Traduzione di Alessandro Selli dell'articolo pubblicato su: http://www.newfarm.org/columns/Jason/2003/0303/laos.shtml

L'odissea biologica globale di Jason: vivere e imparare di fattoria in fattoria.

Alla volta del Laos: Jason e Derek lavorano con Thanongsi Solangkoun la cui fattoria della seta, ristorante biologico e centro d'educazione internazionale offrono un'alternativa all'agricoltura chimica.

Articolo di Jason Witmer.


Fiume Nam Song

Inviato il 6 marzo 2003 da Vang Vieng, Laos.


Con le montagne verdi del Laos settentrionale a fargli da scudo, a tre chilometri di distanza dal piccolo villaggio turistico di Vang Vieng, la fattoria biologica Phoudinaeg occupa le sponde spumeggianti del fiume Nam Song. Sentieri di terra battuta sono fiancheggiati da alberi di gelso e banani, galline e tacchini razzolano in libertà e orti fioriscono in ogni dove. Numerosi lavoratori laotiani s'indaffarano in cucina, negli orti o con i martelli per aggiungere una tettoia al ristorante biologico idilliaco.


Qui, di fronte al ristorante, il cinquantanovenne Thanongsi Solangkoun, un uomo piccolo di parole gentili con sandali ai piedi e un berretto da baseball, ispeziona il lavoro dei falegnami e chiacchiera con i clienti. Noto ai turisti occidentali come “Signor T”, Thanongsi può sembrare abbia goduto del successo negli affari per tutta la sua vita.

Per quanto la sua storia sia in gran parte la storia di un successo, non è stato sempre così. La fattoria di Thanongsi è in realtà una sorta di esperimento e, com'è successo anche a Jon Jandai in Thailandia, i suoi obiettivi gli hanno spesso meritato la qualifica di “pazzo”. Otto anni fa [rispetto al 2003, NdT] qui non c'era una fattoria – solo una distesa disboscata – e Thanongsi lavorava per il governo nella capitale Vientiane.

Una nazione tagliata fuori

Privo di sbocchi al mare, il Laos è dominato dalle montagne, dalle foreste e dall'agricoltura di sussitenza. Con solo il quattro percento di terra arabile e l'ottanta percento della popolazione che vive di agricoltura, la deforestazione è diventato un problema primario. Negli anni '50 le foreste coprivano il settanta percento dell'area del paese. Nel 1992, secondo stime del governo, la percentuale ricoperta dalle foreste è diminuita di quasi un terzo a solo il 47 percento dell'area totale.

L'incremento demografico ha comportato un sempre più intenso sfruttamento delle risorse naturali. Tradizionalmente i contadini laotiani lasciano i campi riposare per quindici anni tra una coltura e l'altra. Ma a causa del maggiore numero di persone da nutrire e del maggior numero di cose da acquistare, molti agricoltori hanno ridotto questo tempo a due o tre anni. Ciò comporta un rapido impoverimento del suolo che obbliga gli agricoltori a deforestare altro terreno.

Per arrestare quest'agricoltura "taglia e brucia" e per aumentare la rendita economica il governo ha incentivato l'uso della tecnologia agricola moderna. Mentre lavorava per il dipartimento delle foreste Thanongsi ha iniziato a rendersi conto che era necessario un metodo di agricoltura alternativo nel Laos. "Mi sono accorto che gli agricoltori poveri stavano diventando sempre più poveri," dice. "Prima dipendevano dalla foresta, adesso però c'è meno foresta e nei fiumi non c'è pesce."

Thanongsi ha lavorato cinque anni per il governo aiutando gli agricoltori a comprarsi trattori e prodotti chimici per coltivare colture da profitto per il mercato internazionale. Ma alla fine si è disilluso. "Un trattore costa quanto quindici-venti bufali d'acqua", dice. "E adesso non c'è più letame bovino perché tutti hanno un trattore." Il letame è stato sostituito con prodotti chimici costosi e la maggioranza dei contadini che non poteva permetterseli è stata tagliata fuori dal mercato. Oltre a questo i fertilizzanti chimici e i pesticidi facevano spesso più danno che bene. "Ho avuto l'occasione di visitare la Thailandia", dice Thanongsi. "Avevano i nostri stessi problemi: il terreno reso sterile e i microorganismi uccisi."

Gli agricoltori laotiani avevano bisogno di qualcosa di diverso. Thanongsi ha trovato la risposta in un sistema che, come la foresta, stava diventando velocemente obsoleto. Si determinò a dimostrare che i metodi agricoli tradizionali potevano essere sia economicamente proponibili che ambientalmente sostenibili.

