Traduzione di Alessandro Selli dell'articolo pubblicato su:
http://www.buddhistchannel.tv/index.php?id=52,9765,0,0,1,0
On-line dal 28 dicembre 2010 - Ultima modifica: 02 gennaio 2011

Monaco di educazione occidentale infonde nuovo sangue nel buddhismo thailandese

Di Peter Janssen, Monster & Critics, 22 dicembre 2010

Chiang Mai, Thailandia -- Sorayut Chayapanyo, l'abate 32enne del tempio della foresta Doi Pha Som, ha trovato di ben poca utilità la sua laurea in economia dell'Università di Stanford nelle colline di Chiang Mai.

«Ho studiato teoria economica dura e pura, e adesso posso dire che sono tutte str***ate» dice Sorayut seduto nella sua capanna spartana in cima alla collina Pha Som.

«L'economia occidentale ci sta portando in un vicolo cieco. È stata un errore sin dalla prima equazione che hanno usato, l'equazione di ottimizzazione» dice. «L'economia occidentale è tutta [fondata] sull'impulso all'avidità della gente.»

Sorayut è stato ordinato monaco otto anni fa a New York dopo essersi laureato all'Università di Stanford ed aver lavorato negli Stati Uniti per due anni, incluso un breve periodo alla Banca Mondiale.

Sei anni fa si è trasferito a Samueang, un distretto rustico a circa 80 chilometri a sudovest di Chiang Mai, dove ha trovato la sua missione: restaurare una pagoda centenaria in cima alla collina Pha Som.

Gli abitanti dei villaggi vicini hanno offerto il loro tempo e lavoro gratuito per recuperare l'antico tempio, annerito dagl'incendi della foresta e da lungo tempo in stato di abbandono.

«Era enorme, specialmente per questa gente che finanziariamente è in una situazione molto brutta» ricorda Sorayut. «Sono poveri, ma sono molto più generosi di molti ricchi delle città.»

Da parte sua Sorayut si è messo a pensare a come aiutare i villaggi.  Dapprima ha costruito una piccola diga e un sistema di chiuse su un ruscello nel colle Pha Som, permettendo così di immagazzinare acqua per i villaggi circostanti nella stagione secca.  Ha quindi persuaso gli abitanti dei villaggi a smettere di tagliare gli alberi della foresta perché possano trattenere l'acqua e ridurre gl'incendi boschivi.  In ultimo, tre anni fa, ha iniziato a diffondere la tesi dell'"economia di bastevolezza" promossa dal Re Bhumibol Adulyadej, il riverito ottantatreenne monarca thailandese.  Per quanto negli ultimi tempi abbia assunto connotati molto politicizzati, Sorayut sostiene che la teoria ha senso nel contesto economico delle aree rurali povere dove l'accesso all'economia di mercato è difficile. Spesso fraintesa come anti-capitalista e anti-occidentale, Sorayut sostiene che l'economia di bastevolezza è a metà strada tra l'economia di mercato e il socialismo, secondo il precetto buddhista di imparare ad accontentarsi.

«L'economia di bastevolezza vuol dire che si cerca di dipendere su se stessi quando possibile» dice Sorayut.  «Nell'economia di mercato il denaro è tutto, ma in un'economia di bastevolezza il denaro è solo una cosa.  Anche l'acqua, il riso e gli alberi hanno valore, come pure l'amore e l'amicizia.  La generosità è più importante del profitto.»

In pratica, l'economia di bastevolezza vuol dire aver persuaso contadini a Samueang a coltivare il cibo che loro stessi consumano, invece d'investire nella produzione di fragole e cavoli per rifornire i commercianti di Chiang Mai.
Molti abitanti dei villaggi sono tornati a coltivare riso, offrendo il loro prodotto come 'biologico' per il fatto che non usano né concimi chimici né pesticidi, e piantano alberi dalla crescita lenta ma di grande pregio come il teak come risorsa per il proprio pensionamento.

