Traduzione di Alessandro Selli di un brano del libro:

Il buddhismo, la legittimazione e il conflitto [Buddhism, Legitimation, and Conflict]

1989, Peter A. Jackson


Capitolo cinque: La persecuzione di phra Phimontham bhikku


Phimontham è diventato molto famoso per essere stato un monaco fortemente a favore della democrazia e attivo in sostegno della nuova forma di amministrazione del sangha introdotta nel 1941. Aveva molti simpatizzanti tra i giovani e istruiti monaci mahanikay, che guardavano con favore ai contadini, ai lavoratori e al sorgente ceto medio piuttosto che alla classe dirigente del sistema statale.

Allo stesso tempo si era procurato dei nemici tra i quadri degli anziani sia dell'ordine thammayut [dhammayutika] che di quello mahanikay [mahanikaya]. Phimontham si teneva strettamente in contatto con l'ex primo ministro Pridi Phanomyong ed era il governatore provinciale del sangha nella provincia natale di Pridi, Ayutthaya, nei primi anni del governo civile dopo la rivoluzione del 1932. Questo rapporto con Pridi Phanomyong lo rese oggetto di rappresaglie politiche dopo che Phibun Songkhram condusse un colpo di stato che obbligò Pridi all'esilio. Phimontham manifestò il suo disaccordo sui metodi che Phibun Songkhram intendeva seguire nel tentativo di impedire che il sangha diventasse una base per le operazioni comuniste quando il primo ministro istruì il sangkhasapha a diramare un decreto che proibisse l'ordinazione dei comunisti. Phimontham si oppose al decreto su basi dottrinali, denunciandone l'incompatibilità con i princìpi buddhisti per la deliberata discriminazione che esercitava contro quanti avessero desiderato l'ordinazione.

Phimontham ritardò deliberatamente l'applicazione della risoluzione, della quale era responsabile come sangkhamontri dell'amministrazione. In conseguenza di ciò fu sospettato di essere un simpatizzante comunista e, per quanto non vi fossero prove di ciò, fu etichettato come attivista contro l'ordine costituito dalle autorità politiche.

Krajaang Nanthapho cita del fu somdet phra Thairayanamuni del monastero mahanikay wat Jakrawatratchawat una dichiarazione in cui sostiene che prima che Kittisophana fosse promosso al rango di somdet phra wanarat del sangharaja, nel 1960, ricevette una visita al wat Benjamabophit di Krommamyyn Bidyalabh, allora a capo del consiglio dei ministri nel governo di Sarit. Bidyalabh disse a Kittisophana che se fosse stato nominato sangharaja la carica che allora ricopriva di somdet phra wanarat avrebbe dovuto rimanere vacante perché Phimontham era il monaco più anziano di rango rorng somdet e perciò primo nella lista degli aventi diritto alla promozione a pieno rango di somdet e al titolo di somdet phra wanarat. Subito dopo la nomina di Kittisophana a sangharaja nel 1960 iniziò una campagna sistematica per screditare Phimontham e privarlo infine dell'abito monastico.

Il nuovo khana sankhamontri dichiarò che tra i suoi obiettivi c'era quello di impedire l'infiltrazione comunista nel sangha e di identificare e di sbarazzarsi dei monaci che avessero espresso opinioni considerate pericolose all'integrità della religione e avverse alla politica del governo. Sombun Suksamran ha scritto in proposito:

Questa dichiarazione fu ampiamente criticata dai monaci, specialmente da quelli dell'ordine mahanikay. Delle lettere anonime circolavano tra i monaci e i laici che li sollecitavano a protestare contro la nomina del nuovo sangha montri e che lo accusavano di essere un lacché del governo, di usare il suo potere per opprimere la maggioranza [cioè i monaci mahanikay] e di essere un dittatore. Alla polizia fu ordinato di perquisire molti monasteri. Phra Phimontham fu sospettato di essere l'architetto di questo movimento antigovernativo.

