Segue
la
traduzione
completa
dell'articolo
pubblicato su
http://www.buddhistchannel.tv/index.php?id=45,9331,0,0,1,0
sul monaco Moonsu Sunim, sul suo atto di autoimmolazione con il fuoco,
le sue
motivazioni, vita ed effetti. Sono piuttosto stanco per il lavoro fatto
ma lieto d'averlo saputo completare in giornata. Questo è un
atto che meriterebbe qualche riflessione e commento, e certo ne ho in
mente. Ma adesso mando solo l'articolo tradotto, che è
già di suo piuttosto lungo.
L'originale è stato evidentemente scritto da persone che non
sono di madrelingua inglese; a volte ho quindi scelto di prendermi
qualche licenza in fase di traduzione nell'idea d'aver inteso che cosa
veramente volevano dire gli autori dell'originale. Qualche volta ho
invece preferito una traduzione più letterale, anche se nessun
italiano si sarebbe espresso in quel modo per comunicare la stessa
cosa. Ma tanto credo che neanche nessun coreano si sarebbe espresso
nella stessa maniera nella sua lingua. Il Progetto di Restauro
dei Quattro Fiumi che compare sovente nell'articolo è un
progetto di costruzione di quattro dighe su altrettanti fiumi per la
creazione di bacini idrici artificiali.
Un solo pensiero, però: Ven. Moonsu Sunim, che possa veramente
il suo atto liberare quanti più esseri senzienti dal dolore,
come lui, negli ultimi momenti della sua vita, ha saputo non esserne
sopraffatto.
http://www.buddhistchannel.tv/index.php?id=45,9331,0,0,1,0
Home > Asia Pacific > North Asia > S/N Korea
L'autoimmolazione di un monaco coreano, Moonsu Sunim
di Donggeon Kim, Solidarietà Buddhista per la Preservazione
della Vita ai Quattro Fiumi, Repubblica di Corea, 7 luglio, 2010
L'atto
di
autoimmolazione
del
monaco è stato compiuto per protesta per
l'intenzione del governo della Corea del Sud di procedere con il
Progetto di Restauro dei Quattro Fiumi nonostante l'opposizione della
maggioranza assoluta del popolo coreano.
Seoul, Corea del Sud -- Un
monaco buddhista, il Ven. Moonsu, ha portato a compimento l'offerta di
se stesso al Buddha bruciandosi presso le sponde del ruscello di
Wicheon nella contea di Kunwi, provincia del Nord Kyungsang, verso le 2
pomeridiane del 31 maggio 2010.
Al suo ritrovamento era ancora nella postura con le mani giunte di
fronte al petto. Accanto al suo corpo ha lasciato la sua veste di
monaco buddhista, un paio di sandali di gomma e un biglietto scritto
con tre richieste. Il suo corpo era distrutto a tale punto dal fuoco
che nessuno è riuscito a riconoscerlo, ma è stato
identificato dal biglietto che ha lasciato.
Il testamento e le sue ultime richieste
- L'amministrazione Lee Myung-bak deve fermarsi e abrogare
immediatamente il suo Progetto di Restauro dei Quattro Fiumi.
- L'amministrazione Lee Myung-bak deve sradicare la corruzione.
- L'amministrazione Lee Myung-bak deve fare il suo meglio a favore
dei poveri e dei non-privilegiati invece che per i ricchi.
Moonsu
Il 'Wicheon', dove il Ven. Moonsu si è immolato, è un
affluente del fiume Nakdong, dove l'amministrazione Lee sta procedendo
con la realizzazione del Progetto di Restauro dei Quattro Fiumi.
È stato riferito che il Ven. Moonsu sia andato a piedi al
Wicheon, a circa 20 km da Jibosah (dove 'sah' vuol dire tempio), dove
era rimasto a praticare l'ascetismo, che aveva acquistato la benzina da
un distributore e che sembra essersi appiccato il fuoco da solo.
