo britannico, quando il clero buddhista contribuì alla lotta per l'indipendenza.  Il clero buddhista è un gruppo venerato, considerato dalla gente come leader.  Oggi i 400.000 monaci del Myanmar sono secondi in numero solamente all'esercito.

  Per quanto restii a fornire dettagli specifici, i monaci Ghau Si Tha e Oh Bah Seh dicono che sono in preparazione altre proteste nonviolente in Birmania.  Molti sospettano che l'otto agosto, il ventesimo anniversario delle massicce proteste pro-democratiche, come pure occasione dell'apertura dei giochi olimpici di Beijing, sia un giorno da tenere d'occhio in Myanmar.

  "Ora, in questo modo, noi monaci buddhisti stiamo facendo anche quello che fanno i guerriglieri Karen," dice Oh Bah Seh.  "La rivoluzione."


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