Siriwat Khamwansaa sostiene che Juan Utthayi complottò quindi con la polizia un piano per destituire Phimontham dal suo ufficio quale abate del monastero di wat Mahathat. Il diciotto luglio 1960 la polizia di Bangkok rese nota l'accusa contro Phimontham di aver violato il vinaya e di aver commesso la colpa dell'omosessualità, una parajika o infrazione seria contro il voto monastico del celibato che provoca l'espulsione automatica dall'ordine monastico.

Questa accusa si basava sulle dichiarazioni di un monaco del wat Mahathat che in seguito confessò di essere stato obbligato a sostenere dalla polizia.

In una successiva consultazione legale del sangha tenuta per investigare l'accusa si scoprì che il nove giugno 1960 un poliziotto aveva chiesto a un monaco del wat Mahathat, phra Maha Phae Yanawaro, di recarsi a una stazione di polizia li vicina dove, a conclusione di un lungo interrogatorio, gli fu estorta un'accusa contro Phimontham. Una seconda accusa fu estorta dalla polizia di Bangkok a un ex novizio del wat Mahathat, Wirayut Watthananusorn, il ventotto luglio del 1960. La polizia sostenne di avere testimoni del fatto che Wirayut avesse masturbato Phimontham e disse a Wirayut che se avesse confermato questa storia la sua carriera e i suoi affari avrebbero prosperato. Gli fu mostrato un documento firmato da Sarit Thanarat nel quale il primo ministro appariva intenzionato a perseguire il caso in sede penale e per paura firmò l'accusa contro Phimontham che la polizia aveva pronta.

Il nove settembre del 1960 il sangharaja ordinò a phra Phimontham di togliersi l'abito monastico. Tuttavia Phimontham si appellò contro l'ordine del sangharaja sostenendo che secondo la Legge sul sangha del 1941, che allora era ancora in vigore, il sangharaja non aveva l'autorità di ordinare a un monaco di smettere l'abito. Questo grave atto disciplinare era invece giurisdizione del solo organo giudiziario del sangha, il khana winaythorn. Il venticinque settembre del 1960 quattrocento monaci mahanikay si radunarono al wat Mahathat per esprimere collettivamente la loro garanzia sulla stretta purezza ascetica di Phimontham e vollero che di questa loro decisione fossero informati il sangharaja, il sangkhanayok, il khana sangkhamontri e il governo. Ma, nonostante questa loro manifestazione di solidarietà, Phimontham fu destituito dalla sua carica di abate del wat Mahathat il venticinque ottobre del 1960. Il primo ministro Sarit Thanarat in seguito accusò Phimontham di essere causa di disordini e ordinò la revoca di tutti i suoi titoli clericali l'undici novembre del 1960, il che lo ridusse alla sola carica di phra aat asaphathera.

L'undici novembre del 1960 sia Phimontham che Sasanasophana furono privati dei loro titoli clericali e il Dipartimento degli affari religiosi confiscò i ventagli che ne simboleggiavano il rango.

Un comitato di monaci fu insediato in seguito perché investigasse le accuse mosse contro Phimontham e, dopo che i suoi due accusatori ebbero confessato che le loro denunce erano false, fu scagionato per mancanza di prove. Tuttavia l'assoluzione di Phimontham non fu pubblicizzata né sotto il regime di Sarit Thanarat né sotto quello di Thanom Kittikachorn, né gli fu restituito il titolo né fu reintegrato quale abate del wat Mahathat.

Pur essendo stato Phimontham destituito dai suoi ruoli amministrativi, gli attacchi di Juan Utthayi e di Plot Kittisophana non riuscirono a privarlo dell'abito monastico e nei primi anni del decennio 1960 rimase al wat Mahathat come punto focale del movimento contro il governo autoritario di Sarit e i tentativi di abolire la Legge sul sangha del 1940. Sarit, in seguito al fallimento dei mezzi religiosi per giungere alla sua espulsione dal sangha, ricorse all'uso della forza secolare per attaccare Phimontham. Il venti giugno del 1962 Phimontham fu arrestato con l'accusa di essere un comunista e una minaccia per la sicurezza nazionale.