Il Ven. Moonsu ha lasciato un altro biglietto con le stesse richieste
riportate sopra nella sua stanza al Jibosah dove risiedeva,
evidentemente per informare la gente delle sue intenzioni e ultime
volontà. La sua azione sembra essere il prodotto di una lunga
contemplazione. Secondo il rapporto [delle autorità] aveva
telefonato a suo fratello due mesi prima e gli aveva detto che avrebbe
potuto fermare il Progetto di Restauro dei Quattro Fiumi con il suo
sacrificio.
Inoltre il Venerabile Kyunwol, il grande monaco di Jibosah, ha detto di
aver criticato il governo per la sua determinazione a procedere con il
Progetto di Restauro dei Quattro Fiumi nonostante la contrarietà
della maggioranza assoluta del popolo coreano [espressa] il giorno
precedente la sua offerta. Dopo aver riflettuto su tutti i fattori,
evidentemente il Ven. Moonsu non deve aver voluto lasciare che fossero
ancora sacrificati altri esseri viventi e che abbia voluto esprimere il
suo biasimo contro l'amministrazione Lee per non essersi presa cura
della gente comune senza potere, risolvendosi così ad un'azione
risolutiva, bruciare il suo corpo per illuminare il mondo.
Chi era il Ven. Moonsu?
Il Ven. Moonsu era un bhikkhu (monaco buddhista) dell'ordine buddhista
coreano Jogye e aveva condotto una vita molto ascetica, uno stile di
vita povero ma molto onesto, seguendo gl'insegnamenti del Buddha.
Era stato ordinato a Haeinsah nel 1986, aveva studiato
all'università per monaci buddhisti a Haeinsah nel 1988, era
entrato a far parte dell'Università del Sangha di Joong-Ang, era
stato eletto presidente del consiglio studentesco dando prova delle sue
qualità di leadership. Completati gli studi si è dedicato
alle pratiche buddhiste nei templi Tongdosah, Dubangsah, Haeinsah,
Myogwanumsah e altri ancora. Durante la permanenza a Jibosah, l'ultimo
tempio dov'è stato prima di immolarsi, ha praticato zen in una
stanza senza porte nelle montagne per tre anni. Mangiava una volta al
giorno e tanto i suoi compagni di pratica quanto i fedeli buddhisti di
Jibosah lo vedevano raramente.
I monaci suoi compagni ricordano il Ven. Moonsu come un praticante
buddhista modello che conduceva una vita povera ma onesta. Era noto che
fosse talmente schivo del mondo da non avere neanche un suo proprio
conto in banca. Dopo la sua morte di lui non è rimasto nulla
oltre una vecchia cassettiera e una raccolta di giornali di
tre anni, raccolti in una pila in un angolo della sua stanza. Gli
articoli personali lasciati dal monaco deceduto sono un paio di abiti
da monaco buddhista, un paio di sandali di gomma e circa 100.000 Won
[poco più di 65 Euro, NdT]
in contanti soltanto. Appare evidente quanto fosse ligio al suo
principio di non-possesso.
Perché il Ven. Moonsu si è immolato?
Il Ven. Moonsu era un monaco buddhista. Un monaco buddhista ha un
precetto fondamentale, cioè di "astenersi dal prendere la vita",
e così dovrebbe prendersi cura di tutti gli esseri viventi e non
dovrebbe danneggiare neanche se stesso. Tuttavia, ha intrepidamente
gettato via la sua vita. È stato un atto di sublime
autosacrificio per proteggere tutti gli esseri viventi dall'essere
uccisi e per denunciare la spietata intenzione del governo di disporre
indiscriminatamente dei quattro fiumi iniziando i lavori di scavo.
Prima di morire aveva detto ai monaci suoi compagni e agli amici di
dhamma: "Vorrei poter fermare il Progetto dei Quattro Fiumi gettandomi
via..."
Il suo desiderio di salvare tutti gli esseri viventi lo ha condotto ad
offrire la sua stessa vita.
