Traduzione dell'originale sito in: http://sdhammika.blogspot.com/2008/05/gay-tragedy.html
Tradotto da: Alessandro Selli il 11 gennaio 2009
Ultimo aggiornamento: 15 febbraio 2009

Una tragedia gay

Domenica 25 maggio 2008

  A volte qualcuno, di solito un giovane ma qualche volta una giovane o un anziano o un'anziana, mi si avvicinano e, dopo alcuni minuti di esitazione o d'aver menato il can per l'aia, mi domandano qual'è l'opinione del buddhismo sull'omosessualità.  Quando lo fanno gli rispondo che le azioni intenzionali (kamma) modificano la coscienza e che il nostro kamma condiziona il nostro futuro.  Gli atti intenzionali positivi hanno effetti positivi (vipaka), e gli atti intenzionali negativi hanno un'effetto negativo.  Gli atti sessuali motivati dalle solite intenzioni, sensazioni ed emozioni che ci sono tra due persone che si amano avrebbero un effetto positivo e non infrangerebbero il terzo precetto, che siano omosessuali od eterossessuali.  Sottolineo questo punto dicendo che l'etica buddhista sul sesso è fondamentalmente incentrata sulle motivazioni dietro al comportamento sessuale piuttosto che sul genere del proprio compagno.  Stando così le cose, se due persone dello stesso genere esprimono l'amore per ciascun altro fisicamente, non c'è ragione di credere che il kamma che questa situazione crea debba essere diverso da [quello di] quando due persone del genere opposto fanno lo stesso.  Detto ciò cerco di cambiare l'argomento, non perché mi imbarazza parlare di omosessualità, ma perché non mi piaciono le trattazioni monotematiche del Dhamma.  Tuttavia alcuni anni fa ho avuto un incontro con un ragazzo che mi ha fatto capire come le domande sull'omosessualità, che provengano dagli stessi omosessuali oppure dalle loro famiglie, meritino la mia completa attenzione.  Per quanto questo argomento possa sembrarmi teorico oppure di secondaria importanza è probabile che sia di grande importanza per le persone che fanno di tali domande.

  Un ragazzo di nome Julian mi telefonò per chiedere se poteva venire da me per parlare del buddhismo.  Gli risposi di si e il giorno e l'ora convenuta si presentò.  Julian mi apparve un ventenne di corporatura esile e di aspetto piacevole.  Era curato e ben vestito.  Iniziò facendomi alcune domande su certi aspetti del buddhismo ma sentii che non era veramente questo che lo interessava.  Alla fine arrivò la domanda: "Venerabile, può un omosessuale essere un buon buddhista?".  Gli risposi al solito modo, ma fu presto chiaro che questo non lo soddisfaceva.  Dava in continue interiezioni e metteva in dubbio quello che dicevo.  Per quanto risposi a tutte le sue obiezioni non mi riuscì di convincerlo.  Arrivato ad un punto morto e non sapendo cos'altro dirgli gli chiesi se era omossuale.  Arrossì, si schiarì la gola e rispose di sì.  E così mi raccontò la sua storia.  Sin dalla sua prima adolescenza aveva notato come fosse attratto dagli altri ragazzi e come provasse un particolare interesse per l'abbigliamento femminile.  Provando orrore per queste sue sensazioni, le aveva tenute fermamente sotto controllo.  Un anno fa, mentre stava svolgendo il suo servizio militare, incontrò un altro soldato omosessuale e da allora hanno intrattenuto una relazione, per quanto fuggevole e piena di sensi di colpa.  Una volta o due al mese mettevano insieme le loro sostanze per prenotare una stanza d'albergo per una notte.  Lui si vestiva con abiti da donna, si truccava e trascorrevano la notte insieme.  A questo seguivano, almeno per Julian, giorni di autodisprezzo e risoluzioni a non farlo mai più.  Dopo aver finito di raccontarmi queste cose abbassò la testa e disse: "Deve essere sbagliato".  "Beh," gli dissi, "alcune persone lo troverebbero un po' strano.  Ma da un punto di vista buddhista non vedo proprio che cosa ci sia di particolarmente dannoso.  Soddisfare i propri impulsi sessuali è una cosa perfettamente naturale ed è accettabile quando non comporta adulterio o fare del male ad altri.  Il conflitto che crei in te stesso odiando quelli che sono sentimenti completamente innocui ti fa molto più male di quanto te ne possa mai fare l'essere omosessuale.  Non c'è ragione perché tu non possa praticare i precetti, rispettando la vita, la prosperità e le sensazioni sessuali degli altri, il loro diritto a conoscere la verità e mantenendo la tua mente libera da sostanze intossicanti, per l'essere omosessuale."  Rimase in silenzio, ma potevo vedere che non ero riuscito a placare i suoi dubbi.  Julian mi fece visita due altre volte nei due mesi che seguirono e le nostre conversazioni furono sul Dhamma in generale, anche se tornammo sullo stesso argomento dell'omosessualità con gli stessi identici risultati.