La riscossa della terra.

Dopo che numerose proposte al governo di mettere su progetti pilota di agricoltura biologica furono respinti, Thanongsi si dimise dall'incarico che aveva coperto per vent'anni e tentò di fare da solo. Lasciate a Vientiane una moglie e una figlia dubbiose, Thanongsi comprò due ettari di terreno che nessuno voleva e si trasferì 160 chilometri a nord con l'intento di allevare bachi da seta. E così l'esperimento iniziò con un pugno di terra, una piccola capanna e un assistente.

Thanongsi
Un impegno per trarne il meglio: Thanongsi, con quelli che ci sembrano alberi di gelso per la sericoltura, lavora con la terra invece che contro la terra.

Essendo cresciuto in una piccola campagna vicino a Vang Vieng che si sostentava principalmente del lavoro di tessitura della seta della madre e della sorella, Thanongsi era a suo agio nelle asperità delle montagne. La sua prima fatica fu la preparazione del terreno. "Come avevo appreso dalla foresta, ho migliorato la fertilità del suolo usando i prodotti di scarto", dice. Thanongsi ha cominciato a raccogliere il letame bovino dal villaggio vicino, che spargeva quindi sul suo campo – una pratica inusuale nella regione. "Tutti nel villaggio mi davano del matto", dice. "Sorridevano e dicevano che (il letame) era sporco, ma non m'importava."

Thanongsi ha poi piantato alberi di gelso come coltivazione a lungo termine per nutrire i bachi da seta e prodotti a breve termine come banane, papaya e molti altri ortaggi così che potesse risparmiarsi il tempo e il denaro necessari ad andare ogni volta al mercato. "All'inizio dovevo andare al mercato ogni giorno", dice. "Ma dopo un paio di mesi ci andavo solamente una volta la settimana."
Per tenere sotto controllo i parassiti Thanongsi ha pagato i bambini del villaggio perché portassero lucertole e rospi che si mangiassero gl'insetti. Trovavano riparo tra le piante e il composto e la mistura di fermentazione che aveva imparato ad usare non li danneggiavano.

Uno scambio equo: Jason (a destra) e Derek (a sinistra), come gli altri falang ospiti della fattoria, lavorano per imparare. Jason e Derek

Una sfida particolarmente difficile era il mantenere buoni rapporti con gli abitanti del villaggio, che spesso lo guardavano con preoccupata meraviglia. Dopo aver subìto il furto di numerosi oggetti dalla sua fattoria e che le mandrie lasciate a pascolare liberamente si erano mangiate un gelso di troppo cominciò a pensare ad una soluzione. Accogliendo il suggerimento di sua sorella usò i pochi soldi che gli rimanevano per costruire una nuova scuola nel villaggio. "Adesso ho un certificato di congratulazioni e non mi rubano più niente", dice. "Adesso i rapporti con gli abitanti del villaggio sono buone". Thanongsi ha piantato alberi di gelso anche alla scuola. I bambini li curano e guadagnano un po' di soldi vendendogli le loro foglie.

Una svolta verso il successo

Dopo un anno di preparativi Thanongsi ha costruito una serra per i bachi da seta con l'aiuto di esperti sericoltori ed ha avviato una piccola produzione di seta. È stato più o meno in questo periodo che sua figlia ha fatto il suo primo viaggio da Vientiane alla fattoria. "Quando mia figlia è venuta a trovarmi mi ha trovato molto cambiato – magro e con la barba incolta", dice. "Ha pianto e ha detto che sarebbe rimasta con me. Era così sorpresa perché stavo vivendo in un modo così diverso confronto a Vientiane." Apprezzando l'offerta di una mano in più, Thanongsi ha tirato dritto con il suo nuovo e diverso stile di vita.

Risoluto a riportare in vita la tessitura della seta nell'area, Thanongsi ha iniziato a distribuire metà dei bozzoli di seta grezza filata dai suoi bachi alle donne del luogo dando loro una percentuale di quale somma la seta che avevano filato avesse fruttato al mercato. Intanto usava il resto della seta grezza per insegnare la stessa cosa ad altri e per fare esperimenti alla ricerca di tecniche migliori. "All'inizio non era gran che né nella qualità che nella quantità", dice. "Ma eravano felici di saperlo fare da soli." Oltre ad essere profittevole per Thanongsi, questo lavoro procurava alle donne una fonte di guadagno mentre si occupavano dei bambini. Notevole, come mercato biologico.