Aveva anche detto: "L'amministrazione Lee Myung-bak deve fare tutto
quello che può per i poveri e i non privilegiati, invece che per
i ricchi." Nutriva anche una compartecipazione sconfinata per i poveri
e i non privilegiati le cui vite vite erano diventate più
pesanti e più difficili sotto l'amministrazione Lee. Aveva
però chiesto all'amministrazione di fare il meglio che poteva
invece di limitarsi alle critiche. Nutriva il disperato desiderio che
il governo cambiasse la sua politica.
Il breve biglietto è pieno di compassione tanto per i poveri e
gli svantaggiati quanto per gli animali selvatici e il loro ambiente
naturale che il progetto di restauro dei quattro fiumi sta
distruggendo. Senza darsi pensiero per la sua propria vita, aveva
fortemente a cuore tutti gli esseri viventi, non solo gli esseri umani.
Questo è il cuore di un Bodhisattva. Il cuore della compassione
infinita era la sola ragione di offrire il suo corpo al Buddha.
Reazioni della società coreana
Mancavano due giorni alle elezioni locali in Corea quando il Ven.
Moonsu si è immolato. Non si può concludere con sicurezza
che per questa ragione abbia scelto quel giorno, ma prendendo in
considerazione che uno dei temi cruciali delle elezioni locali era il
progetto di restauro dei quattro fiumi non è difficile
comprendere la sua intenzione di risvegliare il popolo coreano a
riguardo.
Ciononostante la maggior parte della stampa e degli organi di
informazione conservativi non hanno neanche fatto cenno
all'autoimmolazione del Ven. Moonsu. Potrebbero aver pensato che
sarebbe stato un fattore sfavorevole al partito al potere nelle
elezioni.
È stata la comunità buddhista coreana che è
rimasta più scioccata. Questo è successo perché
è stato, nella storia del buddhismo coreano, il primo monaco
buddhista ad offrirsi immolandosi per una causa sociale.
L'organizzazione solidale non governativa Solidarietà Buddhista
per la Salvaguardia delle Vite nei Quattro Fiumi, che ha protestato
contro il Progetto di Restauro dei Quattro Fiumi, ha inviato un gruppo
sul luogo a raccogliere tutte le informazioni disponibili quando hanno
appreso del fatto il 31 maggio. Il funzionario esecutivo dell'Ordine
Jogye, i monaci e le monache e i diplomati dell'Università del
Sangha Joong-Ang e altri hanno tenuto una cerimonia di commiato per il
Ven. Moonsu al Jibosah il 4 giugno, mentre la cerimonia di funerale
nazionale si è tenuta a Jogyesah a Seoul il 5 giugno, cui hanno
partecipato circa duemila persone di diversa provenienza.
Diffusasi la notizia dell'autoimmolazione del Ven. Moonsu, le
organizzazioni buddhiste coreane hanno allestito un altare per gli
incensi a Jogyesah e hanno tenuto sessioni continuate di commemorazione.
Le 'Preghiere per la Salvaguardia della Vita' sono andate avanti senza
pausa, mentre anche il 'Forum per la Vita e la Pace' è stato
condotto ogni notte da personalità famose ed esperti
appositamente invitati per esaminare il significato
dell'autoimmolazione del Ven. Moonsu. Nelle domeniche sono stati tenuti
dei festival culturali di commemorazione.
Anche altri leader religiosi hanno partecipato a questi eventi. La
'Conferenza di Ambiente Religioso', che consiste nella Chiesa
Cattolica, la Chiesa Protestante, il Buddhismo Won ed altri, ha
condotto una cerimonia nazionale di commemorazione il 5 giugno in
omaggio allo spirito del Ven. Moonsu che per salvare vite ha
sacrificato se stesso. Alla cerimonia di commemorazione hanno
partecipato circa duemila persone provenienti da varie zone
[del paese], leader dei partiti
dell'opposizione, incluso il Partito Democratico, leader dei gruppi
ambientalisti e gruppi sociali riuniti per spingere il governo a
fermare il Progetto di Restauro dei Quattro Fiumi. Si è tenuta
una cerimonia di commemorazione anche al suo paese natale, Wanju, nella
provincia di Jeollabukdo, in cui se ne è lodata la figura di
persona retta.