Dopo il suo arresto, il khana sangkhamontri ordinò a Phimontham di smettere l'abito monastico, ma lui di nuovo rifiutò. Sarit scrisse quindi al sanghkhanayok (Juan Utthayi) ordinando che Phimontham fosse privato dell'abito a causa della gravità delle accuse che gli erano state mosse contro. Due sangkhamontri mahanikay, phra Thammakhunaphorn e phra Thammawarodom, si recarono allora al comando di polizia dov'era detenuto Phimontham e gli strapparono di forza l'abito di dosso.

Poco dopo la svestitura di Phimontham e dopo che ogni autentica forma di opposizione democratica nel sangha era stata eliminata, Sarit abrogò la Legge sul sangha del 1941 e promulgò una nuova legge che ricentralizzò il potere amministrativo del sangha nelle mani del sangharaja, Plot Kittisophana, e dei monaci titolati anziani, tra i quali comparivano Juan Utthayi e i monaci mahanikay che avevano svestito Phimontham. Phimontham rimase in prigione fino al trenta agosto del 1966, tre anni dopo la morte di Sarit, quando fu infine scagionato da ogni accusa da una corte militare.

Krajaang Nanthapho ha commentato questi fatti con queste parole:
Mentre phra Phimontham soffriva la tortura della prigionia il sangha del nikaya primario [cioè i mahanikay] era oppresso, soggetto ad interferenze e smantellato, essendo stato posto nella sfera d'influenza di un impero maligno. Al contempo il gruppo di tiranni aveva usato ogni forma di potere per trasformare e distruggere completamente le caratteristiche progessiste del sistema amministrativo del sangha.

Krajaang Nanthapho sostiene che gli attacchi contro Phimontham non erano esclusivamente contro la sua persona, piuttosto facevano parte di una campagna concertata contro i monaci mahanikay. Sostiene che la ricentralizzazione del potere nel mahatherasamakhom della Legge sul sangha del 1962, la denigrazione e la rimozione da ogni posizione autoritaria dei più eloquenti monaci mahanikay pro-democratici, in particolare di Phimontham, insieme ad una manipolazione delle nomine alle cariche senocratiche del sangha, permisero all'ordine thammayut di riconquistare il dominio amministrativo del sangha thailandese sotto [il governo di] Sarit. Krajaang sostiene che il principale istigatore degli attacchi contro Phimontham fu l'allora thammayut sangkhanayok, Juan Utthayi, abate del wat Makut.

Quello che i fatti mettono più chiaramente in luce è che la maggior parte dei monaci anziani di entrambi i nikaya erano a questo punto sostenitori o succubi delle autorità politiche secolari, con le quali avevano dei legami molto stretti. Solo qualche raro monaco, come Phimontham, una volta promosso a un rango di anzianità, non si piegò a servire il sistema politico. È stata la continua opposizione di Phimontham alla politica del governo e il suo rifiuto di entrare a far parte del “club” conservatore dei monaci anziani che gli attirò contro una tanto forte azione di critica dagli oppositori sia secolari che clericali da causarne in seguito la caduta.

Phimontham continuò ad essere oggetto di attacchi sia diretti che indiretti, sia dall'interno che dall'esterno del sangha nel corso dei decenni 1970 e 1980 in quella che era una campagna mirata ad impedirne la riabilitazione e la promozione al rango di anziano con incarichi amministrativi. Tuttavia la continuazione della sua persecuzione divenne il motivo di raccolta per quei monaci e laici che erano insoddisfatti della struttura centralizzata e dell'allineamento politico conservatore della gerarchia del sangha. Il caso di Phimontham attirò l'attenzione del pubblico sul sangha e catalizzò la sempre più forte richiesta sia laica che clericale di una riforma della sua amministrazione. La lotta di Phimontham per ottenere giustizia divenne un tema centrale dell'azione dei giovani monaci che negli anni 1970 e 1980 volevano riformare l'amministrazione del sangha e spezzare il potere del sistema di patrocinio statale delle cariche amministrative degli anziani. Phra Phimontham divenne così un simbolo della generale disillusione e della frustrazione dei giovani monaci nei confronti del conservatorismo della gerarchia del sangha e il suo caso ha assunto un valore storico per il buddhismo thailandese che va al di là della vicenda del singolo monaco che lotta per avere giustizia.