Dopo numerosi anni gli sforzi di Thanongsi hanno cominciato a dare i loro frutti e i suoi affari hanno cominciato a crescere rapidamente. Sorprendentemente ciò è dovuto in gran parte agli occidentali o "falang", come sono chiamati in Laos. Nel 1999 Thanongsi è diventato membro dell'organizzazione Opportunità nell'agricoltura biologica nel mondo (WWOOF) ed ha cominciato ad ospitare gli occidentali nella sua fattoria.
Il WWOOF è un'associazione internazionale dedicata al mettere in contatto i volontari che vogliono dare una mano agli agricoltori biologici. È così arrivato ad ospitare fino a venticinque ospiti itineranti che aiutavano in cucina, zappavano nei campi, gli davano idee utili al commercio e attiravano l'attenzione di una vasta platea. "Prima nessuno s'interessava di quello che facevo. Quando sono diventato membro del WWOOF persino il governo ha cominciato ad interessarsi", dice. "Gl'interessava soprattutto di sapere perché i falang venivano a lavorare alla fattoria – di solito limitano il loro soggiorno a Vang Vieng. La fattoria è diventata piuttosto famosa."

Cartello caffetteria
Creativià cercasi: questo cartello, dipinto elegantemente a mano, dà il benvenuto agli ospiti della fattoria Phoudindaeng.

Nonostante il governo gli abbia chiesto di aprire una foresteria per gli ospiti e di pagare le tasse per il soggiorno degli stranieri, l'attenzione ha giovato ai suoi affari e Thanongsi ha beneficiato dell'aiuto degli occidentali. In più la trasformazione del piccolo villaggio di Vang Vieng in un'attrazione turistica ha fornito un mercato locale per i prodotti biologici. Thanongsi ha approfittato di ciò inaugurando un ristorante sia nel villaggio che nella sua fattoria. I suoi orti forniscono i ristoranti di cibo biologico fresco ed ha cominciato a preparare di tutto dalle frittelle al vino di gelso, vantando le loro proprietà salutari. Thanongsi ha anche costruito un'essiccatoio solare per seccare le banane e le carambole ed ha iniziato a usare molte delle sue foglie di gelso per fare il té.

Con i piedi per terra

Ma il successo di Thanongsi non ha cambiato gli scopi per i quali aveva iniziato il tutto. "Il mio proposito non è solo quello di fare soldi ma di mostrare alla gente che il biologico è meglio del chimico – i campi sono verdi e le foglie sono molto pulite", dice. "Spero di poter fornire un punto di riferimento per gli agricoltori dell'area."

Thanongsi usa il venti percento dei suoi guadagni per insegnare alla gente i metodi dell'agricoltura biologica, per distribuire virgulti di gelso a molti agricoltori locali e per permettere a chiunque sia interessato ad apprendere i suoi metodi di rimanere alla sua fattoria gratuitamente. Stima di aver ospitato venticinque persone questo mese, inclusi pubblici ufficiali del governo, agricoltori a tempo perso e ONG (Organizzazioni non governative) a tenere seminari. Spera di riuscire alla fine di creare un villaggio capace di sostentarsi autonomamente e uno stile di vita sostenibile che vivano più a lungo di lui. "Non voglio che la fattoria muoia", dice. "Voglio che continui, che si sviluppi, che appartenga al villaggio, alla comunità."
Infatti il mercato dei suoi prodotti, specialmente delle foglie di gelso, è ancora lungi dall'essere esaurito. "Ieri una donna di Singapore ha detto che voleva comprare una tonnellata di foglie di gelso al mese. Le ho detto che forse in due anni. Forse potrò convincere altri a coltivarne perché le pagherebbe molto bene." Questo té è diventato molto richiesto dai turisti e anche dagli ufficiali pubblici del governo ed è meno laborioso della seta da produrre.
Sua moglie, alla fine, si è fatta convincere a tentare il nuovo stile di vita di Thanongsi e si è trasferita a vivere con lui alla fattoria. "Per cinque anni sono stato qui da solo", dice mentre sul suo viso si apre un sorriso. "Sono finalmente riuscito a convincerla e adesso lavora nella filatura e non pensa a Vientiane." Forse si è lasciata persuadere dalla sua trasformazione da un agricoltore magro e selvatico in un pioniere di successo nell'agricoltura rigenerativa. Oppure è stata forse la magia che dà una nuova possibilità di vita in una terra trasformata da una radura deforestata d'abbandono in un paradiso all'ombra dei gelsi sulla sponda del fiume.

Ultima modifica: 20 agosto 2007.

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