  Quindi, dopo quasi sei mesi che non vedevo o che non sentivo Julian, ricevetti una sua telefonata.  Mi disse che un famoso monaco taiwanese era arrivato in città per tenere una serie di incontri e che gli era riuscito di stare un paio di minuti con lui.  Aveva fatto a quel monaco le stesse domande che aveva indirizzato a me e quel monaco gli aveva detto che l'omosessualità era una cosa putrida e malvagia e che gli omosessuali rinascono nel più basso inferno dove sono bolliti negli escrementi per lunghe ere.  Julian mi disse queste cose con un tono quasi trionfalistico, apparentemente lieto d'essere riuscito a dimostrarmi in errore o d'aver trovato qualcuno che fosse d'accordo con lui.  Gli chiesi cos'altro gli avesse detto quel monaco.  "Niente", rispose.  "Doveva andare da qualche altra parte e aveva solo pochi minuti per parlare".

  Quante volte m'è successo?  Dico ad una persona che mi ha fatto delle domande qualcosa sul buddhismo che so essere solido, sensato e concorde con il Tipitaka, quindi questa va da un altro monaco che gli dice l'esatto contrario e quindi torna da me chiedendomi di spiegargli l'anomalia.  Al che sono prigioniero del dilemma se dirgli che l'altro monaco non sa di che cosa parla (come di solito è il caso) e sembrare un arrogante che si è montato la testa, oppure se mordermi la lingua, non dire niente e lasciare che se ne vada con un'altra idea balzana o superstizione su cosa sia il Dhamma nella mente.  Quanto spesso m'è successo?  Molto spesso!  Nella maggior parte dei casi è solo frustrante.  In questo caso ha avuto conseguenze tragiche.

  "Guarda Julian," gli ho detto, "mi hai chiesto che cosa ha da dire il buddhismo sull'omosessualità e te l'ho detto, basandomi sui miei studi ventennali delle scritture buddhiste e sulle mie considerazioni su vari problemi alla luce del Dhamma del Buddha.  No so cos'altro dire."  Gli dissi che se avesse voluto parlare con me in qualsiasi momento era libero di farlo e quindi abbassò la cornetta.

In cielo  Quattro giorni dopo stavo scorrendo il giornale e un breve articolo strizzato in ottava pagina catturò la mia attenzione.  Il titolo diceva: "Corpo di uomo trovato nel parco".  Scorsi l'articolo brevemente e stavo per voltare pagina per leggere qualcos'altro quando il nome Julian mi saltò agli occhi.  In un istante la mia attenzione era rimasta inchiodata.  Lessi la parte dov'era apparso il nome e fui piuttosto sicuro che fosse proprio il Julian che era venuto a vedermi.  Tornai all'inizio dell'articolo e lo lessi integralmente.  Quattro giorni prima, forse poche ore dopo avermi telefonato, Julian era andato in un parco al centro di Singapore di tarda notte, aveva preso una dose massiccia di sonnifero ed era stato trovato morto il mattino seguente.  In una sua tasca era stato trovato un biglietto di suicidio ma l'articolo non diceva che cosa ci fosse scritto.  Ero sopraffatto dal dolore.  Il pensiero di lui che giaceva la, completamente solo, odiando se stesso e in tale disperazione dal volersi uccidere mi fece quasi piangere.  Ma presto l'ira affiorò dalla tristezza e la diluì fino a sostituirla completamente.  M'immaginavo il monaco taiwanese che causava guasti dispensando le sue opinioni ignoranti e dagli effetti tossici prima di correre via a dare un sermone sulla compassione o a ricevere gli elogi della folla.  M'infuriai tanto che mi risolsi di scrivergli una lettera per dirgli di cosa s'era reso responsabile.  Ma poi pensai che sarebbe stata una perdita di tempo.  Probabilmente non si sarebbe neanche ricordato d'aver parlato con Julian.