Verso la metà degli anni 1970 un certo numero di gruppi di giovani monaci che si era formato per portare avanti il progetto politico di una riforma della Legge del sangha del 1962 iniziò anche a manifestare perché fossero restituiti i titoli clericali a Phimontham e a Sasanasophana. Queste manifestazioni culminarono nella settimana tra il dieci e il diciassette gennaio del 1975 quando la Federazione dei buddhisti della Thailandia e l'Organizzazione della fratellanza del sangha organizzarono un presidio di protesta di monaci al wat Mahathat per chiedere al mahatherasamakhom di restituire i titoli ingiustamente sottratti. Tra i ventimila e i venticinquemila monaci parteciparono alla protesta, inclusi monaci titolati e anziani con incarichi amministrativi. Dopo una settimana di tensioni crescenti tra i monaci che protestavano e i loro sostenitori laici e un primo rifiuto di condiscendere alle richieste dei manifestanti, il supremo patriarca concordò la restituzione dei titoli a Phimontham e a Sasanasophana il diciassette gennaio del 1975. Il mahatherasamakhom accettò anche un'altra richiesta dei manifestanti: quella di inoltrare la revisione della Federazione dei buddhisti thailandesi della Legge del sangha al parlamento.

Sulak Sivarak sostiene che nel 1975 il governo del primo ministro Kukrit Pramoj decise non solo di reintegrare Phimontham ma anche di promuoverne il titolo al rango di pieno somdet, ossia a somdet phra Phimontham, il che l'avrebbe automaticamente reso nominabile ad una carica nel mahatherasamakhom. Tuttavia Kukrit annunciò in seguito che il Re non si era degnato di promuovere Phimontham al pieno rango di somdet “perché il suo fato [duang-chataa] non era congruo con quello del Re”.

A metà anno del 1984 il monaco anziano phra Thirayanamuni morì lasciando vacanti due titoli di somdet mahanikay e due seggi nel mahatherasamakhom. Tuttavia alcuni eminenti monaci del Consiglio degli anziani, in particolare Phutthakhosajan e Wisutthathibodi, continuarono a provocare una serie di ritardi nell'assegnazione dei titoli vacanti pur d'impedire a Phimontham di far parte del Consiglio degli anziani - forse nella speranza che nel frattempo morisse di vecchiaia - e per poter dirottare l'assegnazione dei titoli a monaci mahanikay più graditi come membri dell'ordine costituito. Krajaang Nanthapho ha indicato la presenza dell'influenza reale dietro questi ritardi, ma ha detto che le prescrizioni della legge thailandese di lesa maestà gl'impediscono di fornire ulteriori dettagli.

I due titoli di somdet di Phutthajan e di Thirayanamuni rimasero vacanti un secondo anno senza che fossero annunciate nuove nomine nella lista dei prescelti del Re del cinque dicembre del 1984. Con il crescere della frustrazione nel sangha, phra Ratcharatanobon chiese un incontro con il primo ministro Prem Tinsulanond nel novembre del 1985 a proposito della nomina di Phimontham ad uno dei due seggi di somdet vacanti. Ratcharatanobon, in rappresentanza del Centro di coordinazione degli affari buddhisti della regione nordorientale, rese noto che tutti i diciassette governatori provinciali del sangha di Isan avevano minacciato di restituire i loro ventagli ed insegne reali di rango clericale in segno di protesta per il ritardo nella nomina di Phimontham. Questa minaccia altamente simbolica di cessazione del riconoscimento dello status dei titoli conferiti dallo stato, che per come andarono nel seguito le cose non fu necessario portare a termine, fu rafforzata dall'ulteriore minaccia di dissociare completamente il sangha dell'Isan dal sangha thailandese. Il cinque dicembre 1985 a phra Phimontham fu assegnato il titolo di somdet phra Phutthajan e a phra Thammawarodom fu assegnato il titolo di phra Thirayanamuni.




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Ultima revisione: 20 agosto 2007.
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