Qui è successo un altro evento triste. Il Ven. Sugyeong, che si
è dedicato alla protezione dell'ambiente e della vita dallo
sfruttamento indiscriminato delle aree del (mnt.) Jirisahn , (mnt.)
Saemankum e (mnt.) Bukhansahn, ha improvvisamente rassegnato le
dimissioni abbandonando l'intera attività. Ha detto: "Sentito
dell'autoimmolazione del Ven. Moonsu, ho perso ogni decisione di
seguire la mia vita ipocrita, senza risolvere il problema della vita e
della morte." Ha abbandonato tutto, inclusa la sua condizione di prete.
È stato un altro atto di sacrificio per la protezione degli
esseri viventi dall'essere sacrificati.
La devozione del Ven. Moonsu ha commosso profondamente i cuori di un
gran numero di cittadini e di religiosi, ma l'amministrazione Lee
Myung-bak,
[nonostante ne sia]
direttamente interessata, non intende cedere di un centimetro. Il
governo e i partiti coinvolti sono per lo più rimasti in
silenzio riguardo le ultime volontà del Ven. Moonsu e non si
sonno recati in visita né hanno offerto le loro condoglianze.
È un peccato che abbiano piuttosto deciso di reagire proseguendo
la realizzazione del Progetto dei Quattro Fiumi facendo proseguire i
lavori di giorno e di notte.
Un appello alla comunità Internazionale
Jo Haein, un prete cattolico attivo nel 'Movimento Vita e Pace', ha
detto che l'autoimmolazione del Ven. Moonsu non è stato solo un
suicidio, un'espressione d'ira, ma piuttosto un atto di sacro
autosacrificio per tutti gli esseri viventi. Funzionari di polizia che
hanno esaminato il corpo del Ven. Moonsu sono rimasti molto colpiti nel
vederne
[l'espressione]
sorridente del volto e la sua postura retta. Pensiamo che sia
un'espressione del suo ovvio e forte desiderio di salvare vite, fondato
su una solida pratica ascetica. Ciononostante il governo coreano sta
completamente ignorando il prezioso significato delle sue
[ultime] volontà.
Anche un altro suggerimento, che raccomandava al governo coreano di
eseguire il progetto parzialmente su un certo fiume a mo' di
esperimento, è stato completamente ignorato.
La Federazione Buddhista Coreana rende nota la sua sincera richiesta
perché tutte le organizzazioni buddhiste, organizzazioni
religiose internazionali, organizzazioni ambientaliste e altre
organizzazioni internazionali inviino messaggi di solidarietà e
di condolescenza per il Ven. Moonsu, esprimendo la loro protesta contro
l'atteggiamento del governo coreano.
Il messaggio di sostegno globale e di solidarietà
espanderà nel mondo il significato sublime del sacrificio del
Ven. Moonsu e avrà un ruolo rilevante per spingere il governo
coreano a sospendere la crudele distruzione di vita.
Potete inviare i vostri messaggi agl'indirizzzi seguenti:
General Secretary: Woongki Jung
Buddhist Solidarity for the Preservation of Life at the Four Rivers,
Republic of Korea
WeTogether Bldg.
186-28 Jangchoongdong 2-ga
Joonggu
Seoul, Repubblica di Corea
Telefono: +82-(0)2-720-1657
Fax : +82-(0)2-720-1657
E-mail:
budaeco7@hanmail.net,
ilovekundun@empas.com
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L'originale in lingua inglese di questo rapporto è stato
preparato da: Donggeon Ki, corappresentante
Solidarietà Buddhista per la Preservazione della Vita ai Quattro
Fiumi, Repubblica di Corea.