  Mi sembra che la gente più accorta sarebbe concorde che il sesso senza amore sia una cosa piuttosto repellente.  Dal punto di vista fisico è poco più di uno "scambio di liquidi", come la letteratura sorta per mettere all'erta sui pericoli dell'AIDS scrive con fare tanto delicato.  Quello che pone il sesso al di sopra del livello dello scambio di liquidi sono le motivazioni e le emozioni che vi stanno dietro, l'affetto, la tenerezza, il desiderio di dare e di ricevere, il legame della compagnia, perfino il divertimento.  Questo rientra bene nelle famose parole del Buddha: "Dico che l'intenzione è kamma".  Conficcare un coltello nella schiena di qualcuno è un'azione positiva o negativa?  Dipende!  Se il coltello era nelle mani di una persona adirata e violenta sarebbe probabilmente negativa.  Fosse invece stato nelle mani di un chirurgo che praticava un'operazione per salvare la vita di qualcuno sarebbe certamente positivo.  Dal punto di vista buddhista il comportamento sessuale non è da giudicare principalmente in base al genere delle persone coinvolte, seondo le prescrizioni di un codice di comportamento dell'età del bronzo o a seconda che sia stato firmato un documento con valore legale, ma in base ai suoi risvolti psicologici.  Gli omosessuali sono tanto capaci di volere e di sentire amore e affetto nei confronti dei loro compagni quanto gli eterosessuali e laddove queste condizioni sono presenti il sesso omosessuale è tanto accettabile quanto quello eterosessuale.

  Questa è una verità semplice e logica ed è concorde con gli insegnamenti buddhisti, ma le circostanze erano tali che non potei aiutare Julian a vederla.  Tutte le sue esperienze gli avevano detto che essere attratti da persone dello stesso sesso è sbagliato.  Quelli che gli stavano vicino avevano sempre espresso disapprovazione nei confronti dell'omosessualità e ridacchiavano beffardamente dei gay.  La legge (a Singapore) gli aveva detto che l'omosessualità è talmente abominevole da dover essere punita con una reclusione di dieci anni, più dell'omicidio.  Sapeva che maestri religiosi cristiani, musulmani e persino alcuni buddhisti la considerano così malvagia dall'avere conseguenze orribili nell'altra vita.  Tutte queste denigrazioni e ignoranza gli hanno impedito di sentire le parole gentili, ragionevoli e benevoli del Buddha.  Gli hanno causato una sofferenza incommensurabile e alla fine l'hanno condotto al suicidio.

  Mi sono ricordato di Julian perché tre settimane fa rappresentavo il buddhismo in un seminario sulla religione e l'omosessualità in un Junior College cattolico (diamine!  Se sono cambiate le scuole cattoliche!).  Degli ottocento studenti presenti supponevo che un certo numero fosse probabilmente omosessuale e che stesse lottando per farsi una ragione delle proprie sensazioni.  Cosciente che quello che dicevo avrebbe potuto avere una parte nella loro crescita nella felicità ed equilibrio oppure nell'autotortura e nel disprezzo di se stessi, mi sono preoccupato di spiegare con grande attenzione come il buddhismo considera l'omosessualità.


Inviato da Shravasti Dhammika alle 3:20 pomeridiane


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