L'idea sembra prendere piede, avendo attratto seguito da 20 villaggi intorno a Doi Pha Som.
«Prima non credevo nell'economia di bastevolezza, ma adesso vedo che funziona» dice Udon Sukho, un contadino di 50 anni.  «Prima dovevo prendere soldi in prestito in continuazione per coltivare prodotti da profitto.  Adesso non ho debiti.»
Sorayut è senz'altro un esponente di una nuova leva di monaci di formazione occidentale che stanno iniziando ad avere un effetto tangibile sulla società thailandese.

«Per i thailandesi istruiti all'occidentale questo è una nuova tendenza che è iniziata circa dieci anni fa" dice Sulak Sivaraksa, uno studioso buddhista e critico sociale ben noto.  "Non ce ne sono molti ancora ma penso che il loro numero stia crescendo.  C'è speranza.»

Thanomsing Sukosalo, un monaco trentenne di Chiang Mai che pubblica la rivista Moom per adolescenti, è un'altro esempio.
Thanomsing, proveniente da un'abbiente famiglia thailandese, ha studiato in Nuova Zelanda, in Australia, in China e negli USA prima di decidere di farsi ordinare all'età di 25 anni.

Sotto la guida del monaco buddhista Prayudh Payutto, premiato dall'UNESCO per la pace e l'istruzione nel 1994, Thanomsing ha riunito un gruppo di giovani monaci di istruzione universitaria a Chiang Mai per pubblicare riviste, per intraprendere lavori sociali e per promuovere il buddhismo.

«Alcuni hanno studiato economia, storia o informatica, ma stiamo tutti cercando di conseguire lo stesso obiettivo» dice Thanomsing. «Il nostro obiettivo è un'obiettivo buddhista, quello di sciogliere le bende che ci tengono tutte le cose attaccate addosso.»

Ma Thanomsing si è detto preoccupato che la nuova generazione di monaci di istruzione universitaria non sia più organizzata nelle sue attività, forse un effetto questo dell'assenza di orientamento da parte della gerarchia dei monaci buddhisti thailandesi, chiamata Sangka.

Ma la completa negligenza potrebbe essere meglio dell'alternativa.

«Una cosa buona del Sangka thailandese è che è così debole che non fa niente» dice Sulak.  «In Birmania una donna è stata ordinata monaca l'anno scorso e l'hanno subito messa in prigione.  Qui non farebbero niente.»

Fonte:
http://www.monstersandcritics.com/news/asiapacific/features/article_1607259.php/Western-educated-monks-inject-new-blood-into-Thai-Buddhism-Feature ©Deutsche Presse-Agentur

Noto subito con piacere due cose:

  1. anche questo esempio di rottura con una cattiva abitudine arriva da un "estraneo" all'ambiente culturale tradizionale; il che mi fa pensare che gli occidentali possano veramente fare molto per svecchiare, scrostare e recuperare il meglio del buddhismo asiatico.
  2. Si può fare moltissimo anche con pochissimo: come ha più volte ricordato nei suoi discorsi il Tathâgata, il buon esempio e la retta risoluzione, condotta, conoscenza e pratica si espandono attraverso ogni barriera e portano la gente a fare cose prima impensabili, vincendo ostacoli apparentemente insormontabili. Come il profumo di un fiore che si espande in ogni direzione, anche controvento, ispira la gente a voler ben intendere gl'insegnamenti di una persona saggia la cui retta condotta predispone all'accettazione della Dottrina buona all'inizio, buona in mezzo e buona alla fine.


I diritti d'autore sono detenuti dagli Autori e/o dagli Editori degli originali.
I diritti delle traduzioni in italiano sono del traduttore.
Le traduzioni italiane sono coperte, ove compatibile con la licenza dell'originale, dalla licenza
Creative Commons versione 3.0 Attribuzione - Non commerciale - Condivisibile alle stesse condizioni
http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/deed.it


< Torna al livello superiore <
<< Torna alla pagina iniziale <<